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mercoledì 21 agosto 2019

Simboli religiosi usati in modo inadeguato anche al Senato ...

Simboli religiosi 
usati in modo inadeguato anche al Senato ...

Nel dibattito sulla fiducia al Presidente del Consiglio più volte sono stati citati e usati simboli religiosi. Una deriva, questa volta in un'aula parlamentare, che crea imbarazzo e che impone più di una riflessione.

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Crisi di governo: rosari, vangelo, cuore di Maria. 
La religione fa irruzione nel dibattito

Conte, Salvini, Renzi tirano in ballo a modo loro il sentimento cristiano. E la presidente Casellati è costretta a richiamare tutti all’ordine «laico»



«Dio ti vede, Stalin no» era lo slogan coniato per la Democrazia Cristiana da Giovanni Guareschi durante la campagna elettorale del 1948. Da allora, mai come oggi la religione ha fatto irruzione in un dibattito politico. Crocifissi, rosari, immacolato cuore di Maria, citazioni di papi e vangeli: i simboli della fede sono risuonate più volte nell’aula di Palazzo Madama, tempio laico della democrazia di uno stato laico.

Il primo a tirare in ballo l’Altissimo è stato il presidente del consiglio Conte: nella sua reprimenda contro Salvini il premier non ha tralasciato di sottolineare quanto il suo vice avesse fatto ricorso all’ostensione di rosari nelle piazze in cui teneva comizi, chiedendo che i simboli religiosi non entrassero nell’agone politico. In tutta risposta Salvini, che gli sedeva accanto, ha estratto di tasca un rosario e l’ha baciato.

Il gesto è stato replicato poco dopo dallo stesso Salvini, nel corso dell suo intervento: ha rivendicato il diritto a invocare la protezione sull’Italia «dell’immacolato cuore di Maria». Immediato e rumorosa la reazione dell’aula, tanto che la presidente dell’assemblea Elisabetta Casellati è dovuta intervenire invitando Salvini a non mostrare simboli religiosi in aula. Salvini, tuttavia, ha chiuso il suo intervento citando, sempre mentre l’aula rumoreggiava, Giovanni Paolo II.

Il sentimento religioso è tornato però a fare capolino durante l’intervento di Matteo Renzi: dai banchi del Pd l’ex premier e segretario dem ha detto di condividere con il rivale Salvini la fede cristiana e ha fatto ricorso a una citazione del Vangelo secondo Matteo («ovviamente...»): «Ero straniero e mi avete accolto, avevo fame e mi avete dato da mangiare...», citazione che ha accompagnato la richiesta di fare sbarcare subito i migranti bloccati sulla open Arms.

La commistione tra religione e politica ritorna anche nell’intervento del senatore del M5S Nicola Morra: anche l’esponente pentastellato, nonché presidente della commissione antimafia, critica il Salvini che sventola rosari in pubblico e in particolare fa riferimento al fatto che in alcune terre del Sud, questo è un simbolo non solo religioso ma anche mafioso.


Rosari esibiti e baciati, citazioni di Giovanni Paolo II e consigli per la lettura del Vangelo. Di Matteo, ovviamente. Dal Matteo ex premier a quello ormai quasi ex ministro dell’Interno e vicepremier. La cronaca della formalizzazione della crisi di governo registra anche questo ennesimo uso improprio dei simboli religiosi, ridotti a meri oggetti, quasi dei portafortuna. Non è una novità, dato che Salvini vi aveva ampiamente e platealmente fatto ricorso durante la campagna elettorale per le europee.

Ma ieri c’è stato un ulteriore salto di "qualità", perché il tutto si è svolto nell’aula del Senato (ed è probabilmente una prima volta), dove l’uso di quei simboli è vietato dal regolamento, come ha fatto notare il presidente, Maria Elisabetta Alberti Casellati, stigmatizzando prontamente lo "sgarbo istituzionale" del leader leghista. E dove il comportamento di Salvini ha dato la stura a un dibattito nel dibattito, che ha alternato toni seri, sfottò francamente censurabili ed evidenti esagerazioni come quella del presidente della commissione antimafia, Nicola Morra (M5s) che equipara di fatto l’ostentazione del Rosario e il votarsi alla Madonna a mandare messaggi alla ’ndrangheta.

Il tutto è stato originato da un passaggio del premier Giuseppe Conte che ha rimproverato proprio a Salvini la sua disinvolta condotta rispetto agli oggetti sacri. ...


Nel dibattito in Senato sulla fiducia a Conte, più volte sono stati citati e usati simboli religiosi. Il commento del gesuita e politologo padre Francesco Occhetta

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