Il coraggio eroico di Quirin Kuhnert
nel borgo che aveva scelto come casa
A Brazzano di Cormons (Gorizia) durante l'alluvione che ha fatto cedere la collina, Quirin, 32 anni, bavarese ma friulano per scelta, ha messo in salvo la compagna e poi è tornato indietro per avvisare l’anziana vicina di casa. Entrambi sono stati travolti dalla frana. La sua vita, dedicata a costruire comunità e relazioni, racconta un coraggio semplice e radicale: quello di chi mette l’altro prima di sé

Non servono aggettivi per raccontare quello che è successo a Brazzano di Cormons, minuscolo borgo di neanche mille abitanti in provincia di Gorizia.
Una notte di pioggia estrema, una collina che cede, una serie di case travolte dal fiume impazzito. E un uomo di 32 anni che, invece di mettersi in salvo e basta, è tornato indietro.
Quirin Kuhnert non era del posto, ma quel posto se l’era scelto. Veniva dalla Baviera, e aveva deciso che quel borgo friulano a rischio spopolamento, come tanti in Italia, sarebbe diventato casa, lavoro, comunità. Per lui e per gli altri.
Non per caso, dopo 25 anni che veniva in vacanza da queste parti insieme alla propria famiglia, lo scorso 1° febbraio, come ha raccontato il quotidiano locale Il Piccolo, aveva rilevato la storica bottega del paese e l’aveva trasformata in un luogo vivo, “Buon Sapore”, un negozio che era diventato un punto di incontro più che un esercizio commerciale e che rischiava di non essere più riaperto dopo che lo storico proprietario, Antonio Bon, aveva deciso di andare in pensione e abbassare la saracinesca.
La notte della frana, Quirin aveva registrato il video della scalinata sommersa dal fango e aveva inviato il video ad alcuni amici. Un’allerta lucida, quasi un istinto di responsabilità. Poi aveva portato la sua compagna Jessica in salvo. Ma non gli bastava: sapeva che, sull’altro lato della parete, viveva un’anziana di 83 anni, Guerrina Skocaj. E ha scelto di tornare dentro per avvisarla. Per dirle di scappare e salvarsi.
Non ce l’hanno fatta. La colata di fango li ha travolti entrambi, mentre lui stava ancora cercando di raggiungerla. C’è una verità semplice, dentro questa storia: per la vita che aveva scelto, Quirin non ha fatto nulla di eccezionale.
In un tempo in cui la paura divide e l’istinto porta a chiudere le porte, lui ha fatto il contrario. Ha messo l’altro prima di sé. A cominciare dalla scelta di riaprire il negozio in paese come un luogo di ritrovo a partire dalla condivisione del cibo: vino del territorio, formaggi, affettati, dolci fatti in casa.
«Vorrei che il mio negozio», aveva detto il giorno dell’inaugurazione, «oltre a offrire un servizio importante ai residenti, diventasse con il tempo un punto di ritrovo, un luogo di socialità e aggregazione, dove scambiare due parole in amicizia».
Speriamo lo resti a lungo anche nel nome di Quirin, del suo sacrificio, dell'esempio di coraggio e dedizione che ha dato.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Antonio Sanfrancesco 18/11/2025)