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martedì 12 luglio 2016

L’anima triste degli incentivi di Luigino Bruni

Rigenerazioni/2 - 
Nessuna impresa può addomesticare
la forza morale delle persone 



L’anima triste degli incentivi
di Luigino Bruni





"Non ottiene il frutto della virtù chi la virtù vuol mungere"
Mahabharata, Libro sacro Indù


Le organizzazioni non possono disporre delle virtù più importanti di cui hanno bisogno. Sono sagge quelle che accettano lo ‘scarto’ tra le virtù desiderate e quelle che riescono ad ottenere dai loro lavoratori, e che quindi imparano a convivere con l’inevitabile indigenza delle qualità umane fondamentali al loro funzionamento e alla loro crescita, senza cercare di sostituirle con cose più semplici. La prima saggezza di ogni istituzione consiste nel riconoscere di non avere il controllo sull’anima dei loro membri – ogni virtù è prima di tutto una questione d’anima. Quando questa consapevolezza manca o viene negata, le imprese e le organizzazioni non si fermano sulla soglia del mistero del lavoratore-persona e fanno di tutto per colmare lo ‘scarto’, finendo così per perdere la parte migliore dei loro lavoratori. L’impressionante crollo di questa forma di sapienza istituzionale è una delle povertà più gravi del nostro tempo, anche perché si presenta come una forma di ricchezza, e quindi non viene combattuta ma alimentata. Lo scarto tra le virtù richieste ai loro membri e quelle disponibili ha accompagnato da sempre la vita associata, soprattutto in Occidente. Tutte le buone istituzioni sono state mendicanti di virtù. I monasteri, i governi, persino gli eserciti avevano un bisogno essenziale delle virtù più alte delle persone, ma sapevano che queste non potevano essere ottenute con il comando o con la forza: potevano solo accoglierle come dono libero dell’anima degli uomini e delle donne. La novità oggi sta nell’eclisse totale di questa antica saggia consapevolezza, soprattutto nel mondo delle grandi imprese, sempre più convinte di aver finalmente inventato strumenti e tecniche per ottenere dai loro lavoratori tutte le virtù di cui necessitano - tutta la mente, tutte le forze, tutto il cuore - senza bisogno né della forza morale né, tantomeno, del dono. E così finiscono per ritrovarsi con pseudovirtù.
Questa distruzione di massa delle virtù ha molto a che fare con l’ideologia dell’incentivo.
...
L’ideologia degli incentivi, eliminando gli spazi incontrollabili di libertà e di fiducia, riduce le piccole vulnerabilità ma aumenta tremendamente le grandi vulnerabilità delle imprese, che si trovano prive di quegli anticorpi etici essenziali per sopravvivere nelle malattie serie. Gli esseri umani sono molto più complicati, complessi, ricchi e misteriosi di quanto le istituzioni e le imprese credano. A volte siamo peggiori, molte volte migliori, sempre diversi. Ci ritroviamo dentro sentimenti ed emozioni che non ci consentono di essere efficienti come dovremmo. Disperdiamo infinite risorse in richieste di riconoscimento e di stima che sappiamo non saranno mai soddisfatte dalle risposte che otteniamo. Attraversiamo prove fisiche e spirituali, viviamo shock emotivi, affettivi, relazionali. Ma siamo anche capaci di azioni molto più degne e alte di quelle richieste dai contratti e dalle regole. E restiamo vivi e creativi finché i luoghi del vivere non ci spengono la luce del cuore riducendoci a loro immagine e somiglianza, cancellando quell’eccedenza d’anima dove abita la salvezza nostra e quella delle nostre imprese.

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L’anima triste degli incentivi   (PDF)


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