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sabato 7 febbraio 2015

Papa Francesco dialoga in videoconferenza con 7 ragazzi disabili a conclusione del IV Congresso Mondiale di Scholas Occurrentes

... Le mani aperte verso lo schermo che salutano, il volto che esprime gioia e gratitudine del Papa e dei ragazzi in videoconferenza. E’ l’istantanea piena di forza di questo incontro tra Francesco nell’Aula del Sinodo in Vaticano, con altre 260 persone, e i ragazzi disabili collegati da Stati Uniti, Sud America, Africa, Australia, Medio Oriente. I volti di Isabel, Pedro, Alisia, Elvira, Taylor, Manosh e Bauti sono stati i testimoni che hanno chiuso il IV Congresso Mondiale di Scholas Occurrentes. Hanno raccontato le loro storie dialogando con il Papa. Storie difficili di ragazzi che vivono la disabilità, ma non per questo sconfitti, anzi hanno conquistato, lo sport, la voglia di usare telecamere, tablet, di dire agli altri non scoraggiatevi mai...

... A rivolgersi al Papa tramite la piattaforma google Hangout sono stati, da Madrid, Isabel, non vedente, Elvira e Alicia, affette da sindrome di Down, dall’India Manoj, non udente, dal Brasile Pedro, con una patologia congenita che gli ha mutilato alcuni arti e dal Nebraska, negli Stati Uniti, Isaias, con difficoltà di apprendimento. Papa Francesco ha risposto dall’aula nuova del sinodo, chiudendo il congresso di questa iniziativa, che si è svolta da lunedì a oggi, dedicata quest’anno al tema «responsabilità sociale e inclusione» alla quale hanno partecipato esperti di quaranta paesi e 400mila scuole (si è collegato via web un istituto in Mozambico). L’iniziativa sostiene l’educazione dei giovani, soprattutto quelli svantaggiati, tramite l’interazione tra diverse comunità e discipline (arte, sport, tecnologia).
«Ognuno di noi ha un tesoro dentro di sé», ha detto il Papa che ha parlato sempre in spagnolo: «Non nascondete il tesoro che ognuno di noi ha. A volte si trova subito, altre volte no, proprio come nel gioco del tesoro. Ma una volta trovato bisogna condividerlo con gli altri», Bergoglio ha ringraziato i ragazzi «perché aiutate tutti noi a capire che la vita è un tesoro, ma solo se lo diamo agli altri. Tutti voi avete come una scatoletta, dovete aprire questa scatola e farne uscire il tesoro che c’è dentro».

Nello scambio di battute con i singoli ragazzi, sono emersi i temi più disparati. Pedro ha detto che spera in una protesi che gli permette di andare in bicicletta e giocare a calcio. «Cosa fai se ti fanno goal?», gli ha chiesto Bergoglio. «Sono felice di giocare e stare con i miei amici», ha risposto. E il Papa: «Ci dà una lezione, quello che conta non è vincere ma giocare con gli altri». Alicia, una telecamera in mano, ha raccontato al Papa che le piace il cinema e ha domandato al Papa se gli piace scaricare le foto sul pc. «Vuoi la verità?», ha risposto Bergoglio. «Sono un disastro (la colorita espressione argentina è «tronco», ndr) con la macchina, non so maneggiare il computer... Che vergogna, eh?». Elvira ha detto che le piace il canto e ha spiegato al Papa che la sua cantante preferita è la star argentina Violetta. Isaias, accanto a un amico, ha chiesto al Papa cosa fa di fronte a una difficoltà. «Primo, non arrabbiarmi, poi, trovare il modo di vincere la difficoltà, e, se non posso superarla, perseverare per avere la possibilità di superarla. Non dobbiamo mai spaventarci di fronte alle difficoltà. Siamo capaci di superarla. Abbiamo solo bisogno di tempo, intelligenza e coraggio, senza paura». Manoj, fan di Bruce Lee, ha chiesto al Pontefice qual è l’aiuto delle Scholas: sono «ponti», ha risposto il Papa, che aiutano a comunicare: «Quando ci comunichiamo, non rimaniamo soli con i nostri limiti»...

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