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lunedì 30 aprile 2012

"Perchè serve un giorno di festa" di Enzo Bianchi

Le recenti polemiche sull’apertura di negozi e centri commerciali alla domenica e nelle festività civili come il 25 aprile o il 1° maggio ci porta a riflettere su una delle grandi conquiste registratesi in occidente, grazie soprattutto all’ebraismo e al cristianesimo: l’affermazione di un giorno settimanale – il sabato per gli ebrei, il giorno dopo, la domenica, per i cristiani – come giorno di riposo per tutti, tempo di festa condivisa e anche di assemblea per i credenti, che insieme confessano la loro fede e celebrano il culto al Signore nel quale mettono la loro speranza. Un giorno di tregua al neg-otium, al tempo che “nega l’ozio”, per dedicarsi appunto all’ otium che non è il “far niente” della pigrizia, ma una presa di distanza dalla propria opera, un antidoto all’alienazione possibile anche nel lavoro. 
Per secoli la domenica, nei paesi segnati dalla cristianità, era quasi per tutti il giorno dell’astensione dal lavoro, giorno di festa in cui era possibile incontrarsi, rinnovare e approfondire le relazioni, permettersi un po’ di svago e di divertimento...

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