Ma quanto tempo passano su internet le suore, più o meno di clausura? O, al contrario, perché attira tanto i media, e gli stessi social, l’idea che papa Francesco vieti alle consacrate che vivono nei conventi di frequentare facebook? In effetti i social ricorrono in quasi tutti i titoli dedicati alla nuova costituzione apostolica promulgata ieri da papa Bergoglio, la Vultum Dei Quaerere – la ricerca del volto di Dio, dedicata alla vita contemplativa femminile.
In verità il testo non nomina i social, né tantomeno l’invenzione di Mark Zuckeberg. Mi chiedo se in realtà non si potrebbe leggervi il contrario. Che il Papa autorizza le suore a frequentare la «cultura digitale», come viene definita. Esortando a un «prudente discernimento», parola chiave del magistero di questo Pontefice. Perché questa cultura «influisce in modo decisivo nella formazione del pensiero e nel modo di rapportarsi con il mondo e, particolarmente, con le persone. Questo clima culturale non lascia immuni le comunità contemplative. Certamente questi mezzi possono essere strumenti utili per la formazione e la comunicazione». Posto che non deve diventare strumento di «dissipazione», mi sembrerebbe più interessante considerare che per la formazione delle contemplative non si esclude che possano frequentare internet.
Del resto, tutta l’impostazione della Costituzione punta a inserire le donne consacrate nel vasto mondo, non a tagliarle fuori. Nel solco della tradizione dei grandi conventi, delle grandi contemplative, sempre ben informate e presenti nel mondo da cui sceglievano di allontanarsi. Punto di riferimento, guida della comunità, come ricorda il Papa, e come avviene tuttora. L’obiettivo è eliminare vecchi stili, vecchie mentalità. Monasteri veramente isolati, che conducono una vita che non ha più nulla con la testimonianza, la ricerca, la preghiera. Il servizio alla comunità.
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La clausura non esclude mai il lavoro. E il silenzio. Ma per non perdere la bussola, e per poter accogliere chi proviene dal mondo in cerca di aiuto, come avviene tuttora, quel mondo occorre conoscerlo.
Insomma, niente suore addicted. Internet sì, con juicio.
Leggi tutto: Se Internet aiuta le suore a meditare
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«Visualizzato: ore 14.45». Per fortuna il messaggio sulla chat di Facebook ha la spunta. Madre Rosa Lupoli, nel silenzio del convento di clausura delle Cappuccine di Napoli, ha letto la richiesta di intervista. Aveva 24 anni, una laurea in Lettere e giocava a pallavolo quando decise di passare dal mare aperto di Ischia alle grate del Monastero delle Trentatré (che intanto sono diventate tredici). Adesso ne ha 51, è un autorevole riferimento spirituale e nel 2013 è stata tra le prime ad aprire una pagina facebook dalla quale polemizzò con Luciana Littizzetto che aveva ironizzato sull’abbraccio troppo «fisico» dato al Papa da alcune sue colleghe di clausura. Ora ha aperto anche un profilo personale ed è da lì che risponde.
Ha letto la nuova Costituzione apostolica?
«Sì, l’ho appena scaricata dal sito del Vaticano. L’aspettavamo perché tiene conto anche del nostro parere. Due anni fa, il Papa ha inviato un questionario a tutte le suore di clausura del mondo, in cui chiedeva il nostro pensiero su temi fondamentali. È la prima volta che siamo interpellate in 700 anni. Uno dei punti riguardava i social. Ma ci sono da dire due cose che aiutano a interpretare il suo messaggio».
Diciamole.
«La prima è che l’argomento è sistemato molto in fondo al documento, non ne ha la centralità. La seconda è il giorno che il Santo Padre ha scelto per la sua divulgazione, il 22 luglio, dedicato a Santa Maria Maddalena, ricorrenza che lui stesso ha trasformato da memoria a festa liturgica, equiparando questa figura a quella degli apostoli. Vuol dire che il Papa dà grande importanza all’azione evangelizzatrice delle donne».
Che passa anche per i social?
«Dobbiamo portare la forza della parola di Dio dove sono gli uomini. E oggi le loro solitudini si manifestano nell’agorà virtuale. Il contenuto del passo è chiaro: è un invito al prudente discernimento affinché quei mezzi siano al servizio della vita contemplativa. Esattamente quello che facciamo noi. Non dice di non usarli. Li ritiene utili, del resto anche Sua Santità ha un profilo twitter».
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Se la preghiera è un medium tra l’uomo e Dio, Facebook crea una triangolazione dello spirito?
«Confortare è il nostro mestiere. Lo facciamo alla grata, al telefono, su Facebook e su WhatsApp: una coppia di veneti mi aveva scritto di alcuni problemi familiari. Ho meditato per loro. Un giorno me li vedo dietro la grata: sono venuti a ringraziarci. Quando sei vicino a Dio si crea una forza di attrazione enorme all’esterno. In clausura ci fondiamo con nostro Signore. Questo è percepito e amplifica le richieste di sostegno».
WhatsApp? Lo usa?
«Molte persone che conosco non hanno Facebook, così durante la Quaresima ho creato un gruppo WhatsApp con circa 600 persone. Credevo che l’esperienza finisse lì. Invece ho avuto tante richieste di continuare, soprattutto dagli atei e dai buddhisti della chat».
Dopo la Costituzione apostolica sarà emanata una normativa. Teme possa esserci qualche limitazione?
«No, è giusto che ci siano regole, anche se, come diceva la mia maestra di noviziato, dopo il grande respiro teologico dei documenti del Papa, arriva l’imbuto delle norme. ...».