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martedì 22 maggio 2012

Per Melissa... il coraggio della verità

Su troppe bombe, in Italia, non si è mai saputa la verità. Se davvero Melissa è stata uccisa da un pazzo isolato, vogliamo esserne davvero convinti.

Le indagini, quelle vere, le fanno poliziotti e magistrati, per fortuna. A noi giornalisti il compito di raccontare, se possibile dopo averci pensato sù. E l'odierna giornata, segnata dal dolore atroce per la morte di una ragazza, Melissa, ora chiusa in una bara bianca, suggerisce alcune riflessioni.
Sono usciti i filmati delle telecamere di sicurezza del chiosco posto di fronte alla scuola. Filmati che, come ha ricordato il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso,non avrebbero dovuto essere divulgati per non aiutare l'uomo sospettato di aver realizzato la strage. Uomo che, se colpevole, ora sa di essere stato identificato. Uomo che da due giorni ha fatto perdere le proprie tracce.
Abbiamo molto sentito parlare di mafia, di anarchici greci, in qualche grottesco caso persino di terrorismo islamico. Ma le fotografie di quell'uomo all'apparenza distinto, con i capelli bianchi, in giacca, non chiudono la questione, bensì la riaprono. Se la morte di Melissa e il ferimento di tante suo compagne è stato deciso da un uomo solo, qual è il motivo? Siamo davvero di fronte a un episodio di lucida follia? A una persona che concepisce un piano da delirio ma lo mette in atto con la lucidità di un chirurgo e la freddezza di un killer professionista?

Le parole di don Ciotti


Riproponiamo uno stralcio dell'omelia di don Tonino Bello del 9 luglio 1992, parole che possono far riflettere anche oggi:
«L’assassino non è un mostro, l’assassino è un nostro! Sì, questa è la vera tragedia: che chi ha sparato non è un mostro. Oh, come vorremmo che fosse un mostro, per poter scaricare unicamente sul parossismo della sua barbarie le responsabilità di questo assassinio! Ma chi ha sparato non è un mostro, e neppure un pazzo e forse neppure un criminale nel senso classico del termine. Non è un mostro. È un "nostro"! Un nostro concittadino, che, come ultima miccia, ha dato fuoco alle polveri di cui, almeno un granello, ce lo portiamo tutti nell’anima.»