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venerdì 13 febbraio 2015

A proposito di Omelie...

«Agostino e Monica ascoltano un sermone di sant’Ambrogio» (XV secolo, Barcellona, Museu Nacional d’Art de Catalunya)
Non è un pezzo di oratoria, né uno spettacolo, né tantomeno una sfilza di rimproveri. Ma allora cos’è l’omelia? E quali sono le regole per una buona predica?
Venendo incontro a un’esigenza diffusa nella Chiesa, la Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti ha pubblicato il Direttorio omiletico...

Il magistero di Francesco una vera rivoluzione l’ha compiuta: ha sconfitto quella che il teologo francese Luis Bouyer chiamava «nausea della parola». Quella nausea provocata dall’inflazione di parole abusate, svitalizzate, frutto di una predicazione non genuina, astrusa, moralistica. Una predicazione che, a motivo delle sue deficienze, già prima del Concilio aveva contribuito alla desertificazione materiale e spirituale ed è stata riconosciuta poi tra le cause più profonde della progressiva scristianizzazione. 

Ne prendeva atto lo stesso Osservatore Romano già agli inizi degli anni Sessanta, facendo notare come in particolare l’omelia apparisse «una convenzione cui troppo spesso il cristiano è obbligato a sottomettersi quando si reca in chiesa. Una specie di pedaggio che deve pagare per soddisfare al precetto della messa festiva», tanto da spingere non pochi a preferire le messe nelle quali non si predica. «La disistima tra i fedeli e tra gli stessi sacerdoti verso questo ministero è ormai un luogo comune, un fatto indiscutibile. 

Negarlo o trascurarlo sarebbe porsi fuori della realtà», affermava allora il quotidiano della Santa Sede e il dato, in sé, non poteva non indurre i teologi a riflettere su questa realtà divenuta marginale quando non addirittura dannosa. La crisi della predicazione perciò, nella quale papa Bergoglio irrompe, non è una novità dei nostri tempi, anche se questi hanno contribuito a manifestarla in tutta la sua drammaticità.

Nella sua prima Esortazione apostolica, Francesco non esita a rilevare: «Molti sono i reclami… e non possiamo chiudere le orecchie» (EG 135). Non solo. Il Successore di Pietro pone l’ufficio stesso della predicazione al centro della sua Esortazione programmatica. L’intera parte terza dell’Evangelii Gaudium riguarda l’omiletica, quella che, unita alla prima, costituisce il fulcro sostanziale dell’Esortazione: l’annuncio della salvezza. E non solamente l’atto innovativo delle sue omelie feriali ma tutta la sua predicazione ordinaria dispiegano questa centralità. L’oralità, la parola intesa nel suo statuto comunicativo e relazionale che è propria della Parola di Dio, è la cifra distintiva del suo ministero. Francesco ha così rimesso la predicazione in primo piano. Di più: l’ha rimessa in ogni piano. Ha compiuto e continua un’opera decisiva, portante, fondante, ben più ardita di una riforma funzionale. Una riforma della quale è cuore ma anche inizio e fine, perché lo scopo ultimo è la fede e la crescita della Chiesa.

Le ragioni di questa scelta decisiva, che costituisce quindi non un "magistero piccolo" ma la sorgente di un pontificato, risiedono nella natura stessa di questo ministero e alla sua funzione nella vita della Chiesa. Che cos’è la predicazione? Cos’è questa realtà fondamentale che se tenuta in un modo causa la fede e tenuta in modo diverso ne causa l’affievolimento e la perdita? Che cosa significa predicare? Sono domande a cui risponde la teologia della predicazione, che è alla base dell’elaborazione dell’Evangelii Gaudium e quindi del pensiero di Francesco. 
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Il Direttorio Omiletico si può scaricare da questo link (pdf)