I saluti prima e al termine del pranzo
Una festa di gratitudine
e di fraternità
Dopo aver celebrato la messa in basilica Vaticana e aver guidato la recita dell’Angelus in piazza San Pietro, il Papa si è recato dapprima alla Grotta di Lourdes, per salutare alcuni poveri che hanno pranzato nei Giardini Vaticani, quindi ha raggiunto l’Aula Paolo VI per condividere il pasto con 1.300 bisognosi invitati dal Dicastero per il Servizio della Carità, in occasione del loro Giubileo.
Pubblichiamo il testo del saluto pronunciato a braccio da Leone XIV prima dell’inizio del pranzo nell’Aula Nervi.
Buongiorno a tutti. Buongiorno!
Con grande gioia ci raduniamo in questo pomeriggio per il pranzo, nella Giornata [dei Poveri] che tanto ha voluto il nostro amato, mio predecessore, Papa Francesco. Un forte applauso per Papa Francesco.
Questo pranzo che adesso riceviamo è offerto, dalla Provvidenza e dalla grande generosità della Comunità di San Vincenzo, i Vincenziani che vogliamo ringraziare. E poi è un anniversario: sono 400 anni dalla nascita del loro fondatore. Loro ci accompagneranno servendo al tavolo. Tanti auguri a tutti voi, i sacerdoti, le religiose, i laici volontari che lavorano in tutto il mondo aiutando tante persone povere e persone che vivono diverse necessità. Siamo davvero, davvero pieni di questo spirito di ringraziamento, di gratitudine in questa giornata.
Adesso, allora, chiediamo che il Signore benedica i doni che riceveremo, che benedica la vita di ognuno di noi qui presente, i nostri cari, i familiari, le persone che tanto hanno fatto per accompagnarci. Diamo anche la benedizione del Signore a tante persone che soffrono a causa della violenza e della guerra, della fame; e che noi oggi possiamo celebrare questa festa in spirito di fraternità.
Nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. AmenBenedici Signore noi e questi doni che riceviamo dalla tua provvidenza. Benedici la nostra vita, la nostra fraternità. Aiuta, tutti noi, a camminare sempre uniti nel tuo amore. Te lo chiediamo nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore. Amen
Tanti auguri e buon appetito!
E queste sono le parole con cui Leone XIV si è congedato dall’Aula Paolo VI al termine del pranzo con i poveri.
Adesso vogliamo ringraziare per la musica tutta l’orchestra,
i cantanti, tutti. Grazie!
Prima di andare via potete portare via un po’ di frutta: in tutte le tavole c’è la frutta da Napoli: è buonissima! Portate via anche la frutta.
E poi, alla porta, prima di uscire, c’è un regalo che aspetta ognuno di voi.
Adesso ringraziamo il Signore per i tanti doni che abbiamo ricevuto, anche per la gioia di trovarci qui in famiglia, una bellissima famiglia, in questo giorno di domenica.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.Signore ti ringraziamo per tutti i doni ricevuti dalla tua provvidenza, Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Ringraziamo di nuovo i tanti benefattori, la Comunità di San Vincenzo, i Vincenziani che sono qui, il Padre generale, e anche il Cardinale Konrad Krajewski che ci accompagna sempre. Grazie, grazie Eminenza!
Tanti auguri a tutti!
Finiamo con la benedizione.
Il Signore sia con voi.Dio Padre Onnipotente benedica tutti voi, vi accompagni sempre. E la sua benedizione,nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo scenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.
Tanti auguri. Buona domenica!
(fonte: L'Osservatore Romano 17/11/2025)
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A tavola con il Papa dove la fame trova
sollievo, amicizia, speranza
In Aula Paolo VI, la Giornata mondiale dei Poveri si celebra in un clima di grande familiarità, gioia e unità. Sono 1300 gli ospiti di ogni provenienza che hanno potuto gustare il pranzo offerto dalla famiglia dei Vincenziani, alleggerendo il carico di preoccupazioni che si accompagna a vicende dolorose fatte per lo più di di abbandoni, malattie, disoccupazione. Tra i commensali, storie di fatica e tentativi di risalita
Una giovane suora allatta con un biberon un neonato di origini africane. Lei, Missionaria della Carità, povera tra i più poveri del mondo, indugia sul suo piatto di lasagne con verdure perché prioritario è nutrire il piccolo. In Aula Paolo VI è una festa sulle note della tradizione melodica napoletana eseguita dal vivo dalla piccola orchestra di Forcella ad allietare il convivio nella IX Giornata mondiale dei Poveri. Il Papa, arrivato dopo la recita dell'Angelus in San Pietro, prende posto nella tavolata allestita al centro in prossimità del palco e condivide qualche parola di benvenuto:
Con grande gioia ci raduniamo in questo pomeriggio per questo pranzo, in questa Giornata che tanto ha voluto il nostro tanto amato, il mio predecessore, Papa Francesco. Un forte applauso per il Papa Francesco.
La fraternità è la vita
Arriva dopo una sosta davanti alla Grotta di Lourdes dove ha salutato un gruppo di poveri che pranzano nei Giardini Vaticani. Il suo è un rendere grazie a Dio per i tanti doni ricevuti, la vita, la fede, la fraternità. Insiste sull'importanza della fraternità, che è la vita, esclama. E poi il grazie agli organizzatori e a tutti i benefattori. Che il vero amore, è la preghiera del Successore di Pietro, si riversi nei cuori di ciascuno affinché si sia consapevoli della sorgente dei doni, che è il Signore.
Nutrire i corpi, sfamare l'anima
Il pensiero del Pontefice, nell'atto di benedire la mensa in Aula, è anche per le "tante persone che soffrono a causa della violenza e della guerra, della fame". Anche qui Leone invoca lo spirito di fraternità che sembra proprio vivificarli questi corpi infiacchiti, disorientati, timidi, border line. Ce ne sono altri euforici, molto euforici, altri ancora diffidenti. Girare tra i tavoli rotondi imbanditi dai Vincenziani - che offrono il pranzo ai 1300 ospiti di questa domenica e che nell'atrio hanno preparato per ciascuno di loro un kit per la cura personale contenente anche un piccolo panettone augurale - ha una densità forte. Dal quartiere romano di Primavalle alla Nigeria, dall'Ucraina alla periferia laziale, da Cuba a Barcellona.
La suora di Madre Teresa di Calcutta dice che le foto sì, quelle si possono fare. Accenna alla loro casa alla periferia della capitale dove transitano per brevi periodi mamme con i propri bambini: situazioni di varia difficoltà trovano nella assistenza di queste consorelle, discrete e infaticabili, una possibilità di tregua. Una donna allatta al seno il suo piccolo, con garbo, cura, tenerezza solcata da una malcelata stanchezza. È la maternità biologica che si incrocia con quella spirituale, è la femminilità che si esprime nelle forme più delicate, cariche di sogno, di offerta.
Perdere il lavoro, esporsi alla rassegnazione
L'occasione speciale per la grande famiglia religiosa dei Vincenziani è quella della celbrazione dei 400 anni dalla nascita del fondatore. Sfilano decine e decine di persone che servono ordinatamente le pietanze: al primo segue una cotoletta e il babà come dessert. C'è della frutta "buonissima" che il Papa, alla fine del pranzo, invita tutti i commensali a prendere e portare a casa. Viene da Napoli. Dalla Campania e dalla Basilicata partecipano ospiti che ci tengono a difendere un sano amor proprio: "Io ho perso il lavoro perché mi hanno riscontrato una invalidità. Lavoravo da poco come addetta in una mensa, non ero abbastanza tutelata e hanno pensato senza troppi scrupoli di mandarmi via. Ho sessant'anni, mi arrangio, non è facile ma ci tengo al decoro, bisogna sempre sorridere". Storie di disoccupazione sono riscontrabili un po' ovunque: l'impiego può venir meno nelle fabbriche del Sud andate in crisi o alla morte di un genitore a cui si faceva da badante percependone il reddito. Se si perde la fonte con cui comprare il pane si è più esposti a non trovare un'altra àncora.
Il Papa tra i suoi commensali (@Vatican Media)
Il senso della vita è aiutare gli altri
Molti, tuttavia la trovano un'altra possibilità. Trovano centri di ascolto, luoghi da cui ripartire per rimettersi nei circuiti giusti. Non è facile ma ci si prova. La provvidenza fa il resto. Accade ad Assisi, per esempio, da dove arriva un gruppo della 'Casa di Papa Francesco' gestita dai Frati minori a Santa Maria degli Angeli. Un'accompagnatrice parla di storie di dipendenze, malattie, abbandoni. Talvolta è un mix che travolge una persona e la butta sulla strada. E allora non vengono neppure le parole per raccontarsi, si fermano in gola. "Il senso della vita è aiutare gli altri - dice l'assistente -, i poveri sono Vangelo incarnato". E riecheggia quanto ha detto il Papa alla Messa, che i poveri non sono solo una categoria sociologica. Dalla Somalia, con ironia e un forte accento romanesco, una donna ricorda il suo servizio svolto per anni al Dono di Maria, a due passi dal Vaticano. Arrivata appena dodicenne a Roma, nel '77, il contatto con le suore l'ha avvicinata alla fede cattolica e l'ha portata a ricevere il Battesimo nel 2010 da Benedetto XVI durante la Veglia di Pasqua in san Pietro. Ora è alle prese con un brutto male ma non perde la capacità di scherzare e di rimboccarsi le maniche.
Un popolo di scartati rianimato dallo stare insieme
Da Leopoli c'è una ex badante, i cugini sono al fronte in Ucraina. La nostalgia è immensa, corruga il viso. "Andiamo avanti, che bisogna fare? Non so se la guerra avanzerà ancora, se potrò mai tornare nel mio Paese". Una storia "complicata" e misteriosa è quella dell'artista Francesco Cardillo, in arte Vardel. Di Gaeta, siede accanto a un gruppo della parrocchia romana di San Gregorio VII e mostra un album dove il tratto inconfondibile dei suoi disegni a penna nera si deposita aggrovigliato, come le vicissitudini 'ai margini' che lo hanno attraversato: "Ho casa occupata, mi hanno truffato... Oggi vorrei fare un disegno al Papa, con Francesco sono venuto già, adesso il Papa è nuovo...".
Una famiglia a tavola con Leone XIV (@Vatican Media)
Scout, operatori Caritas, religiose e laici: un popolo di prossimità a chi è vulnerabile solca un'Aula dove si celebra l'unità al di là di ogni appartenenza. Tra i commensali al tavolo del Papa c'è una donna con un libro a fumetti che ripercorre la storia di Pinocchio e che regalerà a Leone; c'è un giovane dalla Costa D'Avorio, di poche parole, non è cattolico: "Che importa, qui è bello perché ci si sente a casa, vengo dalla Calabria...". Poco distanti alcune donne da Chiclayo, in Perù. Sono qui da oltre vent'anni, il Papa lo hanno conosciuto a Roma: "Sono vedova, ho con me mia madre e mia figlia che sta facendo delle terapie mediche. Abbiamo chiesto la casa popolare da tanti anni, adesso siamo saliti nella lista degli assegnatari, speriamo bene. La fede ci aiuta, sono viva per Gesù. Meno male che in giro ci sono delle brave persone, di buona volontà". A fine pasto, il suggello della benedizione papale a cui si accompagna il rinnovato grazie di Leone a tutti, al padre generale dei Vincenziani, in modo particolare, e al cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere pontificio.
(fonte: Vatican News, articolo di Antonella Palermo 16/11/2025)
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