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lunedì 9 febbraio 2015

Quelle bufale razziste che avvelenano il web “Cancellatele, è reato”



Quelle bufale razziste 
che avvelenano il web 
“Cancellatele, è reato” 
di Giuliano Foschini



Dicono che il principio sia quello della goccia: «Oggi parli di rom ladri, domani di nord africani violentatori. Poi butti qualche dato farlocco sull’immigrazione su un blog, ricostruisci una storia verosimile ma evidentemente falsa che rimbalza da un sito all’altro. Alla fine il confine tra vero e falso salta. Ed è così che gli italiani stanno rischiando di diventare razzisti».
In Italia da qualche mese si sta diffondendo un pericoloso virus xenofobo: la bufala su Internet. 
Siti, blog, profili Facebook diffondono notizie false, costruite però come assolutamente verosimili, che hanno come obiettivo i migranti. Una vicenda tanto seria da aver fatto muovere l’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del consiglio, che ha costituito un apposito ufficio di cacciatori di bufale. Il loro compito è cercare siti con notizie farlocche e inviare agli amministratori avvisi di questo tenore: «O cancelli il link, o ti denunciamo per istigazione al razzismo». «La notizia da lei pubblicata è palesemente falsa — si legge nelle centinaia di lettere che l’Unar sta inviando in questi giorni — e trasmette un messaggio distorto della realtà che contribuisce a creare un atteggiamento ostile nei confronti della popolazione rom nonché incitante alle xenofobia e all’odio razziale». Per questo, «per non incorrere dalle conseguenze imposte dalla legge, va immediatamente eliminato». 
I casi, come spiega il direttore dell’Unar Marco de Giorgi, «sono decine e decine. Visti i numeri, abbiamo deciso di creare un osservatorio permanente sul web che grazie anche alle segnalazioni che arrivano sul nostro sito ha unicamente il compito di analizzare il tema dell’“hate speech on line”, la macchina del fango sul web, che è la nuova frontiera del razzismo. La più difficile da combattere». 
Da novembre a oggi sono partite lettere di diffida ai siti che hanno pubblicato le notizie più disparate: c’è chi ha raccontato dei milioni di euro in contanti ritrovati in un campo Rom (la notizia è stata riportata identica da una serie di siti dalla Puglia alla Lombardia), oppure sempre di migranti bloccati perché prendevano a sassate una scuola. C’è poi lo slavo rapitore seriale di bambini, l’allarme Ebola portato dai migranti di Lampedusa oppure la villa in Sardegna regalata da un sindaco a un gruppo sempre di Rom, la categoria più bersagliata. 
Ma perché lo fanno? Da un’analisi statistica è emerso che i motivi sono diversi, a volte politici (alcune delle bufale sono state messe in rete da Casa Pound e in un caso da un blog di grillini). Oppure dietro ci sono dei navigatori che vogliono guadagnare clic, visto che sono decine di migliaia le visualizzazioni grazie ai rimbalzi sui social network. 
«Abbiamo istituito — spiega De Giorgi — un numero verde (800901010) che raccoglie anche le segnalazioni mentre nei prossimi giorni annunceremo la settimana contro il razzismo, che si terrà dal 16 al 22 marzo, e che avrà proprio l’obiettivo di sfatare tutti i falsi luoghi comuni sulla immigrazione in Italia. Lanceremo ogni giorno sui social uno stereotipo comune sul web e cercheremo di smontarlo con dati scientifici delle statistiche ufficiali». Per esempio: dicono che gli immigrati sono troppi, ma in realtà sono appena l’otto per cento della popolazione, una percentuale molto più bassa rispetto al resto di Europa. «Raccontano che gli immigrati costano troppo quando invece ci sono 3,5 milioni di contribuenti che versano all’Inps 7 miliardi di euro di contributi. Fonti di Banca di Italia e Unioncamere indicano che nessuno ruba occupazione agli italiani anche perché i migranti occupano dei segmenti di lavoro che gli italiani non vogliono. Infine, c’è stata una recrudescenza razzista contro i mussulmani: ma in Italia quasi tutti i migranti sono cattolici». Qualcuno però sta protestando contro l’iniziativa dell’Unar. Alcune lettere di contestazione sono state inviate anche a siti satirici: «Acquista tris di fantasmini da un vucumprà e contrae l’Ebola» era scritto in una delle notizie poi rimosse. Ma era il famoso sito “Lercio”. 

Fonte: “la Repubblica” 8 febbraio 2015 Il link all'articolo (pdf)