Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



lunedì 6 novembre 2017

"Cieli d'Europa: Cultura, creatività, uguaglianza" di Salvatore Settis - Recensione di Aldo Pintor



Cieli d'Europa:  
Cultura, creatività, uguaglianza


di Salvatore Settis 

Recensione di Aldo Pintor

Fin dalla sua copertina l'ultimo libro di Salvatore Settis usa un'immagine del Rinascimento. Infatti l'autore si richiama a questo periodo per indicare all'Europa una strada che consenta di uscire dalla crisi non solo economica di questa epoca attuale intrisa di materialismo e individualismo. Nell'immagine in questione che preannuncia questo libro viene ritratto un affresco del Mantegna per auspicare un nuovo Rinascimento inteso come una stagione di cultura, creatività e uguaglianza di cui si arrichisca tutta l'Europa e soprattutto l'Italia. 
Questo saggio affascinante offre senz'altro vari spunti di ottimismo per lettori che sognano di poter ricostruire uno spirito europeo umanistico e creativo che oggi appare devastato dal neoliberismo. Cosa che non guasta perchè francamente non nascondo una certa stanchezza verso ricostruzioni prive di speranza. E per meglio descrivere questi auspici di rinascita Settis usa come metafore stranamente le rovine. In primis quelle dell'Impero Romano cui dedica ampio spazio. Le rovine in quanto segno di qualcosa che si è concluso diventano punto di partenza per andare verso il futuro senza mai disgiungerlo dal passato. E il punto di incontro tra passato e futuro è appunto il presente. E per descrivere il presente Salvatore Settis fa ricorso a tutta la sua cultura parlando di paesaggio, letteratura, convivenza dei cittadini e gestione delle risorse umane. Tutti questi argomenti sono finalizzati alla ricerca di una via d'uscita dalla situazione attuale descritta come un cielo chiuso che incombe sopra di noi condizionando il nostro modo sia di agire che di pensare. Per poter iniziare e proseguire questo percorso di rinascita è necessario sanare ferite, preservare e tramandare memorie, inseguire la bellezza intesa non come estetismo ma come esigenza profonda dell'animo umano. E nel perseguire questi fini Salvatore Settis sottolinea quanto è importante quel principio dell'uguaglianza tra gli uomini che troviamo tra i fondamentali principi costituzionali che sono sorti nelle terre d'Europa. Principio cui bisogna dare ancora piena attuazione. Ma soprattutto l'autore evoca e sottolinea quanto sia fondamentale porre la creatività di ognuno a servizio della collettività in modo tale che questa faccia rifiorire quelle peculiarità proprie di ogni uomo. Quindi contrariamente a quel comune sentire che attribuisce meriti e valori solo a chi consegue riuscita sociale e ottiene un forte reddito economico Salvatore Settis ritiene che vale molto di più chi riesce a portare alla luce le potenzialità di tutti senza far sentire escluso nessuno. E' molto più utile chi crea gioia di chi produce ricchezza materiale. Insomma a far felice e prospero un paese non occorre tanto che cresca il PIL (prodotto interno lordo) ma il tasso di creatività e di felicità delle persone. Questo oltre a tutto sarebbe finalmente la completa attuazione dei nostri principi costituzionali che riconoscono non solo pari dignità tra i cittadini e oramai questo principio va senz'altro esteso anche alle comunità di migranti che sempre più saranno presenti in Europa cui dobbiamo guardare come a nostri fratelli in umanità. Ricordiamo che solo chinandoci verso tutti coloro che con noi abitano la terra per sollevarli verso l'alto diventiamo veramente uomini. E innalzando lo sguardo vedremo che un immenso cielo che sta sopra ogni nostro fratello a prescindere dalle origini, dalla classe sociale e dalla fede religiosa professata. E questo potrebbe dar luogo al tanto agognato nuovo Rinascimento come auspica Salvatore Settis riportando in auge il valore dell'umanità e della fratellanza tra gli uomini oggi sommersi da valori della produzione e del primato dell'economia. Così giungerà la tanto agognata sconfitta del neoliberismo che sta uccidendo i sentimenti, ma noi come coltivatori di speranza lo sappiamo che ciò che divide l'umanità non prevarrà.