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giovedì 22 agosto 2019

Ancora attacchi a Papa Francesco...


Ancora attacchi a Papa Francesco...

Papa Francesco, veleni in Vaticano. 
«Dagli Usa un complotto per farlo dimettere»


L'estate più calda degli ultimi secoli per via del riscaldamento climatico il Papa l'ha mitigata grazie alla temperatura costante dell'aria condizionata. Francesco è rimasto chiuso a Santa Marta dove si è portato avanti con il lavoro in sospeso, preparandosi all'imminente viaggio africano ma senza tralasciare di aggiornarsi sui focolai di tensione che, qui e là, puntano a fiaccare il suo pontificato e a metterlo in difficoltà alimentando divisioni e sottoponendolo a continui stress.

Da qualche giorno è in vendita nelle librerie francesi un saggio scritto dal giornalista Nicolas Senéze, del quotidiano cattolico La Croix, il cui titolo riassume tre anni di trincea: «Come l'America vuole cambiare Papa» (Edition Bayard). Una cronaca che inizia con gli attacchi frontali a Bergoglio esattamente un anno fa, alla fine di agosto, quando si trovava in Irlanda. L'ex nunzio a Washington, Carlo Maria Viganò, con una lettera ad alcuni blog di stampo conservatore apriva ufficialmente la guerra al pontificato, mettendone in luce incoerenze e tatticismi, e chiedendogli risposte su alcune vicende interne alla Chiesa in merito alla gestione del dossier pedofilia.

GLI ATTACCHI
Viganò domandava apertamente le dimissioni del Papa. I bombardamenti sono continuati sempre più pesanti e, man mano che passavano i mesi, mostravano di avere una matrice comune a diversi centri di potere, collegabili a Steve Bannon, l'ideologo al quale si era affidato anche il presidente Trump. Ma la variegata geografia del fronte anti Bergoglio si è svelata meglio successivamente mostrando addentellati nell'entourage del presidente brasiliano Bolsonaro fino a lambire, in Italia, la rete sovranista di Matteo Salvini.

I confini non sempre definiti e identificabili ad una prima lettura, fanno salire il livello di preoccupazione in Vaticano. Qualche mese fa il cardinale tedesco Kasper, commentando le bordate contro il pontefice, dava una lettura semplice mettendo a nudo quello che nessuno fino a quel momento osava esplicitare: «Ci sono persone che semplicemente non amano questo pontificato. Vogliono che finisca il prima possibile per avere quindi, per così dire, un nuovo conclave. Vogliono anche che vada in loro favore, che abbia un risultato che si adatti alle loro idee». Kasper faceva capire che esiste un piano negli inner circle americani: gli oppositori di Francesco vorrebbero arrivare a un cambio di leadership. Naturalmente un ribaltone in Vaticano non è cosa semplice, nonostante l'ex nunzio abbia attaccato frontalmente il pontefice facendo leva sulla crisi degli abusi ignorando però che la maggior parte degli insabbiamenti ha radici lontane.

Per esempio, sotto il pontificato di San Giovanni Paolo II, in Vaticano, l'input che arrivava era di non denunciare il pedofilo alle autorità ma di sistemarlo senza sollevare scandali. Va detto che in questo momento i fronti aperti che squassano la Chiesa di Francesco non sono pochi, sia dentro che fuori le Mura Leonine. L'elenco è lungo. Al di là delle tradizionali dissidi interni alla curia (dove peraltro sono riprese a circolare le lettere dei corvi), affiorano le divisioni in Germania. L'episcopato tedesco (il più generoso dopo quello americano) è spaccato e tra qualche mese sarà chiamato a decidere su riforme tabù, come il celibato sacerdotale e l'apertura alle donne. All'esplosivo caso tedesco si aggiunge la crisi degli abusi negli Stati Uniti e quella in Cile; a questo segue la crisi che colpisce i vescovi francesi anch'essi sottoposti a verifiche sul tema delle violenze; poi il malcontento sotto traccia per le aperture al governo in Cina; infine, la delusione dei polacchi per la scarsa considerazione della memoria di Giovanni Paolo II finita in un angolo. Insomma, sulla scrivania di Francesco i problemi non cessano di accavallarsi.

Nicolas Seneze individua in due documenti l'origine di tanta ostilità nei confronti del pontefice da parte di diversi centri di potere esterni. La loro reazione va ricondotta alla esortazione apostolica Evangelii Gaudium (per la critica alla teoria della ricaduta favorevole del libero mercato secondo cui il profitto degli uni avrebbe benefiche ricadute su tutti. Per il Papa si tratta di una opinione mai confermata dai fatti, che esprime una fiducia «grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo, gli esclusi continuano ad aspettare»).

L'ENCICLICA
Dall'altra parte c'è l'enciclica Laudato Si' dedicata alla tutela ambientale, un testo che getta le basi per una rivoluzione dal basso e arrivare a un movimento planetario capace di scardinare gli stili di vita occidentali e fare spazio a una nuova coscienza sull'ambiente. Niente emissioni di C02, stop ai consumi degli idrocarburi, ripensare in chiave globale i comportamenti individuali anche al supermercato. Un testo del genere, da parte dell'unica figura morale di livello planetario, non poteva che impensierire seriamente tante lobby, a cominciare da quella dei petrolieri americani, alla quale si è presto unita la lobby della finanza e quella dell'agroindustria. Secondo la tesi, il redde rationem interno alla Chiesa potrebbe arrivare con il sinodo sull'Amazzonia. C'è chi già soffia sul fuoco. E alcuni cardinali di stampo conservatore hanno già fatto filtrare che altri strappi alla dottrina - stavolta sul celibato sacerdotale oppure sulle donne diacono - difficilmente si potrebbero sopportare.


«Il Papa è il Papa e guida la Chiesa in questo momento. Personalmente non sono a conoscenza di altro. E poi sono cose affiorate anche in altri periodi storici». Il cardinale Lorenzo Baldisseri, l'uomo che Francesco ha voluto a capo del Sinodo dei Vescovi (e che sta preparando l'assemblea dedicata al tema dell'Amazzonia) interviene per sminuire di importanza la lettura di chi vede nei continui attacchi a Papa Bergoglio un piano elaborato negli Usa per sfiancarlo e farlo dimettere. Baldisseri rispolvera la storia e alza le spalle, come dire che non c'è nulla di nuovo. Assicura di non avere letto niente a proposito.

È però praticamente sicuro che si tratti di un deja vu sul quale, in questo scorcio ferragostano, non vale la pena soffermarsi o prestarvi troppa importanza. Del resto la storia delle dimissioni papali risale al Medio Evo, anche se all'epoca i papi non si dimettevano liberamente ma vi erano costretti da concili, da correnti rivali della nobiltà romana, a volte persino da congiure ordite da potenze europee. Certo a quel tempo il papato si faceva notare più per il ruolo politico che per l'impegno pastorale, mentre oggi Papa Francesco si concentra soprattutto su quest'ultimo terreno.

IL MESSAGGIO
Ma se il cardinale Baldisseri allontana la vicenda senza indugiare probabilmente abituato dalla sua lunga carriera in diplomazia - il venezuelano padre Arturo Sosa il Preposito Generale della Compagnia di Gesù - un altro personaggio chiave del pontificato di Papa Francesco, sembra pensarla in diverso modo. Il messaggio che lancia dal Meeting di Rimini è piuttosto chiaro: «Francesco non ci pensa proprio alle dimissioni».

Alla kermesse cattolica in corso in Romagna Sosa si è presentato vestito di bianco. Lui, il Papa Nero come viene chiamato il capo dell'ordine fondato da Sant'Ignazio da Loyola ha tenuto una lunga relazione parlando dello sguardo innovativo apportato dal primo pontefice gesuita, decodificandone gesti e azioni, e rimarcando che in Francesco vi è un senso di responsabilità verso i poveri che soffrono che riporta all'obbedienza verso il Vangelo.

Poi però è andato dritto al nocciolo. Tanto per cominciare ha ammesso di conoscere bene le forze negative che si stanno muovendo per destabilizzare il pontificato.



Il 'papa nero' dei Gesuiti:
"C'è un piano per costringere Bergoglio alle dimissioni"

Arturo Sosa: "Dentro e fuori dalla Chiesa vogliono che il prossimo Pontefice non continui il cammino di Francesco". In Francia pubblicato il libro "Come l'America vuole cambiare Papa"



“Ci sono persone, dentro e fuori dalla Chiesa, che vorrebbero che Papa Francesco desse le dimissioni, ma il pontefice non lo farà”. La denuncia arriva dal capo dei gesuiti, Arturo Sosa. Il preposito generale della Compagnia del Gesù, al Meeting di Rimini, spiega all’AdnKronos quali sarebbero le ragioni di questo complotto contro Papa Bergoglio: “Credo che la strategia finale di questi settori non sia tanto ‘costringere’ Papa Francesco a dimettersi, quanto incidere sull’elezione del prossimo pontefice, creando le condizioni affinché il prossimo Papa non continui ad approfondire il cammino che Francesco ha invece indicato e intrapreso”.

Per il superiore dei Gesuiti, ”è invece essenziale che questo cammino continui, secondo la volontà della Chiesa espressa chiaramente nel Concilio Vaticano II, di cui Papa Francesco è figlio legittimo e diretto”.

Sosa non è il solo a parlare di questo presunto complotto ai danni del Papa. Come spiega Il Messaggero da qualche giorno in Francia è in vendita un saggio, scritto dal giornalista di La Croix Nicolas Senéze, il cui titolo è “Come l’America vuole cambiare Papa”. Il volume riassume gli attacchi degli ultimi tre anni contro Bergoglio.