JESUS, maggio 2012
Caro Diogneto - 41
Rubrica di ENZO BIANCHI
Credere nell’altro è un atto di fede umana, dal quale dipende la qualità della convivenza umana, la resistenza alla barbarie, tentazione ricorrente per tutta l’umanità. E l’altro è soprattutto il diverso, lo straniero, grande metafora dell’alterità… Oggi dovremmo re-imparare a credere nell’altro, investendo molte forze per una rieducazione a questa fiducia: gli ultimi decenni sono stati segnati proprio da un venir meno della fede, dal rifiuto radicale di credere, dal rifiuto dell’atto della fiducia come atteggiamento umano. In questa situazione, come possiamo scandalizzarci della crisi della fede in Dio? Se l’atto umano della fede è così fragile, debole e contraddetto, come potrebbe essere facile il credere in Dio? Parafrasando un’affermazione della Prima lettera di Giovanni, potremmo chiederci: se non sappiamo credere nell’altro che vediamo, nell’uomo, come potremo avere fede in Dio che non vediamo (cf. 1Gv 4,20)?