I viaggi missionari di Paolo.
Apertura al mondo e alle culture: At 16,1-19,20
a cura di P. Gregorio Battaglia
(VIDEO INTEGRALE)
MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2017
promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto
22.02.2017
...
3. Paolo ad
Atene: quale rapporto tra Vangelo e cultura?
17,16: «Paolo, mentre li attendeva ad Atene,
fremeva dentro di sé al vedere la città piena di idoli». Paolo è stato
accompagnato in fretta e furia ad Atene, mentre Sila e Timoteo sono rimasti a
Berea. In questa attesa, ma anche in questa solitudine egli ha modo di
guardarsi attorno e di cogliere di questa grande città, roccaforte della
cultura, questo aspetto idolatrico, che la contraddistingue. Nell’animo di
Paolo si agitano certamente una pluralità di sentimenti: c’è curiosità, ma c’è
anche un fuoco di sdegno per come gli appare questa città.
Come era solito fare in altre
circostanze, egli prende contatto con i Giudei presenti in città e con la loro
sinagoga, dove non manca di annunciare che la promessa del Messia si è
realizzata in Gesù di Nazareth, messo a morte e che Dio ha risuscitato. Allo
stesso tempo è tutto proteso a dialogare nella piazza (agorà) con qualsiasi persona che incontra e, dice il testo, che «certi
filosofi epicurei e stoici discutevano con lui». L’impressione che Paolo
suscita in queste persone non è molto lusinghiera, tanto che lo definiscono un
“ciarlatano”, “un seminatore di chiacchere”, ma tutto questo non impedisce loro
di invitarlo all’Aeropago per chiarire meglio le novità che egli porta.
In questa permanenza ad Atene
Paolo non si è limitato a dialogare all’interno della sinagoga, ma ha accettato
di misurarsi con la piazza, che di per sé non ha un’identità propria, perché è
aperta a tutte le presenze. E adesso si ritrova nel cuore stesso della cultura
a dialogare con le scuole filosofiche più in vista. Il grande interrogativo che
si pone per Paolo è proprio quello di verificare se un dialogo sia realmente
possibile, ma Luca ci mette già sull’avviso, dicendoci che tutto questo non è
possibile, perché «tutti gli Ateniesi e
gli stranieri là residenti non avevano passatempo più gradito che parlare o
ascoltare le ultime novità» (At 17,21).
Il dialogo, in questo caso,
sembra davvero impossibile, perché vengono meno i presupposti, che lo rendono
efficace. In questa piazza la “parola”
perde la sua forza di comunicazione di vita, di senso, per divenire un semplice
gioco di suoni o, nel peggiore dei casi, un uso strumentale di essa per
catturare l’altro e asservirlo ai propri fini. Là dove la cultura non ricerca e
non risponde a problemi reali e profondi, il Vangelo rimane sigillato.
Intanto Paolo accetta di
misurarsi con questi sapienti e con le scuole, che essi rappresentano. Nel suo
discorso, rivolto all’Aeropago, Paolo prende come spunto di avvio per
l’annuncio della sua proposta di vita l’aver notato in città un altare dedicato
al “Dio ignoto”. Di questo Dio egli
intende parlare, di quel Dio che ha fatto i cieli e la terra e che non è
riducibile alle misure umane. E così dopo aver denunciato la via sbagliata
dell’idolatria, che è un tutt’uno con la via dell’ignoranza, Paolo vuole
suggerire la via giusta della ricerca di Dio, quella storica e antropologica
fino ad arrivare all’annuncio esplicito dell’uomo accreditato da Dio e che con
la sua resurrezione risponde alle attese degli uomini.
L’annuncio cristiano nel
discorso dell’Aeropago è concentrato nella resurrezione dell’uomo Gesù, che non
viene nominato e che Dio ha costituito giudice del mondo e della storia. E’
l’annuncio della gratuita iniziativa di Dio, che con la sovrabbondanza del suo
amore dà senso a tutte le ricerche umane, ma che a sua volta non è riducibile
né alla cultura, né alla religiosità.
Paolo ha cercato di fare del suo
meglio per presentare un discorso ben articolato, che potesse far breccia nel
cuore di questi cultori della parola. Il risultato è quanto mai deludente.
Paolo deve constatare che l’Evangelo alla fine non ti fornisce nessun appiglio
particolarmente convincente, anzi all’opposto, ti riduce in stato di vera
povertà. Ed è proprio questo sentimento di inadeguatezza e di povertà, che
conduce Paolo a prendere consapevolezza che l’autenticità del Vangelo non
consente a nessuno di poter strumentalizzare il linguaggio, le opinioni, i
mezzi di comunicazione, perché non conduce da nessuna parte.
...
GUARDA IL VIDEO
Guarda anche gli incontri dei MERCOLEDÌ' precedenti già pubblicati:
- La Chiesa di Antiochia e l’inizio della missione ai pagani di Paolo e Barnaba: At 13-14 a cura di P. Gregorio Battaglia (VIDEO INTEGRALE)
- "L’apertura di Pietro all’evangelizzazione dei pagani: At 10-11" di P. Aurelio Antista, carmelitano (VIDEO INTEGRALE)
- La “Conversione di Saulo” di Caravaggio a cura di fr Egidio Palumbo, carmelitano (VIDEO INTEGRALE)
- "Sulla via di Damasco. La vocazione di Paolo e la svolta della sua vita: At 7,95-9,31" di fr. Egidio