L’incontro di Leone XIV con il mondo del cinema
L’arte visiva è nostalgia d’infinito racconto di vita
tra grandezza e fragilità
L’arte visiva come interprete della «nostalgia d’infinito» che ogni vita umana prova. È la suggestiva metafora scelta da Leone XIV per parlare della “settima arte” con i rappresentanti del mondo del cinema ricevuti sabato 15 Novembre in udienza.
A 130 anni dalla prima proiezione pubblica da parte dei fratelli Lumière, il Pontefice ha approfondito le sfide peculiari della cinematografia, insieme a tutte la magia e la speranza che essa suscita. «Il cinema è più di un semplice schermo — ha affermato —: è un crocevia di desideri, memorie e interrogazioni», un luogo in cui lo sguardo si educa e persino il dolore «può trovare un senso». E là dove «la logica dell’algoritmo» punta su ciò che “funziona”, l’arte apre invece «a ciò che è possibile», riuscendo a dare un nome alle domande che albergano nell’animo umano.
Forte, nelle parole del vescovo di Roma, l’invito a recuperare «l’autenticità dell’immagine» per promuovere la dignità umana e a non temere il confronto con «le ferite del mondo» che «chiedono di essere viste e raccontate».
Ricordando, inoltre, che «i cinema e i teatri sono dei cuori pulsanti» del territorio, perché contribuiscono alla sua «umanizzazione», Leone XIV ha esortato le istituzioni a cooperare per affermarne «il valore sociale e culturale».
Infine, una riflessione sulla realizzazione di un film come «atto comunitario» e «opera corale»: a riprova di quanto — pur in un’epoca di «personalismi esasperati» —, il cinema possa restare «un luogo d’incontro, una casa per chi cerca senso, un linguaggio di pace».
(fonte: L'Osservatore Romano 15/11/2025)
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