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sabato 9 luglio 2016

Tony Blair mandò il Regno Unito in guerra in Iraq basandosi su rapporti dell'intelligence inaffidabili - Come si può fare una guerra in buona fede? don Renato Sacco



 Come si può fare una guerra

 in buona fede?

Tony Blair mandò il Regno Unito in guerra basandosi su rapporti dell'intelligence inaffidabili. Questo stabilisce il rapporto Chilcot, diffuso ieri dopo sette anni di lavoro della commissione che ha indagato sul conflitto iracheno. Secondo il quale Saddam Hussein non rappresentava una minaccia immediata e non è stato fatto tutto quanto si poteva per evitare un conflitto armato.




Leggi tutto:
Cos’è il rapporto Chilcot e cosa dice (in breve)
il Rapporto Chilcot (integrale)



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Il rapporto Chilcot: un errore l'entrata in guerra del Regno Unito in Iraq




La buona fede dell'ex primo ministro, però, non viene messa in discussione. 
E lui stesso tiene a ribadirlo.
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BLAIR: ERRORE IN BUONA FEDE


In buona fede?
don Renato Sacco 

Dopo 7 anni la commissione Chilcot arriva a dire che forse per la guerra in Iraq qualche problema c’è stato. Ma l’interessato, Blair, si scusa, come aveva già fatto Bush, e rivendica la propria ‘buona fede’.

Come si può fare una guerra in buona fede?

Come può un presidente o un primo ministro parlare di una scelta del genere, la guerra, fatta in buona fede?

La buona fede è un’altra cosa: è di chi compie un gesto che magari si rivela sbagliato, ma almeno lo ha fatto senza nessun tornaconto o interesse.

Di fronte a questa scelta di guerra dobbiamo chiederci: quali interessi c’erano in campo? Cosa c’era da guadagnare?

La vita degli iracheni non interessava allora e non interessa oggi.

Quanti sono stati i morti per la guerra in Iraq? Sappiamo il numero esatto dei morti inglesi, italiani, statunitensi, ma non degli iracheni.

Alla faccia della buona fede.

Domenica prossima leggeremo a Messa la parabola del buon Samaritano: Gesù ci indica come modello il Samaritano che si ferma, non il sacerdote e il levita che passano oltre.

Papa Francesco, qualche giorno fa, ha denunciato l'ipocrisia di chi parla di pace e alimenta la guerra: “Mentre il popolo soffre, incredibili quantità di denaro vengono spese per fornire le armi ai combattenti. E alcuni dei paesi fornitori di queste armi, sono anche fra quelli che parlano di pace. Come si può credere a chi con la mano destra ti accarezza e con la sinistra ti colpisce?”. 

Siamo tutti interpellati sulla nostra buona fede: giornalisti, politici.. ma anche ognuno di noi.

Il rischio di abituarci alla guerra, di credere che vendere armi sia un buon affare, l’esultanza per il progetto degli F-35, la convinzione che le banche siano fatte per guadagnare e non ci interessa sapere dove e come investono e sulla pelle di chi, l’indifferenza di fronte alle tragedie “lontane” è un rischio reale per ognuno di noi.

Ne va della nostra buona fede, quella vera

8 luglio 2016

Renato Sacco (coordinatore nazionale di Pax Christi)






Se Bush e Blair 
non fossero uno americano 
e l’altro inglese, 
ci sarebbe di sicuro 
qualche
Tribunale internazionale 
a occuparsi di loro.




"...Blair, proprio come Bush, quella guerra volle farla a tutti i costi, tanto da ignorare (dice il Rapporto) tutte le possibilità di percorrere strade alternative. La volle al punto da trasformarsi in una specie di galoppino della Casa Bianca di allora, assecondandola nei suoi progetti e contribuendo a costruire il castello di menzogne sulle (inesistenti) armi di distruzione di massa di Saddam Hussein che sarebbe culminato nella penosa scena di Colin Powell (allora segretario di Stato Usa) che all’Assemblea Generale dell’Onu sventolava borotalco spacciandolo per un micidiale agente chimico.
Ma il Rapporto Chilcot .. dice che Blair, quel Blair che perseguiva a tutti i costi la guerra, fu anche superficiale in modo criminale. Si accontentò di rapporti di intelligence sommari. Ignorò tutti gli argomenti di chi lo avvertiva che la guerra avrebbe potuto spalancare le porte al terrorismo islamista e destabilizzare l’intero Medio Oriente. Come primo ministro condusse male le operazioni belliche e ancor peggio il periodo post-bellico. Insomma, voleva la guerra ma non si premurava nemmeno di prepararsi agli eventi. Un disastro fatto di cinismo politico, arroganza personale, incompetenza e basse speculazioni. Un’avventura che costò alla Gran Bretagna la morte di circa 150 soldati. Tanti, ma un’inezia di fronte alle centinaia di migliaia di civili uccisi in Iraq dalle violenze scatenatesi dopo la guerra. Un colossale fallimento che da tredici anni costa a tutti noi paura, difficoltà, morti e un incredibile cumulo di denaro che potrebbe essere investito per costruire qualcosa, invece che per difendersi dall’Isis.

... Ma non solo: Blair si è arricchito con anni e anni di lucrosissime conferenze con cui, in giro per il mondo, ha spiegato come si fa la pace e si dialoga con il mondo islamico.
...

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IRAQ, IL FALLIMENTO TOTALE DEL POLITICO TONY BLAIR

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