S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
13 novembre 2017
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“Quelli che scandalizzano”
Dalle piccole e grandi «incoerenze di tutti i giorni» — quelle che si vedono anche nelle chiese o sono commesse da cristiani che nel mondo del lavoro danno «scandalo» — Papa Francesco ha messo in guardia nella messa celebrata lunedì 13 novembre a Santa Marta.
«Gesù incomincia questo passo del Vangelo — ha subito fatto presente riferendosi al brano liturgico del vangelo di Luca (17, 1-6) — con una constatazione di buon senso: “È inevitabile che vengano scandali”». E in effetti «è inevitabile», ha rilanciato Francesco: di scandali «ce ne sono, ce ne saranno». Però Gesù fa «un avvertimento che è constatazione e avvertimento» allo stesso tempo: «Ma guai a colui a causa del quale vengono» gli scandali.
Dunque il Signore lancia «un avvertimento forte» e va anche «oltre», aggiungendo: «È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli».
Ma non finisce qui, ha annotato il Pontefice. Il Signore infatti «rivolgendosi ai suoi dice: “State attenti a voi stessi!”; cioè state attenti a non scandalizzare». Infatti, ha spiegato il Papa, «lo scandalo è brutto perché ferisce la vulnerabilità del popolo di Dio, ferisce la debolezza del popolo di Dio, e tante volte queste ferite si portano per tutta la vita». Di più: lo scandalo, ha spiegato il Papa, «non solo ferisce» ma «è capace di uccidere: uccidere speranze, uccidere illusioni, uccidere famiglie, uccidere tanti cuori».
Lo scandalo è «un tema sul quale Gesù tornava» spesso, ha precisato il Pontefice. Ad esempio «dopo una predica aveva detto: “Beati coloro che non si scandalizzano di me”». Perché «lui aveva cura di non scandalizzare». E, ancora, «quando era il tempo di pagare le tasse, per non “scandalizzare” dice a Pietro: “Vai al mare, pesca un pesce, prendi la moneta che ha in bocca e paga per te e per me”». Sempre «per non scandalizzare», Gesù avverte anche: «Se la tua mano è motivo di scandalo, tagliala». E poi, di nuovo, «a Pietro, quando davanti alla croce, al progetto della croce, cerca di convincerlo di prendere un’altra via, non fa tante sfumature: “Allontanati da me, tu sei di inciampo per me, tu sei motivo di scandalo”».
«Gesù in questo è molto preciso» ha spiegato Francesco. E «a noi, a tutti» dà «questo avvertimento: “State attenti a voi stessi!”». Perché «c’è lo scandalo del popolo di Dio, dei cristiani, quando un cristiano, dicendosi cristiano, vive come pagano». Del resto, ha affermato il Papa, «quante volte nelle nostre parrocchie abbiamo sentito gente che dice: “No, io in Chiesa non vado perché quello o quella che sta tutto il giorno leccando le candele lì dentro, poi esce, sparla degli altri, semina la zizzania...”».
E «quanti cristiani — ha constatato il Pontefice — allontanano la gente con il loro esempio, con la loro incoerenza: l’incoerenza dei cristiani è una delle armi più facili che ha il diavolo per indebolire il popolo di Dio e per allontanare il popolo di Dio dal Signore». È lo stile di «dire una cosa e farne un’altra», insomma. Proprio «quello che Gesù diceva al popolo sui dottori della legge: “Fate quello che loro dicono, ma non fate quello che fanno”». Ecco «l’incoerenza».
A questo proposito il Papa non ha mancato di suggerire di «domandarsi oggi, ognuno di noi: come è la mia coerenza di vita?». Nella mia vita c’è «coerenza col Vangelo, coerenza col Signore?». Domandarsi, dunque, «se per la mia incoerenza sono motivo di scandalo per gli altri».
E incoerente, ha spiegato il Pontefice, è anche il cristiano che dice: «Io vado tutte le domeniche a messa, sono dell’azione cattolica o di questa associazione o dell’altra, ma pago in nero i miei dipendenti o faccio loro un contratto da settembre a giugno” — “E luglio e agosto?” — “Arrangiati caro!”». Proprio queste sono le «incoerenze di tutti i giorni». Ma sono motivo di scandalo anche «i cristiani imprenditori che non pagano il giusto» e approfittano «della gente per arricchirsi».
Certo, ha proseguito Francesco, «poi possiamo domandarci sullo scandalo dei pastori, perché nella Chiesa ci siamo anche noi pastori». Il profeta Geremia «parlava di questo “guai a voi!”», riferendosi proprio ai «pastori che sfruttano la gente, sfruttano le pecore, per arricchirsi cercano il latte o la lana, così dice Geremia, per vestirsi e per la vanità, ma non curano la pecora».
Poi c’è anche «lo scandalo del pastore che incomincia, per esempio, ad allontanarsi dalla gente: il pastore lontano». Invece «Gesù ci insegna che il pastore deve essere vicino e quando il pastore si allontana scandalizza: è un “signore”». Infatti «Gesù ci dice che non si possono servire due signori, Dio e i soldi: quando il pastore è uno attaccato ai soldi, scandalizza». E «la gente si scandalizza» vedendo «il pastore attaccato ai soldi», ha rilanciato il Pontefice. Per questa ragione «ogni pastore deve chiedersi: come è la mia amicizia con i soldi?».
C’è, inoltre, lo scandalo del «pastore che cerca di andare su: la vanità lo porta ad arrampicarsi, invece di essere mite, umile, perché la mitezza e l’umiltà favoriscono la vicinanza al popolo». O anche lo scandalo del «pastore che si sente “signore” e comanda tutti, orgoglioso, e non il pastore servitore del popolo di Dio».
Si potrebbe continuare su queste cose, ha affermato Francesco. Lo ricorda «Geremia, e anche sant’Agostino prende questo» pensiero «di Geremia e fa un lungo discorso sui pastori». E così si potrebbe andare ancora avanti, ha detto il Papa, «ma questo, credo, per oggi sarà sufficiente per domandarci, ognuno di noi: scandalizzo come cristiano, come cristiana, come pastore? Scandalizzo? Ferisco la vulnerabilità del mio popolo? Invece di attrarre il popolo, di farlo uno, di farlo felice, di dare la pace, la consolazione, lo caccio via perché io mi sento un pastore “signore” o mi sento un cristiano più importante di te?».
Non bisogna dimenticare l’avvertimento di Gesù ai discepoli: «State attenti a voi stessi!». Ecco che, ha concluso Francesco, «oggi può essere una bella giornata per fare un esame di coscienza su questo: scandalizzo o no e come?». E «così possiamo rispondere al Signore e avvicinarci un po’ di più a lui».
(fonte: L'Osservatore Romano)
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