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mercoledì 1 novembre 2017

La bellezza delle differenze – Solennità di Tutti i Santi di Antonio Savone

La bellezza delle differenze
Solennità di Tutti i Santi 
di Antonio Savone


Se volessimo individuare un giorno in cui celebrare la festa della diversità, credo non ci sia giorno più appropriato di questo. Oggi, infatti, contempliamo quello che la grandezza e la fantasia di Dio riesce a compiere nella multiforme varietà dei cammini umani. In barba alla omologazione che tanto ha la meglio sui tracciati degli uomini.

E già, perché a scorrere le biografie dei santi ci si accorge che essi non sono affatto uguali. Certo sono diversi per carattere e per personalità, per ciò che hanno compiuto e per come hanno vissuto. Ma essi sono diversi anche nel loro modo di essere santi.

È vero: spesso abbiamo pensato alla santità come a una sorta di modello unico per tutti, quasi coincidesse con un candore improbabile per gli umani. Un certo stereotipo ci ha fatto pensare al santo come a una figura diafana, abitata da una luce purissima che – ahimé – chi mai potrebbe mai raggiungere? Quasi si trattasse di uno stampino per cui le cose sono fatte in serie: individuato uno, sai come sarà l’altro. Una luce tanto pura da far perdere le caratteristiche della persona. Ma è davvero così? No. A ben guardare, infatti, la vicenda e la storia di tutti gli amici di Dio, si scopre una vera e propria polifonia di voci e di strumenti, una ricchezza e varietà di colori, un tema musicale dispiegato mediante variazioni le più audaci possibili. Sì, la santità è a colori perché i santi sono “come i colori dello spettro in rapporto alla luce” (J. Guitton).

La musica della Chiesa è sempre per orchestra, non già per solisti o primedonne: ciascuno ha il suo ruolo nell’esecuzione di quella partitura che Dio ha composto e il Figlio di Dio dirige.

In una massa tanto indistinta quanto confusa, sono proprio i santi a inventare il contrappunto più ingegnoso tanto da far esaltare ciò che a tutta prima neppure si riuscirebbe a riconoscere.

Sono i santi a riconoscere che la vita non è quella inutile maledizione che ci è toccata in sorte e per questo anche nelle bassezze attraverso cui talvolta essa si dispiega, essi ci sono stati senza risentimento ma restituendo dignità e bellezza a ciò che sembrava non averne.

Per questo c’è posto per Pietro come per la Maddalena: non importa il percorso da cui provengono, se di rinnegamento o di vita posseduta da spiriti immondi. Importa soltanto lasciarsi trovare ai crocevia in cui il Figlio di Dio fissa l’appuntamento perché la tua vita si sciolga in lacrime come per Pietro o si dispieghi in corsa affrettata come per Maria dopo essersi sentita chiamare come nessun uomo avesse mai fatto. La santità è lasciarsi raggiungere e toccare dall’abbraccio di Dio nei crocevia della storia, là dove i percorsi non sono univoci e neppure scontati. Niente di anaffettivo nella vicenda dei santi, come tanti hanno voluto far credere. Anzi.

Uomini e donne, i santi, le cui passioni hanno marcato la differenza per tutta la convivenza umana.

Uomini e donne che si sono lasciati toccare dall’amore e perciò si sono sottratti al calcolo delle convenienze o inconvenienze dell’amore, che rendono il cuore umano tanto meschino.

Uomini e donne le cui ferite hanno manifestato la prova di forza del loro amore e della tenuta di esso.

Uomini e donne che hanno creduto che non è affatto vero che l’amore vive quando tutto scorre fluidamente.

Uomini e donne che hanno creduto che se il Figlio di dio ha sofferto veramente, Dio non ci ha amato per scherzo.

Uomini e donne che sanno dell’amore perché sanno del dolore e della fatica di amare.

Uomini e donne che non hanno avuto paura di misurarsi con il Cristo sfigurato e proprio per questo sono stati capaci di far rivivere anche le ossa più aride e far guarire anche dalle ferite più incurabili.

Molti di loro non hanno conosciuto la notorietà di una pagina di giornale avendo condotto una esistenza normalissima. Eppure, il loro esserci o non esserci non sarebbe stato la stessa cosa. Ha ragione chi sostiene che in ogni chiesa bisognerebbe custodire un’immagine assai variopinta del santo anonimo, perché è quella che più ci tiene in vita.

La fantasia di Dio non sogna un mondo bianco, perfetto, squadrato. Credo di più che Dio abbia pensato il mondo come a una tela appena uscita di fattura su cui ciascuno potesse raccontare con estro libero qualcosa di lui e qualcosa di noi.

(fonte: A casa di Cornelio)