Etica e crescita
Lo sviluppo nasce dal lavoro per il bene comune
di mons. Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto
Non nascondo di far fatica a comprendere la contrapposizione che qualcuno intende marcare fra una fase di rigore ed una di crescita nell'agenda dell’attuale governo del Paese: ciò che mi sembra chiaro è che nessuna crescita ci potrà essere senza mettere in ordine i conti e garantire solidamente le condizioni dello sviluppo. È un ragionamento evidente, che ogni sana conduzione familiare accetta e che anche Gesù propone come regola di prudenza e serietà nella vita: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: ‘Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro’ ” (Luca 14,28-30). Rigore e crescita sono l’uno il presupposto dell’altra, e non sarebbe in buona fede chi volesse far credere che il rigore danneggia e l’ottimismo fatuo paga.
Detto questo, è non di meno vero che il rigore va contemperato con l’equità, e che la crescita che lo presuppone presenta essa stessa delle condizioni di possibilità, che sono anzitutto etiche e spirituali.
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