Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Gv 4,5-42
Dopo l'incontro notturno con Nicodemo (3,1-21) e quello col Battista (3,22-36), l'evangelista ci presenta l'incontro con la Samaritana. Mentre Nicodemo e Giovanni sono figura dell'Israele che crede e attende, la samaritana simboleggia i gentili pagani, tutti quanti però accomunati dall'identica ricerca di un'acqua che li soddisfi. "La domanda che Gesù le rivolge, alla samaritana pare strana e suona come l'avance di uno che vuole corteggiarla. Ha ben compreso: è proprio l'inizio di un corteggiamento"(cit.). L'episodio rappresenta un "unicum" in tutti i Vangeli, dove Gesù sembra rivestirsi dei panni di moralista, di indagatore della vita privata della malcapitata donna. L'evangelista non vuole farci una lezione di morale ma di teologia, non intende processare la licenziosa vita di una donna inquieta ma condurla a riconoscersi idolatra. Il racconto è un dialogo tra la Parola e la Comunità raffigurata dalla donna, non fa riferimento alla sua vita privata ma al suo rapporto con Dio. Il brano si comprende meglio se viene letto alla luce dell'esperienza d'amore del profeta Osea che, partendo dalla sua disastrosa realtà matrimoniale, utilizzò per primo l'immagine nuziale per indicare la relazione d'amore tra Dio, lo sposo, e il popolo, la sposa (Os 2,2ss). Gesù che è lo Sposo, così come fa Osea, si mette alla ricerca della sposa adultera per ricondurla a Dio nell'offerta di sé, sola fonte d'acqua viva, per comunicarle la sua stessa capacità di amare. L'adulterio, simbolo dell'idolatria, della samaritana consisteva nell'avere abbandonato il Dio di Israele per servire altre cinque divinità adorate nella regione (baal = signore/marito), per le quali i samaritani avevano eretto cinque templi
su altrettante colline (cf. 2Re17,24-41). Questa la ragione per la quale i samaritani erano odiati dagli ebrei, e bene si comprende la meraviglia della donna alla richiesta di Gesù, poiché un giudeo sarebbe morto di sete piuttosto che chiedere da bere ad una samaritana. Gesù invece le si fa prossimo e le offre il suo amore, un amore più grande di quelli che ha conosciuto, un amore gratuito, che non può essere meritato ma gratuitamente accolto come l'acqua che sgorga da una sorgente, puro dono del Padre. Alla donna che domanda dove bisogna rendere culto, Gesù risponde che è il Padre che si dona agli uomini, che Dio non vuole essere servito ma è Lui che si fa servo degli uomini. Unico culto gradito è quello di un amore simile al Suo, un amore tanto grande che non si lascia condizionare dalla risposta dell'uomo. "La Chiesa, come la donna di Samaria, trova in Gesù lo Sposo che la riscatta dai suoi fallimenti e le dona il suo Spirito di Figlio, perché possa amare il Padre e i fratelli".