Sul confine e oltre/7
Il sacro strumento compra tutto.
Ma fino a quando?
di Luigino Bruni
«In un mondo dove con la moneta si compra tutto, la moneta diventa tutto»
Giacomo Becattini, Da una conversazione privata
Fin dall’aurora delle civiltà, il denaro ha avuto la tendenza invincibile a entrare nel territorio del sacro. I custodi del sacro hanno cercato di contenere il denaro dentro i suoi argini, ma in alcuni momenti della storia la moneta e il sacro sono diventati alleati, e hanno dato vita a culti idolatrici e a molte varianti di "mercati delle indulgenze". Nel nostro tempo l’esondazione della moneta ha generato un culto economico molto più radicale e pervasivo di quello delle età precedenti. Ma questa nuova patologia religiosa non sta generando anticorpi e riformatori capaci di capire la gravità di questo nuovo mercato globale, e reagire con efficacia.
La distinzione-separazione tra sacro e profano è un asse fondamentale delle religioni e delle culture, anche se le esperienze che i popoli hanno fatto e fanno del sacro e del profano sono molto diverse tra di loro, e occupano l’intero spettro che va dal sacro che attrae e seduce fino al sacro che terrorizza perché tremendo. L’umanesimo biblico conosce questa stessa separazione, ma è anche attraversato da un grande e continuo tentativo di spezzare la soglia che separa sacro e profano, città e tempio. La sua anima profetica e sapienziale è stata, infatti, una lunga e tenace pedagogia per insegnarci che il "luogo di Dio" non era né la tenda né il tempio, ma la terra. Tutto il mondo è sacro perché creazione, e quindi tutto il mondo è profano, perché Elohim è presente sulla terra senza diventare la terra né le sue cose. Per questo, al culmine della rivelazione biblica, leggiamo che nella nuova Gerusalemme «non vidi in essa più alcun tempio» (Apocalisse 2,22-27).
La separazione sacro-profano era (ed è) soprattutto un sistema di controllo sociale, di creazione e di rafforzamento delle gerarchie e delle caste. La prima e originaria distinzione sacro-profano generava, infatti, l’altra separazione altrettanto radicale puro-impuro. Gli impuri non avevano accesso al sacro, il luogo della purità, che era tale se e in quanto non-contaminato dall’impurità. Nel mondo delle religioni è stato sempre difficile aiutare e riscattare veramente i poveri perché, essendo in genere impuri, non potevano essere toccati dai puri.
Anche lo sviluppo dell’economia e quindi della moneta è profondamente legato a questa radicale distinzione del e nel mondo. Al centro delle economie monetarie troviamo, però, un elemento che nel tempo si è rilevato decisivo per le sorti dell’Europa, del mondo, del capitalismo: la moneta è esente dalle leggi della purità/impurità. Diversamente da oggetti, animali, persone, materiali organici, la moneta non diventa impura quando viene toccata da persone o cose impure – sono rare le esperienze di lebbrosari e di villaggi di lebbrosi nei quali circolava soltanto una moneta speciale che non poteva uscire al di fuori di quei confini rigidamente disegnati e gestiti dai "puri".
Questa speciale immunità del denaro è tanto significativa quanto poco esplorata. A differenza di tutte le altre cose che diventano impure se toccate da un essere o da un oggetto impuro, la moneta a contatto con l’impurità non diventa impura. Il primo "strumento" che i cambiavalute medioevali utilizzavano per testare la non falsità delle monete erano i denti: venivano morse negli angoli, e la prima abilità di quei proto-banchieri iniziava dalla sensibilità dentale. Una moneta talmente pura da poterla introdurre in bocca. Pecunia non olet (la moneta non puzza), esprime anche questa antica immunità e non-contaminazione del denaro, che ritroviamo in varie forme in tutte le civiltà. Al tempo stesso, però, anche per l’influenza decisiva del cristianesimo, nel Medioevo il denaro era anche "lo sterco del demonio", che in quanto tale puzza, eccome. Puzza, ma il suo contatto non contamina. È l’unico sterco che non rende impuri. Non stupisce, allora, che nell’Europa cristiana fossero soprattutto gli ebrei, confinati nei loro ghetti, a gestire il denaro, e che nell’India tradizionale fossero prevalentemente i paria a svolgere le funzioni bancarie. Gli scartati, perché considerati portatori di una qualche impurità, che toccando le monete le trasformano nell’unica "cosa" che può circolare tra tutti senza contaminare nessuno - due "negativi" moltiplicati tra di loro che diventano magicamente un "positivo".
Questa speciale protezione dall’impurità ha così consentito alle monete di essere scambiate ovunque e con chiunque: tra cristiani, ebrei, musulmani, fedeli e infedeli, persino con popoli che quelle religioni consideravano idolatri. Non avremmo avuto lo sviluppo dei commerci nel Medioevo e poi la nascita del capitalismo globale senza questo statuto speciale di immunità e di esenzione del denaro.
Questo lasciapassare speciale di cui godevano le monete, valeva anche per entrare nel regno dei morti. È antichissima e diffusa la tradizione di mettere monete sul corpo, sugli occhi, sulla bocca dei defunti. I sacerdoti egizi si rifiutavano di trasportare lungo il Nilo i morti che non avevano saldato i debiti prima di morire. E così, per estensione, si mettevano monete nelle tombe per il pagamento del pedaggio a Caronte, o per saldare ipotetiche colpe-debiti non ancora pagati all’arrivo nel regno dei morti. In questa creativa "partita doppia" tra cielo e terra, la moneta diventava il mezzo per cancellare nell’aldilà colpe maturate nell’al di qua. È molto emblematico questo pagamento dell’obolo per l’attraversamento dell’ultima soglia. La moneta che diventa l’oggetto sulla terra più simile agli dèi e l’oggetto più profano, la cosa che puzza di meno e quella che puzza di più, ma non sottoposto alle prime leggi religiose dell’impurità, che quindi può essere toccata da tutti senza nessuna conseguenza.
Così, quando sulla fine del Medioevo a qualche possessore di moneta venne in mente di usare il denaro per pagare qualcun altro per adempiere una propria promessa o un voto (crociate, pellegrinaggi), di pagare poveri perché pregassero e facessero penitenze per loro conto, o addirittura di comprare con il denaro anche lo sconto di anni di purgatorio o un pezzo di paradiso, non si fece nulla di veramente innovativo perché le monete avevano sempre avuto anche una natura e un potere sovrannaturali. Nel mondo biblico e nei Vangeli la moneta "impura" occupa un ruolo importante. Ma l’impurità delle monete era legata alla presenza su di esse di immagini di re, animali o in ogni caso idolatriche. Anche se non senza fatica e disagio, gli ebrei però maneggiavano e toccano le monete che apparivano loro impure. C’era un solo luogo nel quale quelle monete non potevano entrare: il tempio. Al suo interno erano ammesse solo monete senza immagini idolatriche, e quelle monete pure erano il linguaggio con cui comunicare con YHWH attraverso i sacrifici e le offerte.
Il "disincanto del mondo" e la desacralizzazione della terra sono il risultato anche, e in certo senso soprattutto, del lasciapassare che la moneta ha ottenuto in tutte le soglie visibili e invisibili.
Se poi guardiamo bene, scopriamo altri aspetti interessanti nascosti sotto l’immunità della moneta. L’esenzione della moneta dalle regole di purità/impurità non ha né eliminato né ridotto i sistemi castali nel mondo, ma li ha rafforzati, ne ha creati di nuovi, li ha esasperati. Innanzitutto, anche nel rapporto con la moneta gli impuri sono sempre esistiti e continuano a esistere. Erano e sono coloro che non sono nelle condizioni di possedere la moneta, coloro che non la toccano. Per un altro paradosso dell’economia, l’impurità delle società monetarie nasce da un non-contatto: è impuro chi non può toccare la moneta. Impuro perché povero, escluso, scartato dai paradisi dei ricchi e dei capienti, dal club del mercato. Ieri e oggi.
Ma c’è ancora qualcosa di più radicale e quindi poco visibile a occhio nudo. Nell’antichità, la moneta che passava tra le varie classi sociali e le oltrepassava, consentiva che i ricchi e i bramini potessero utilizzare i servizi dei lavoratori manuali e dei poveri senza doverli "toccare", senza il bisogno di entrare in un rapporto personale con essi. Pagando qualcosa, in genere molto poco, i detentori del potere dato dalla moneta riuscivano e riescono a usufruire di braccia e di mani senza toccarle. Con lo sviluppo dell’economia di mercato e poi del capitalismo finanziario, la moneta è così diventata il grande mediatore del nostro tempo, lo strumento che ci consente di vivere vicini senza toccarci per non contaminarci, per non farci ferire dalla diversità. Con la smaterializzazione del denaro che, grazie alla tecnica, sta conoscendo la nostra epoca, si è amplificata la natura "spirituale" del denaro, che, come gli dèi più evoluti, non si vede ma opera, agisce, salva, condanna. La moneta elettronica invisibile media sempre più i nostri rapporti reciprocamente immuni, con la novità che non è più necessario toccare neanche la moneta, divenuta magicamente un "mediatore nulla". Non vediamo più i paria che toccando la moneta la purificano con la loro impurità, ma nel sottosuolo del nostro capitalismo tanti continuano a lavare denaro sporco: nuovi fuoricasta, la stessa antica funzione.
C’è, infine, un’ulteriore, decisiva, novità della nostra civiltà della moneta invisibile e onnipotente se confrontata con quelle passate. Fino a tempi recenti, le cose acquistabili con la moneta erano tutto sommato poche e quasi mai decisive. Con essa non si potevano acquistare i beni più importanti della vita, ma solo una piccola parte di salute, una piccola parte di stima, una parte (meno piccola) di comfort e di cura. Per millenni le monete compravano poco, certamente non tutto, e soprattutto erano poche e per pochi. La natura sacrale e misterica della moneta dipendeva anche dalla sua scarsità e quindi dall’ignoranza e incompetenza che sperimentava la grande maggioranza delle persone che entravano in contatto con essa – simili a quelle che oggi sperimenta la stragrande maggioranza delle persone nei confronti della nuova finanza.
Oggi con la moneta invece si compra molto, si vorrebbe comprare quasi tutto, ci stanno convincendo che si possa e si debba comprare tutto: dalla salute alla giovinezza, dalla giustizia alla bellezza. Ecco allora ritornare un nuovo e globale "mercato delle indulgenze", dove con il denaro si promettono e si comprano paradiso e purgatorio, dove i ricchi dai poveri comprano tempo, servizi, cura, vita. Non si paga più un povero perché preghi per noi o vada al nostro posto alle crociate o a Santiago di Compostela, ma perché ci venda un rene, ci generi un bambino, o ci aiuti a morire.
La moneta continua a voler comprare il paradiso. E noi glielo consentiamo, anche perché ci siamo dimenticati di come era quello vero.
(fonte: Avvenire)