Un Papa da solo non cambierà la chiesa
di don Gennaro Matino
teologo e scrittore
Le scuse ai gay, Lutero da rileggere, i poveri del mondo, i vandalizzati di sempre a cui chiedere perdono. Papa Francesco è sicuramente l'uomo nuovo del nostro tempo, colui che ha saputo maggiormente raccogliere una sfida di vitale importanza, quella della comunicazione valoriale, parlando di valori condivisi all'uomo dei noi nostri giorni. Una sfida che ha riposizionato la Chiesa cattolica al centro del dibattito mondiale, ritornata così ad essere per tanti interessante. Molti hanno visto in questo nuovo atteggiamento del Papa l'inizio di una rivoluzione, forse insperata, ma a ben comprendere, al di là della celebrazione del nuovo tempo di Francesco, è necessario ribadire che non basta un papa per cambiare la Chiesa.
Francesco con il suo stile semplice e accogliente, con la sua parola diretta e franca, certamente ha inaugurato un nuovo stile di chiesa, ma un papa da solo, anche se dal forte carisma, non riuscirà a cambiarla. Indubbiamente il pontificato di Bergoglio si è aperto all'insegna della speranza, con il desiderio di tanti, credenti e non, di poter contare su una chiesa meno impastata di potere umano e più aperta al dialogo con la differenza del mondo.
E certo un risultato Francesco l'ha ottenuto da subito, quello di aver consentito alla Chiesa di Roma di uscire fuori dall'accerchiamento mediatico causato dai troppi scandali al suo interno e dalla corruzione di tanti suoi ministri, un accerchiamento che, insieme ad altre serie motivazioni, ha provocato le dimissioni di Papa Benedetto.
Francesco non riuscirà a cambiare la Chiesa da solo, se è vero che non ci è riuscito, se non in minima parte, il Concilio Vaticano II, la più grande assise del cattolicesimo del nostro tempo. Un profetico avvenimento che aveva riunito tutti i vescovi del mondo per far entrare aria nuova nelle stanze chiuse della Chiesa, l'annuncio di un radicale rinnovamento delle sue strutture fondate su una nuova visione di Chiesa vista come Popolo di Dio e non come appannaggio di potere di una gerarchia aggressiva e autoreferenziale. Il rinnovamento della Curia Romana come auspicata da Papa Francesco, il nuovo assetto dello IOR, la banca del Vaticano, l'idea di una Chiesa più aperta, certamente fanno di Francesco un papa che vuole andare nella direzione del Concilio, ma se qualcuno pensasse che con un minimo di restyling si possa garantire alla Chiesa cattolica il superamento dei sui guasti interni, di sicuro resterà deluso.
Il cambiamento se avverrà deve partire dal basso, dalle diocesi, dalle parrocchie, dalle chiese sotto casa, in ogni angolo del mondo, perché solo se funziona la parrocchia sotto casa funziona la chiesa. E questo cambiamento deve essere consentito da Roma che spesso ha impedito alle chiese locali qualsiasi forma di adattamento della fede al sentire della propria gente. La rivoluzione di Francesco inizierà il giorno in cui Roma diventerà sede prima, la più santa, ma non l'unica. Riuscirà Francesco a smantellare questa struttura resistente? La sua parola sarà capace di trapassare il muro di un potere incancrenito? Provarci, oltre le parole fragorose da popolare consenso, è la vera sfida, il vero banco di prova di una chiesa che vuole ragionare di futuro.
(Fonte: L'Huffington Post 30/06/2016)