Di fronte al male
di Giovanni Maria Vian
Sgomentano e colmano di dolore le notizie che si vanno moltiplicando dell’ultimo atroce attacco, rivendicato dal sedicente Stato islamico, a innocenti riuniti per pregare. Nella Francia settentrionale, nella parrocchia di un paese come tanti, un vecchio prete ottantaquattrenne, don Jacques Hamel, è stato ucciso senza pietà, come il servo sofferente descritto dall’antica profezia ebraica, e un fedele ferito in modo grave; poi i due autori di questo atto orrendo e ignobile sono stati uccisi dalle forze di sicurezza.
Ancora sangue, sangue su sangue, che si aggiunge a quello versato in molti luoghi, da troppo tempo, ma soprattutto nel Medio e nel Vicino oriente, in Africa, ora anche in Europa, spesso ostentando e dunque profanando apertamente il nome di Dio, comunque offeso e ferito ogni volta che si uccide un essere umano. «La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo» esclama Dio nel dolore stupefatto di fronte all’assassinio di Abele, in uno dei racconti fondativi delle fedi monoteiste, troppe volte a torto ritenute responsabili di violenze e guerre.
Va detto e ripetuto ancora una volta, con la stragrande maggioranza degli esponenti religiosi di ogni fede, che le religioni non sono di per sé all’origine della violenza, ma al contrario che in esse vi sono i semi della convivenza e della pace. Semi che possono e devono essere curati e coltivati da ogni essere umano che professi una credenza religiosa, insieme a ogni donna e a ogni uomo di buona volontà. Non si devono tuttavia chiudere gli occhi di fronte alle strumentalizzazioni violente della religione: l’odio seminato per fomentare lo scontro tra culture e tra religioni evocando e agitando fantasmi del passato deve essere in ogni modo respinto e prevenuto da tutti.
Un sito laico ha notato che la chiesa dove è stato ucciso don Hamel è dedicata a santo Stefano, il primo martire di Cristo, e si può aggiungere che il vecchio prete ucciso si chiamava come l’apostolo Giacomo, anch’egli testimone della fede fino al sangue. Di fronte al male inflitto la risposta dei cristiani non può che essere quella del loro Signore e dei martiri di ogni tempo. Lo ha ricordato sconvolto l’arcivescovo della diocesi così crudelmente colpita, che ha deciso di tornare tra i suoi fedeli da Cracovia, dove si apre in queste ore la giornata mondiale della gioventù. Convocata nel segno della misericordia, cuore del Vangelo, come ripete senza stancarsi il Papa che prega ed è in questo modo vicino alle vittime, a ogni vittima.
(fonte: L'Osservatore Romano)
"Tutta la comunità francese è colpita, segnata da quanto accaduto vicino a Rouen": ilpresidente dei vescovi francesi, Georges Paul Pontier, nonostante l'emozione non si sottrae ai giornalisti che da questa mattina affollano il cortile del quartier generale a Cracovia, un complesso scolastico al numero 13 di via Pedzichow.
Inutile negare che la notizia dell'efferato assassinio dell'anziano sacerdote, colpito nella sua chiesa, è caduto come un fulmine a ciel sereno nel clima di festa della Gmg. Il gruppo di Rouen è stato diligentemente tenuto lontano dalla curiosità dei media, grazie anche al fatto che i ragazzi sono di stanza in un paese a 30 chilometri dalla città. Nel pomeriggio i loro coordinatori hanno organizzato momenti di riflessione e di preghiera, "per il sacerdote ucciso e per tutte le vittime della violenza", precisa sorella Nathalie Becquart, responsabile della pastorale giovanile di tutta la Francia.
Il vescovo di Rouen, Dominique Lebrun, è partito nei momenti successivi alla tragedia, per stare vicino alla sua comunità, e ha lasciato scritto parole piene di umanità: "Grido verso Dio, con tutti gli uomini di buona volontà. Oso invitare i non credenti a unirsi a noi. Con i giovani della Gmg noi preghiamo come abbiamo pregato attorno alla tomba di padre Popiulusko a Varsavia, assassinato sotto il regime comunista. La Chiesa cattolica non può prendere altre armi che la preghiera e la fraternità tra gli uomini. Lascio qui centinaia di giovani che sono l'avvenire dell'umanità. Io domando loro di non arrendersi alla violenza e di diventare apostoli della civiltà dell'amore".
E di amore e di perdono parla anche monsignor Pontier, arcivescovo di Marsiglia. "Rigettiamo il sentimento di vendetta, in molti cercano di mettere divisioni tra noi, ma questo non è un percorso cristiano, la fraternità è la nostra forza, e se mette in discussione questo principio si andrà verso la distruzione".
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Intervista al Vescovo di Rouen Mons. Dominique Lebrun
Il presule ha ricordato con emozione e affetto la figura del parroco, don Jacques Hamel, 84 anni, sgozzato nella chiesa in cui stava celebrando Messa. L'arcivescovo era arrivato a Cracovia per partecipare con i suoi giovani alla Gmg. Appresa la tragica notizia ha fatto subito rientro in Francia: «lascio qui centinaia di ragazzi ai quali chiedo di diventare apostoli della civltà dell'amore».
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Rouen, vescovi italiani: non arrendersi chiusura e vendetta
Il ricordo e la preghiera per padre Jacques Hamel, il sacerdote assassinato questa mattina in una chiesa nei pressi di Rouen, in Francia, ha aperto il primo incontro dei vescovi italiani, giunti in 136 a Cracovia in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù.
Il dolore per questo attentato è reso ancora più forte proprio dalla distanza rispetto al clima e al significato dell’evento in corso in Polonia: la presenza di 90mila giovani italiani, provenienti da 179 diocesi e accompagnati da 2292 sacerdoti, è all’insegna dell’incontro, della gioia e della fraternità tra i popoli.
La notizia proveniente dalla Normandia viene ad aggiungersi a quelle relative ai numerosi episodi di violenza che nelle ultime settimane hanno suscitato sconcerto e preoccupazione. Ancora una volta, il messaggio evangelico e l’esperienza della Chiesa diventano motivo per non arrendersi a logiche di chiusura o di vendetta, ma per costruire - con una rinnovata testimonianza di fede - una società riconciliata e aperta alla speranza.
(fonte: Avvenire)