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sabato 31 agosto 2024

LA SORGENTE PULITA - La nostra sorgente è sana; l’uomo non è cattivo, solo che si sbaglia facilmente... l’intero creato è un atto d’amore sussurrato. - XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B - Commento al Vangelo a cura di P. Ermes Ronchi

LA SORGENTE PULITA
 

La nostra sorgente è sana;
l’uomo non è cattivo, solo che si sbaglia facilmente... 
l’intero creato è un atto d’amore sussurrato.
 

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme (...). Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Marco 7,1-8.14-15.21-23
 
LA SORGENTE PULITA
 
La nostra sorgente è sana; l’uomo non è cattivo, solo che si sbaglia facilmente... l’intero creato è un atto d’amore sussurrato.


Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano. Gesù indirizza la nostra attenzione verso il cuore, quegli oceani interiori che ci minacciano e che ci generano; che ci sommergono talvolta di ombre e di sofferenze ma che più spesso ancora producono isole di generosità, di bellezza e di luce.

Gesù veniva dai campi del mondo dove piange e ride la vita, veniva dai villaggi dove il suo andare era un perenne bagno nel dolore. Dovunque arrivava, gli portavano i malati sulle piazze, sulle porte, li calavano dai tetti. E mendicanti ciechi lo chiamavano, donne piagate di Tiro e da Sidone cercavano di toccargli la frangia del mantello, o almeno che la sua ombra passasse sopra di loro come una carezza.

E ora che cosa trova? Gente che collega la religione a macchioline, a mani e piatti lavati, a oggetti esteriori, che collocano il male all’esterno e non nell’interiorità.

Gesù, anziché scoraggiarsi, diventa eco del grido antico dei profeti: è dal cuore degli uomini che escono le intenzioni cattive. E inaugura così la religione dell’interiorità, proponendo una radicale “ecologia del cuore”: curare il cuore per guarire la vita.

Il problema centrale è pulire non le mani, ma la sorgente.

Che vuol dire attenzione, premura, terapia intensiva del nostro piccolo Eden interiore, dove nascono i sogni, dove intrecciano le loro radici energie bellissime e generative, piante guaritrici e le spine di vecchie ferite, l’infinito e il quotidiano, attorno all’albero sempre verde della vita.

La nostra sorgente è sana; l’uomo non è cattivo, solo che si sbaglia facilmente. Ma non esiste vicenda umana senza un grammo di luce: perché ogni cosa è “tôv”, bella e buona, illuminata, l’intero creato è un atto d’amore sussurrato.

Che aria di libertà! Apri il vangelo e senti che ti riporta a casa. Senti una boccata d’aria fresca dentro l’afa pesante dei soliti, piccoli discorsi, uno spruzzo d’acqua fresca e buona come l’essenziale.

Qual è la differenza tra superfluo ed essenziale?

Non ho più dimenticato un antico professore che me lo spiegava così: superfluo è tutto ciò che va dalla pelle in fuori; essenziale è tutto ciò che va dalla pelle in dentro. I farisei andavano dalla pelle in fuori: lava, pulisci risciacqua, spolvera. Gesù va dalla pelle in dentro.

Ritorna al tuo cuore: per quasi mille volte nella Bibbia ricorre il termine cuore, che non indica la sede dei sentimenti o delle emozioni, ma il luogo dove nascono le azioni e i sogni, dove si sceglie la vita o la morte, Dove si è felici o no. Dove ci sono campi di grano e anche erbe cattive.

Gesù vuole evangelizzare il cuore, far scendere vangelo sulle nostre zolle di durezza e sui desideri oscuri.

Tu non concederai loro il diritto di sedere alla tua tavola, non permettere loro di galoppare sulle praterie del tuo cuore, perché tracciano strade di morte.

Evangelizzare significa far scendere sul cuore un messaggio felice, e quello di Gesù ribadisce che la sorgente è pura, ma ha bisogno della tua cura.

Custodisci con ogni cura il tuo cuore,
perché da esso sgorga la vita (Proverbi 4,23)

Bellissimo compito profetico: chiamati tutti a bypassare tanta polvere, tanto fumo, tanta apparenza.

Liberiamo la Parola di Dio dai sequestri anche ecclesiastici, da regoline, da piccolezze polverose che rubano luce al messaggio, e il vangelo ci darà ali per volare su un mondo bello, su un mondo nato buono.


Intenzione di preghiera per il mese di Settembre 2024: Preghiamo per il grido della Terra. (commento, testo, video e tweet)

Intenzione di preghiera per il mese di Settembre 2024 
Preghiamo per il grido della Terra.
 
  • Nel Video del Papa di settembre, Francesco invita a pregare per la cura del pianeta e ad ascoltare “il dolore dei milioni di vittime dei disastri ambientali”
  • Nel suo videomessaggio, il Papa sottolinea che “coloro che soffrono maggiormente le conseguenze di questi disastri sono i poveri”’ e che “dobbiamo impegnarci nella lotta contro la povertà e nella protezione della natura”.
  • “La Terra ha la febbre. E si sente male”, dice Francesco, e chiede “risposte non solo ecologiche, ma anche sociali, economiche e politiche”.

Guarda il video

Il testo in italiano del videomessaggio del Papa

Preghiamo per il grido della Terra. 
Se misuriamo la temperatura del pianeta, 
ci dirà che la Terra ha la febbre. 
E si sente male, come qualsiasi malato. 

Ma noi ascoltiamo questo dolore? 
Ascoltiamo il dolore dei milioni di vittime dei disastri ambientali? 
Coloro che soffrono maggiormente 
le conseguenze di questi disastri sono i poveri, 
coloro che sono costretti a lasciare la propria casa 
a causa di inondazioni, ondate di calore o siccità. 

Affrontare le crisi ambientali causate dall’uomo, 
come la crisi climatica, l’inquinamento o la perdita di biodiversità, 
richiede risposte non solo ecologiche, 
ma anche sociali, economiche e politiche. 

Dobbiamo impegnarci nella lotta contro la povertà 
e nella protezione della natura, 
cambiando le nostre abitudini personali 
e quelle della nostra comunità. 

Preghiamo perché ciascuno di noi ascolti con il cuore il grido della Terra 
e il grido delle vittime dei disastri ambientali e della crisi climatica, 
impegnandosi in prima persona a custodire il mondo che abitiamo.

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Nel suo videomessaggio, che la Rete Mondiale di Preghiera del Papa ha realizzato questo mese con il sostegno del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Francesco si chiede se “ascoltiamo” il dolore della Terra, “il dolore dei milioni di vittime dei disastri ambientali”, e chiede all’umanità “risposte non solo ecologiche, ma anche sociali, economiche e politiche“.

L’uomo e la creazione

Uragani, incendi, maremoti, siccità. ghiacciai che si sciolgono: il grido della Terra, raccontato dal Video del Papa di settembre, si fa sentire sempre di più. Le immagini che accompagnano le parole di Francesco mostrano gli effetti della crisi climatica sugli uomini: persone in fuga dalle catastrofi ambientali, migranti in aumento a causa degli effetti del clima, bambini costretti a percorrere decine di chilometri alla ricerca di un po’ d’acqua. “Coloro che soffrono maggiormente le conseguenze di questi disastri – denuncia Francesco – sono i poveri, coloro che sono costretti a lasciare la propria casa a causa di inondazioni, ondate di calore o siccità”.

Le preoccupazioni del Papa sono confermate da studi autorevoli: secondo il Forum Economico Mondiale, i Paesi a basso reddito producono un decimo delle emissioni, ma sono i più colpiti dal cambiamento climatico. Si stima che, entro il 2050, il cambiamento climatico incontrollato costringerà oltre 200 milioni di persone a migrare all’interno dei propri Paesi e spingerà 130 milioni di persone nella povertà.

“Lotta contro la povertà” e “protezione della natura”, per Francesco, sono due cammini paralleli, che vanno percorsi allo stesso modo: “cambiando le nostre abitudini personali e quelle della nostra comunità”. L’uomo, vittima della crisi ambientale, può essere dunque anche l’artefice del cambiamento, e le immagini del Video del Papa lo mostrano: dalla gestione dei rifiuti alla mobilità, passando per l’agricoltura e la stessa politica, c’è molto da fare e dipende tutto da noi. Perché il destino dell’uomo e quello della creazione – come ha ribadito Francesco nel suo Pontificato, prima con l’enciclica Laudato si’ (2015) e poi con l’esortazione apostolica Laudate Deum (2023) – non possono essere separati.

Sperare e agire con il Creato

Queste riflessioni sono in linea anche con il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato 2024, il cui tema quest’anno è una riflessione teologica ispirata alla Lettera di San Paolo ai Romani: “Spera e agisci con il creato”. “La salvaguardia del creato è dunque una questione, oltre che etica, eminentemente teologica: riguarda, infatti, l’intreccio tra il mistero dell’uomo e quello di Dio”, dice il Papa nel suo messaggio, e aggiunge: “in gioco non c’è solo la vita terrena dell’uomo in questa storia, c’è soprattutto il suo destino nell’eternità”.

Il Tempo del Creato – un’iniziativa del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale che promuove la celebrazione della vita e la protezione della creazione di Dio – inizierà il prossimo 1° settembre e si concluderà il 4 ottobre, giorno della festa di San Francesco d’Assisi, patrono dell’ecologia.

Proprio il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha collaborato alla realizzazione del Video del Papa di questo mese. Il suo Prefetto, cardinale Michael Czerny, dichiara: “La creazione geme. La sua sofferenza è causata dall’uomo, in origine custode e divenuto dominatore, che ‘con arroganza mette la Terra in una condizione dis-graziata, cioè priva della grazia di Dio’. Tuttavia, nel messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, il Santo Padre ci invita, come cristiani, a sperare e agire con il Creato, che potremmo tradurre come vivere nella Fede. Si tratta di ascoltare lo Spirito Santo, che è amore, non soltanto verso il prossimo, ma anche verso il Creato, che è opera di Dio e per questo interconnesso con l’uomo. Solo liberando la Terra dalla condizione di schiavitù in cui l’abbiamo sottoposta, torneremo anche noi liberi, anticipando la gioia della salvezza in Cristo”.

Le sfide della politica

Padre Frédéric Fornos S.J., Direttore Internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, commenta: “La Terra grida. Con il grido della Terra, ascoltiamo anche il grido delle vittime delle calamità ambientali e del cambiamento climatico, il cui impatto colpisce in modo più acuto e diretto i Paesi con meno risorse. Non voltiamo la testa, non restiamo indifferenti. Mettiamo nomi e volti sulle calamità e sui drammi vissuti in molti Paesi, ricordando questi ultimi due anni: gli immensi incendi boschivi in Canada, che hanno devastato milioni di ettari e costretto migliaia di persone ad evacuare le proprie case; gli incendi devastanti in Australia, che hanno ucciso milioni di animali e distrutto habitat naturali; le inondazioni catastrofiche in Pakistan, che hanno sommerso un terzo del Paese, causando centinaia di morti e milioni di sfollati; le alluvioni improvvise in Germania e in Belgio, che hanno portato via vite e distrutto infrastrutture; la grave siccità in Amazzonia, che minaccia l’unicità della biodiversità di questa regione; le ondate di calore estreme in India, che hanno causato centinaia di decessi e condizioni di vita insostenibili per milioni di persone; gli uragani devastanti negli Stati Uniti e nei Caraibi, che hanno provocato distruzioni massicce e perdite umane. La Terra grida.

La pandemia, come un treno ad alta velocità costretto a fermarsi un momento in piena campagna, avrebbe potuto essere un tempo per ascoltare, per verificare se sappiamo dove stiamo andando, per riorientare la nostra società, la nostra vita, prima che sia troppo tardi, proteggendo la nostra casa comune… ma tanti interessi ci accecano. Papa Francesco ci invita a pregare, perché solo la preghiera può risvegliare i nostri cuori anestetizzati.”

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Anche nel mese di Agosto l'intenzione di preghiera del Papa è stata divulgata con un tweet



Enzo Bianchi Il bene di tutti per il futuro

Enzo Bianchi
Il bene di tutti per il futuro


La Repubblica - 26 agosto 2024

C’è una nozione decisiva per l’umanizzazione, per la qualità non solo dell’essere ma del vivere, anzi del convivere, ed è la nozione del “bene comune”. Sappiamo che la politica è la ricerca del bene comune nella polis, ma resta vero che oggi ciò che è venuto meno, e dunque impedisce alla politica di avere ragioni convincenti è il bene comune.

Bene comune significa una ricerca del bene fatta con gli altri, mai senza gli altri, una ricerca che impedisce a se stessi di essere contro gli altri, in una visione non miope, che limita lo sguardo solo all’oggi, ma tesa a prospettare un futuro preoccupandosi anche delle nuove generazioni e del domani della terra. Perché le nostre scelte, i nostri comportamenti, i nostri modi di vivere oggi devono anche essere letti come doveri nostri nei confronti dell’umanità di domani. Dobbiamo avere coscienza che, come scriveva Lucrezio nel De rerum natura, “sempre si rinnova l’insieme delle cose, sempre i mortali vivono di scambi reciproci. Alcune specie prosperano, altre declinano, e con rapidità si alternano le generazioni dei viventi: come staffette in una corsa si passano l’un l’altra la fiaccola della vita” (II, 75-79).

Non dobbiamo contrapporre le generazioni né dimenticare che esse si sovrappongono e che l’umanità di esse è costituita. Bene comune è dunque un bene da decifrarsi nel tempo, tra l’oggi e il futuro, e nello spazio, tra tutte le culture, tutti i popoli, tutti gli esseri umani a livello planetario. Non c’è giustizia se non c’è solidarietà tra i popoli e tra le generazioni, e non c’è solidarietà tra i popoli e le generazioni se non si cerca di instaurare la giustizia. Il bene comune deriva dall’esercizio sempre rinnovato della giustizia e, di conseguenza, della solidarietà, della legalità, dell’equità, della responsabilità. E il fondamento di queste, la loro ragione è la fraternità, cioè il riconoscimento di un legame tra tutti gli uomini e le donne del pianeta, fondato sulla coscienza di una dignità assoluta di ciascuno di loro.

Il bonum commune, la pubblica utilitas dovrebbe essere il primo criterio da perseguire con tutti i mezzi in grado di umanizzare ogni singola persona e la vita sociale: non la felicità – come alcuni pensano – perché in nome della felicità, sempre considerata come individuale, si può contraddire il bene comune. Bene comune, come bene della comunità, dove si mettono insieme il munus, i munera, cioè gli impegni, i doveri, e i propri doni, perché la polis sia il luogo dove gli umani diventano più umani… E proprio per questo cammino di umanizzazione essi hanno bisogno di perseguire una custodia della terra, con campagne coltivate bene, capaci di fornirci cibo sano e di qualità; con città in cui la vita sociale non è omologata e mortificata, ma ordinata e, soprattutto, in grado di vivere con una “cultura” che dia senso e speranza, con un paesaggio rispettato e segnato dalla bellezza, con istituzioni a servizio del cittadino e con una ricerca di vie nuove del vivere insieme, vie che accrescano la cittadinanza e la solidarietà.

Ecco cos’è il bene comune, proprio quel bene che vediamo oggi tanto contraddetto da alcune vie perseguite senza freno: il mercato idolatrato, il potere del denaro sempre più esaltato, il profitto della finanza quasi non contestato, l’illegalità sempre più diffusa… Non sono in direzione del bene comune questi esercizi in atto di tirannia possibile in un regime democratico, esercizi ai quali assistiamo quasi senza più indignarci, perché consentiti dalla maggioranza!
(fonte: blog dell'autore)


venerdì 30 agosto 2024

PARALIMPIADI 2024 - Strisciando per scendere dal treno

Simul currebant
Giochi di pace

Strisciando per scendere dal treno 



Se Tanni Grey-Thompson — star paralimpica britannica con un quintale di medaglie e membro della Camera dei Lord — arrivando a Parigi per i Giochi è costretta a scendere dal treno «strisciando» (parola sua, letterale) perché non c’era l’assistenza prevista per le persone con disabilità, vuol dire che è ancora lontana quella «rivoluzione sociale e culturale» che dovrebbe rappresentare proprio le Paralimpiadi, così come si sono presentate ieri sera al mondo con la cerimonia di apertura.

Grey-Thompson è un’atleta di punta, sa muoversi con agilità anche tra gli ostacoli. Eppure per scendere dal suo treno ha dovuto «strisciare» lanciando i bagagli dal finestrino, lei che per la spina bifida è su una sedia a rotelle. Ma una persona con disabilità, senza il talento sportivo di Tanni, come avrebbe fatto a scendere da quel treno?

E da tutti i “treni” della vita quotidiana?

La cerimonia di apertura delle Paralimpiadi è stata una forte testimonianza di volontà di inclusione, di giustizia, con una esposizione mediatica travolgente. A Parigi hanno sfilato atlete e atleti, con i loro allenatori, che non si vergognano della disabilità. Anzi, la “sbandierano” persino con fierezza. Certi di non rappresentare solo se stessi ai Giochi, di gareggiare anche per ogni persona in cerca di un riscatto. Insomma, non ci si deve più nascondere perché disabili.

Lo sport può essere una forza sociale inarrestabile. Tra pochi giorni in Italia, e non solo, iniziano le scuole: la medaglia d’oro da vincere — e che le Paralimpiadi possono incoraggiare, con le loro storie appassionanti — è che non ci siano alunne e alunni con disabilità senza insegnanti (preparati, motivati) di sostegno. E sì, le emozioni suscitate dalle Paralimpiadi possono servire anche a fare in modo che provvedere agli insegnanti di sostegno sia una priorità (assoluta). Perché è un diritto, un fatto di civiltà.

In questa prospettiva, la storica presenza del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, a Parigi per la cerimonia inaugurale dei Giochi paralimpici è un segno forte. Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico, rilancia: «Utilizziamo lo sport per accendere i riflettori sul diritto della piena cittadinanza delle persone con disabilità, anche e soprattutto per gli anziani e per coloro che non potranno mai praticare sport».

Significa che lo sport può trascinare la società a garantire a tutti (nessuno escluso) un percorso scolastico regolare, l’avviamento al mondo del lavoro, una vita piena e degna (cure mediche, divertimento e sport compresi). È sì questione pratica di barriere architettoniche gravi (ce ne sono anche nella Parigi paralimpica, figuriamoci in luoghi non sotto i riflettori). Ma, soprattutto, di ingiuste barriere culturali e sociali.
(fonte: L'Osservatore Romano, articolo di Giampaolo Mattei 22/08/2024)

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Vedi anche il post precedente:


Giubileo “centrifugo”: l’ascolto di Francesco

Giubileo “centrifugo”: l’ascolto di Francesco

Quello di Francesco è un magistero sociale nei gesti prima che nei documenti e già la scelta del suo nome ne aveva delineato il programma



Francesco era un ascoltatore.
Ascoltò la voce di Dio.
Ascoltò la voce dei poveri.
Ascoltò la voce degli ammalati e quella della natura.

Con queste parole, riferite al poverello di Assisi e pronunciate da papa Francesco in una sequenza del documentario “The letterfilm.org”, vorrei aprire questa riflessione sul contributo – che è sotto gli occhi di tutti noi – offerto dal Vescovo di Roma venuto dall’altra parte del mondo ad un Giubileo che sia davvero “centrifugo”.

Rivedere questa sequenza mi ha portato alla mente le parole di Giovanni che sono un invito alla comunità dei credenti: “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese” (Ap 2-3). Non solo il credente, come Francesco, deve mettersi in ascolto della voce di Dio. La stessa Chiesa cattolica, con la Costituzione Conciliare Gaudium et Spes si è voluta mettere in ascolto del mondo, degli uomini e delle donne che sono i destinatari dell’amore di Dio annunciato da Gesù di Nazareth ma che devono essere ascoltati e accolti prima di qualsiasi proposta cristiana.

Ritengo che quello del Vescovo di Roma venuto dall’Argentina sia un Magistero profondamente caratterizzato dalla dimensione sociale, nei gesti prima ancora che nei Documenti. Come non dimenticare il suo primo viaggio apostolico fuori del Vaticano a Lampedusa? L’attenzione agli ultimi e il desiderio di indirizzare tutti noi a questo focus, inizia da qui. E poi, in oltre dieci anni di Ministero, tanti altri momenti ed eventi segnati da queste coordinate:
  • L’istituzione della “Giornata Mondiale dei poveri” che precede quella di Cristo Re;
  • Il pellegrinaggio ai luoghi di vita dei testimoni del XX secolo quali don Lorenzo Milani, don Primo Mazzolari e don Tonino Bello;
  • La scelta di celebrare il gesto della lavanda dei piedi del Giovedì Santo nelle carceri;
  • L’incontro con i movimenti popolari e il loro programma-solgan fondamentale dei diritti da realizzare: “terra, casa, lavoro”;
  • La proposta di vie nuove per un’economia più attenta allo sviluppo integrale dell’uomo, sfociata nei percorsi di The Economy of Francesco;
  • I suoi gesti e le sue scelte più personali, come quelle di vivere a Santa Marta e non nel Palazzo Apostolico, di rinunciare alle ferie a Castel Gandolfo, di rinunciare al suo stipendio, di farsi vicino a varie persone attraverso delle telefonate, di fare il “Vescovo di Roma” con la visita alle parrocchie della Diocesi;
  • Le sue “parole d’ordine”: “Chiesa in uscita”, “Chiesa ospedale da campo” “globalizzazione dell’indifferenza”;
  • L’istituzione di un altro Giubileo, quello della Misericordia, celebrato il 2015, e iniziato con il segno di decentrare il focus da Roma al mondo, con l’apertura della porta Santa a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana;
  • Il suo utilizzo dei media, particolarmente sentito durante le celebrazioni a Santa Marta durante la chiusura del lockdown durante la pandemia di Covid-19;
  • La sua scelta interessante di rivolgersi ai bambini per dare un segno agli adulti, così come il suo predecessore Giovanni Paolo II fece, “inventando”, a suo tempo, le “Giornate Mondiali della Gioventù”;
  • Il suo percorso di dialogo ecumenico con le Chiese Riformate ed Ortodosse e l’istituzione dell’”Alto Comitato per la Fratellanza umana” per un dialogo che abbracci gli uomini delle Religioni e non.
Sono evidenti dunque le linee di sviluppo che portano il Magistero di Francesco a porsi in continuità con le indicazioni del Concilio Vaticano II e quelle del Magistero Sociale della Chiesa prodotte dai documenti sociali dei suoi predecessori.

Purtroppo le sue denunce verso i molteplici mali prodotti dall’uomo – commercio delle armi, speculazione finanziaria, violazione dei diritti umani fondamentali – accompagnate ai suoi continui appelli perché taccia la via delle armi e si cerchino soluzioni di pace (in Ucraina, Israele e Palestina, Myanmar, Yemen, Sudan, ecc.) sono apprezzate, ma di fatto inascoltate (vedi qui).

Sicuramente il documento sociale di più grande significato è la Laudato Sii, la prima enciclica sui temi dell’ecologia, che rileva in maniera chiara come siamo ad un “punto di non ritorno”, chiamati a compiere scelte indifferibili come comunità nazionali ed internazionali per la salvaguardia della “Casa comune”.

L’invito ai protagonisti del cambiamento presenti nel documentario “The letter.org” è una chiara indicazione. Occorre una collaborazione ed una connessione tra i movimenti popolari, tra i movimenti dei giovani, tra gli scienziati e tra i poveri del mondo, con i cui occhi è possibile leggere le realtà e lavorare ai necessari cambiamenti. Con la speranza, nel cui orizzonte teologale Francesco ci invita a vivere il prossimo Giubileo, che siano realizzati attraverso la nostra propensione a vivere le dinamiche di un Giubileo veramente “centrifugo” .
(fonte: Vino Nuovo, articolo di Alessandro Manfridi 29/08/2024)


giovedì 29 agosto 2024

Via alla Paralimpiade parigina: “E’ una rivoluzione, quella dell’inclusione”

Via alla Paralimpiade parigina:
“E’ una rivoluzione, quella dell’inclusione”

Con la cerimonia di apertura tenutasi fra gli Champs Elysée e Place de la Concorde si sono aperti i Giochi Paralimpici. Parsons (Ipc): “Questi atleti mostreranno cosa possono realizzare le persone con disabilità quando vengono rimossi gli ostacoli”

Foto: Cip/Alegni

“Nessuna presa della Bastiglia, nessuna ghigliottina, inizia la più bella di tutte le rivoluzioni: la rivoluzione paralimpica”. Le parole di Tony Estanguet, presidente del Comitato Organizzatore di Parigi 2024, provano a dare profondità storica all’inaugurazione dei 17esimi Giochi Paralimpici, iniziati ieri con una spettacolare cerimonia di apertura in Place de la Concorde cui hanno assistito 50 mila persone. Un’arena all’aperto nel cuore di Parigi, con gli atleti di 168 delegazioni a sfilare per mostrare al mondo la forza e la potenza del messaggio paralimpico.

“Stasera - dice Estanguet agli atleti, fra gli applausi del pubblico - i rivoluzionari siete voi. Come i nostri antenati, avete audacia, coraggio e determinazione, e state lottando per una causa più grande di voi. Nel vostro caso, le armi sono le vostre performance, sono i vostri record, sono le emozioni dello sport. Spesso avete vissuto con persone che vi elencavano tutte le cose che non eravate in grado di fare, finché un giorno sei entrato per la prima volta in una società sportiva. Quel giorno - ha continuato Estanguet come parlando a ciascuno degli atleti presenti - hai capito che lo sport non ti avrebbe imposto limiti, che non ti avrebbe mai inserito in uno schema. Come tutti gli atleti, ti sei allenato, hai sudato, hai fallito e ti sei rialzato. Così voi tutti siete diventati i grandi campioni che siamo onorati di avere con noi stasera. Ciò che vi rende rivoluzionari è che, quando vi hanno detto "no", avete continuato. Quando vi hanno detto "disabilità", avete hai risposto "prestazione". Quando vi hanno detto che era impossibile, voi l'avete fatto. E stasera ci invitate a unirci a voi in questa rivoluzione paralimpica. Stasera ci invitate a cambiare le nostre prospettive, a cambiare i nostri atteggiamenti, a cambiare la nostra società per dare finalmente a ogni persona il suo pieno posto. Perché quando lo sport inizierà, non vedremo più uomini e donne con disabilità, vedremo voi: vedremo campioni. E insieme a voi rivivremo tutto ciò che di più bello lo sport ha da offrire”, così come è stato un mese fa per i Giochi Olimpici.

Sono i discorsi del presidente del Comitato organizzatore Tony Estanguet e del presidente del Comitato Paralimpico Internazionale, Andrew Parsons, ad evidenziare il significato e la potenza dell’evento: “Gli atleti paralimpici - ha detto - non sono qui per partecipare: non stanno giocando, sono qui per competere, vincere e infrangere i record mondiali. Ma essi - ha precisato - sono qui per raggiungere qualcosa di molto più grande della gloria personale: vogliono uguaglianza e inclusione per se stessi e per gli 1,3 miliardi di persone con disabilità nel mondo. Attraverso le loro performance, gli atleti paralimpici sfideranno lo stigma, cambieranno gli atteggiamenti e ridefiniranno i limiti di ciò che pensiamo sia possibile. I Giochi Paralimpici di Parigi 2024 mostreranno cosa possono realizzare le persone con disabilità ai massimi livelli quando vengono rimossi gli ostacoli al successo. Il fatto che queste opportunità esistano in gran parte solo nello sport nel 2024 è scioccante. È la prova che possiamo e dobbiamo fare di più per promuovere l'inclusione della disabilità, che sia sul campo da gioco, in classe, in sala concerti o in sala riunioni. Ecco perché, a 225 anni di distanza da quando Place de la Concorde fu al centro della Rivoluzione francese, spero che i Giochi Paralimpici di Parigi 2024 inneschino una rivoluzione dell'inclusione”. E ha rimarcato: “Ogni persona con disabilità merita l'opportunità di prosperare e vivere una vita libera da barriere, discriminazioni ed emarginazioni”.

E’ il presidente Emmanuel Macron a dichiarare aperti i Giochi Paralimpici nel mezzo di uno spettacolo inaugurale durato oltre tre ore e mezzo e caratterizzato da cinque quadri che giocando con il luogo e il nome della piazza sono passati dalla “discordia” (simboleggiando l’esclusione sociale delle persone con disabilità) alla “concordia” finale, caratterizzata da una realtà inclusiva in cui tutti hanno diritto ad un posto nella società. Sono andati in scena, sul palco costruito intorno all’obelisco, circa 500 artisti, fra cui oltre 140 ballerini e 16 performer con disabilità, con un mix di musica che ha alternato musiche di più generi.

La sfilata degli atleti, durata oltre due ore, ha rappresentato il cuore della celebrazione: l’Italia, applaudita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con i due portabandiera Luca Mazzone e Ambra Sabatini, ha portato una delegazione che complessivamente conta 141 atleti. Hanno sfilato anche gli atleti di Israele e la delegazione della Palestina - applausi per entrambi - e un’ovazione ha accolto, sul finale, l’ingresso nella piazza della squadra ucraina, con tutta la tribuna autorità in piedi.

“Ci troviamo - ha detto Parsons nel suo discorso - nella città più bella del mondo, in uno dei momenti più critici della nostra storia recente. In un'epoca di crescenti conflitti globali, di crescente odio e di crescente esclusione, lasciamo che lo sport sia il collante sociale che ci unisce. Qui, ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024, celebreremo ciò che ci rende diversi, dimostreremo che c'è forza nella differenza, bellezza nella differenza e che la differenza è una potente forza per il bene”. Per concludere: “Attraverso il potere dello sport, dimostriamo ai leader mondiali che l'unità è possibile, che possiamo unirci come rivali in pace, giocare secondo le regole e avere un impatto positivo sulla società”.

Dopo la sfilata degli atleti, due atleti paralimpici francesi hanno pronunciato il giuramento paralimpico: Sandrine Martinet, tripla medaglia di bronzo paralimpica francese e campionessa di para judo a Rio 2016, e Arnaud Assoumani, campione paralimpico francese di salto in lungo a Pechino 2008, che è anche due volte medaglia d'argento e due volte medaglia di bronzo. John Mc Fall, paralimpico e primo astronauta con disabilità a entrare nell'Agenzia spaziale europea, ha portato la bandiera paralimpica a Place de la Concorde, insieme a Damien Seguin, tre volte medaglia paralimpica francese e primo atleta paralimpico a navigare in solitaria intorno al mondo, classificandosi 7° nell'edizione 2020-2021 del Vendée Globe. Dodici campioni paralimpici francesi e internazionali hanno poi portato la fiamma al braciere, accompagnati da una coreografia al ritmo del Bolero di Ravel.

Il legame fra i Giochi Olimpici e Paralimpici è stato sottolineato anche in questa circostanza, così come era avvenuto in entrambe le cerimonie olimpiche. Stavolta, per simboleggiare questo legame, è stato Florent Manaudou, portabandiera della delegazione francese e vincitore di 2 medaglie di bronzo ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, a portare la Fiamma in Place de la Concorde e a passarla a Michael Jeremiasz, campione paralimpico di tennis in carrozzina a Pechino 2008 e ora capo missione della Federazione Francese.

Poi la scelta di onorare tre campioni in carica internazionali e leggende dello sport paralimpico per celebrare i grandi atleti da tutto il mondo: ecco allora un volto noto al pubblico italiano ma anche a quello francese ed internazionale, Beatrice Vio, due volte vincitrice ai Giochi di Tokyo e quattro volte medaglia in assoluto, insieme all'americana Oksana Masters, 17 volte medaglia paralimpica in quattro diversi sport paralimpici (sci di fondo, biathlon, ciclismo e canottaggio) e infine Markus Rehm, icona tedesca dell'atletica paralimpica e tre volte campione paralimpico di salto in lungo.

La Fiamma Paralimpica è stata poi portata nell’adiacente Giardino delle Tuileries da Assia El Hannouni, l'atleta francese di maggior successo nell'atletica paralimpica con otto titoli, tra cui quattro medaglie d'oro eccezionali ad Atene 2004, da Christian Lachaud, l'atleta paralimpico francese di maggior successo ai Giochi Paralimpici, con 10 medaglie d'oro e un totale di 14 medaglie nella scherma in carrozzina, e infine da Béatrice Hess, l'atleta francese di maggior successo e più impegnata ai Giochi Olimpici, Paralimpici, estivi e invernali combinati, con 26 medaglie tra cui 20 d'oro.

Al termine di questa staffetta della fiaccola paralimpica, il braciere di Parigi 2024 - rappresentato da un grande pallone con le fattezze di una mongolfiera - è stato infine acceso insieme dagli ultimi cinque tedofori, tutti della squadra francese in gara ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024: Alexis Hanquinquant, campione paralimpico di triathlon paralimpico a Tokyo 2020; Nantenin Keita, campione paralimpico di atletica paralimpica, 400 m, a Rio 2016 e quattro volte medaglia nella classifica generale; Charles-Antoine Kouakou, campione paralimpico in carica nella categoria 400 m T20 a Tokyo 2020, di atletica paralimpica; Elodie Lorandi, l'atleta attiva più decorata con sette medaglie nel nuoto paralimpico, tra cui un oro nei 400 m stile libero a Londra 2012 e Fabien Lamirault, l'atleta francese di maggior successo della delegazione di Parigi 2024, quattro volte medaglia d'oro nel tennistavolo paralimpico e sei volte medaglia in assoluto. E a quel punto, fuochi d’artificio in cielo e la Torre Eiffel sullo sfondo del panorama parigino che si illumina ancor più. Spazio alle gare, la parola ora passa alla competizione sportiva.
(fonte: Redattore Sociale, articolo di Stefano Caredda 29/08/2024)

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Papa Francesco «Cari fratelli e sorelle, uniamo i cuori e le forze, perché i mari e i deserti non siano cimiteri, ma spazi dove Dio possa aprire strade di libertà e di fraternità.» Udienza Generale 28/08/2024 (foto, testo e video)

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 28 agosto 2024


Anche l’ultima udienza generale di agosto è cominciata con quattro bambini sulla jeep bianca scoperta, a far da compagnia al Papa – apparso sorridente e rilassato – durante il consueto giro tra i vari settori della piazza delimitata dal colonnato del Bernini, prima dell’inizio della catechesi. Molti i bambini, la maggior parte di pochi mesi, che Francesco ha salutato e accarezzato lungo il percorso, grazie al solerte aiuto degli uomini della Gendarmeria vaticana. I piccoli ospiti sulla papamobile hanno salutato anche loro a più riprese, imitando il Pontefice, la folla accalcata lungo le transenne per guadagnarsi una posizione ottimale per le foto e i selfie.
Non la consueta catechesi, stamane, bensì una meditazione sul tema “Mare e deserto”, tema tratto dal Salmo 107. Un “fuori programma” per poter fermarsi “a pensare alle persone che – anche in questo momento – stanno attraversando mari e deserti per raggiungere una terra dove vivere in pace e sicurezza.





 

 








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Il testo qui di seguito include anche parti non lette che sono date ugualmente come pronunciate.

Catechesi. Mare e deserto.


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi rimando la consueta catechesi e desidero fermarmi con voi a pensare alle persone che – anche in questo momento – stanno attraversando mari e deserti per raggiungere una terra dove vivere in pace e sicurezza.

Mare e deserto: queste due parole ritornano in tante testimonianze che ricevo, sia da parte di migranti, sia da persone che si impegnano per soccorrerli. E quando dico “mare”, nel contesto delle migrazioni, intendo anche oceano, lago, fiume, tutte le masse d’acqua insidiose che tanti fratelli e sorelle in ogni parte del mondo sono costretti ad attraversare per raggiungere la loro meta. E “deserto” non è solo quello di sabbia e dune, o quello roccioso, ma sono pure tutti quei territori impervi e pericolosi, come le foreste, le giungle, le steppe dove i migranti camminano da soli, abbandonati a se stessi. Migranti, mare e deserto. Le rotte migratorie di oggi sono spesso segnate da attraversamenti di mari e deserti, che per molte, troppe persone – troppe! –, risultano mortali. Per questo oggi voglio soffermarmi su questo dramma, questo dolore. Alcune di queste rotte le conosciamo meglio, perché stanno spesso sotto i riflettori; altre, la maggior parte, sono poco note, ma non per questo meno battute.

Del Mediterraneo ho parlato tante volte, perché sono Vescovo di Roma e perché è emblematico: il mare nostrum, luogo di comunicazione fra popoli e civiltà, è diventato un cimitero. E la tragedia è che molti, la maggior parte di questi morti, potevano essere salvati. Bisogna dirlo con chiarezza: c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti – per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave. Non dimentichiamo ciò che dice la Bibbia: «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai» (Es 22,20). L’orfano, la vedova e lo straniero sono i poveri per eccellenza che Dio sempre difende e chiede di difendere.

Anche alcuni deserti, purtroppo, diventano cimiteri di migranti. E pure qui spesso non si tratta di morti “naturali”. No. A volte nel deserto ce li hanno portati e abbandonati. Tutti conosciamo la foto della moglie e della figlia di Pato, morte di fame e di sete nel deserto. Nell’epoca dei satelliti e dei droni, ci sono uomini, donne e bambini migranti che nessuno deve vedere: li nascondono. Solo Dio li vede e ascolta il loro grido. E questa è una crudeltà della nostra civiltà.

In effetti, il mare e il deserto sono anche luoghi biblici carichi di valore simbolico. Sono scenari molto importanti nella storia dell’esodo, la grande migrazione del popolo guidato da Dio mediante Mosè dall’Egitto alla Terra promessa. Questi luoghi assistono al dramma della fuga del popolo, che scappa dall’oppressione e dalla schiavitù. Sono luoghi di sofferenza, di paura, di disperazione, ma nello stesso tempo sono luoghi di passaggio per la liberazione – e quanta gente passa per i mari, i deserti per liberarsi, oggi –, sono luoghi di passaggio per il riscatto, per raggiungere la libertà e il compimento delle promesse di Dio (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2024).

C’è un Salmo che, rivolgendosi al Signore, dice: «Sul mare la tua via / i tuoi sentieri sulle grandi acque» (77,20). E un altro canta così: «Guidò il suo popolo nel deserto, / perché il suo amore è per sempre» (136,16). Queste parole sante ci dicono che, per accompagnare il popolo nel cammino della libertà, Dio stesso attraversa il mare e il deserto; Dio non rimane a distanza, no, condivide il dramma dei migranti, Dio è con loro, con i migranti, soffre con loro, con i migranti, piange e spera con loro, con i migranti. Ci farà bene, oggi pensare: il Signore è con i nostri migranti nel mare nostrum, il Signore è con loro, non con quelli che li respingono.

Fratelli e sorelle, su una cosa potremmo essere tutti d’accordo: in quei mari e in quei deserti mortali, i migranti di oggi non dovrebbero esserci – e ce ne sono, purtroppo. Ma non è attraverso leggi più restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i respingimenti che otterremo questo risultato. Lo otterremo invece ampliando le vie di accesso sicure e le vie di accesso regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, dalle violenze, dalle persecuzioni e dalle tante calamità; lo otterremo favorendo in ogni modo una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà. E unendo le forze per combattere la tratta di esseri umani, per fermare i criminali trafficanti che senza pietà sfruttano la miseria altrui.

Cari fratelli e sorelle, pensate a tante tragedie dei migranti: quanti muoiono nel Mediterraneo. Pensate a Lampedusa, a Crotone … quante cose brutte e tristi. E vorrei concludere riconoscendo e lodando l’impegno di tanti buoni samaritani, che si prodigano per soccorrere e salvare i migranti feriti e abbandonati sulle rotte di disperata speranza, nei cinque continenti. Questi uomini e donne coraggiosi sono segno di una umanità che non si lascia contagiare dalla cattiva cultura dell’indifferenza e dello scarto: quello che uccide i migranti è la nostra indifferenza e quell’atteggiamento di scartare. E chi non può stare come loro “in prima linea” – penso a tanti bravi che stanno lì in prima linea, a Mediterranea Saving Humans e tante altre associazioni –, non per questo è escluso da tale lotta di civiltà: noi non possiamo stare in prima linea ma non siamo esclusi; ci sono tanti modi di dare il proprio contributo, primo fra tutti la preghiera. E a voi domando: voi pregate per i migranti, per questi che vengono nelle nostre terre per salvare la vita? E “voi” volete cacciarli via.

Cari fratelli e sorelle, uniamo i cuori e le forze, perché i mari e i deserti non siano cimiteri, ma spazi dove Dio possa aprire strade di libertà e di fraternità.

Guarda il video della catechesi

Saluti
...

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti all’incontro estivo per Seminaristi –, ai quali auguro di continuare la formazione nutrendosi della Parola di Dio e del Pane di vita; saluto altresì i gruppi parrocchiali, specialmente quelli di Marinella-Bagnara Calabra e di Rovato. Accolgo con gioia i cresimandi della Diocesi di Chiavari: cari ragazzi e ragazze, con i doni dello Spirito Santo, che avete ricevuto nella Cresima, la vostra amicizia con Gesù è diventata più intima e si alimenta con l’Eucaristia. Per questo vi incoraggio a partecipare con fedeltà alla Messa domenicale e ad accostarvi anche al Sacramento della Penitenza, alla Confessione: è l’incontro con Gesù che perdona i nostri peccati e ci aiuta a compiere il bene. Si dice – ma sono cattive lingue, credo – che la cresima è il sacramento dell’addio, che una volta ricevuta, nessuno torna in chiesa. Credo che non sia verità: voi tornate sempre in chiesa!

E pensiamo ai Paesi in guerra, tanti Paesi in guerra. Pensiamo alla Palestina, a Israele, alla martoriata Ucraina, pensiamo al Myanmar, al Nord Kivu e a tanti Paesi in guerra. Il Signore dia loro il dono della pace.

Il mio pensiero va infine ai giovani, agli ammalati, agli anziani e agli sposi novelli. Ad imitazione di Sant’Agostino, di cui oggi celebriamo la memoria liturgica, siate assetati della vera sapienza e cercate incessantemente il Signore fonte viva dell’eterno amore.

A tutti voi, la mia benedizione!

Guarda il video integrale

mercoledì 28 agosto 2024

Olimpiadi 2024 - Quelle Olimpiadi nella casa di riposo

Simul currebant
Giochi di pace

Quelle Olimpiadi nella casa di riposo
 

Margaux Rifkiss vince ogni mercoledì, da un anno, la sua medaglia. Francese, 28 anni, campionessa europea e argento mondiale a squadre in carica di sciabola, non manca mai all’appuntamento per far tirare di scherma gli anziani ospiti della casa di riposo Maison des Vergers a Montreuil, nel dipartimento della Senna-Saint-Denis. Età media degli “atleti” poco più di 90 anni: 88 il meno anziano e 102 — Marguerite — la meno giovane (ma la più agguerrita, non ci sta a perdere).

Margaux finisce di allenarsi (cinque ore al giorno) e sale in bici con in spalla il saccone con tutta l’attrezzatura per il suo team: sciabole di plastica (non appuntite), palline di gomma e tutto quello che serve per fare un po’ di sport e per non farsi male.

«Non è solo un servizio sociale ma un’esperienza che fa crescere anzitutto me» dice Margaux. «Mia nonna viveva in una casa di riposo: quando andavo a trovarla i suoi occhi si illuminavano mentre le parlavo della scherma, era come se lei fosse sempre in viaggio e non più in una struttura per anziani» ricorda. E così Margaux non ha esitato un istante, con la stessa rapida esplosività che richiede una stoccata, a vestire i panni dell’insegnante nella casa di riposo, sostenuta dalla Federazione di scherma francese.

«A mia nonna sarebbe piaciuto tantissimo! Ora non c’è più, però in qualche modo so di renderla felice perché lei avrebbe sicuramente partecipato alle mie lezioni!». La nonna, ecco la motivazione principale di Margaux.

Forte della laurea proprio in Silver economy all’Università di Aix-Marseille, spiega: «La scherma è uno sport senza barriere e i fatti confermano che si può praticare a ogni età, con il corretto equilibrio, anche perché per gli anziani migliora la qualità della vita: il sonno, l’appetito, l’umore, l’autostima».

Lo stile dell’allenamento — dura tra un’ora e un’ora e mezzo — è semplice: divertendosi, anche con “sfide” a chi fa più stoccate dopo il rituale saluto reciproco degli schermitori prima di ogni “assalto”. Non mancano esercizi di psicomotricità personalizzati, che aiutano ad esempio a coordinare i movimenti delle braccia o delle gambe, sempre «avendo un obiettivo sportivo preciso».

Per le persone anziane, insiste Margaux, «è davvero gratificante sentirsi comunque parte di uno sport olimpico che ha grandi valori. E lo si vede dalla concentrazione negli esercizi». Che rilancia: «Non c’è abbastanza attenzione per la salute mentale degli anziani eppure è una questione centrale. Gli studi scientifici dimostrano che incoraggiarli a non fermarsi aiuta anche a ritrovare la fiducia in se stessi e soprattutto a non perdere la dignità». Con medici, psicomotricisti e terapisti «lavoriamo su aspetti fisici, cognitivi, culturali e sociali per rompere l’isolamento degli anziani».

E sarebbe importante, dice, che il progetto fosse applicato su larga scala: «Il mio sogno oggi è che tutti gli anziani negli istituti possano praticare la scherma, sono stata incaricata dalla Federazione di formare nuovi maestri, per adattare la pratica sportiva nelle case di riposo con atleti di alto livello».
(fonte: L'Osservatore Romano, articolo di Giampaolo Mattei 22/08/2024)


Caro-scuola, stangata in arrivo per le famiglie

Caro-scuola, stangata in arrivo per le famiglie

Il Codacons denuncia un aumento del 15% rispetto al 2023: fra libri e materiale didattico la spesa per ogni studente sale a 1.300 euro, minando di fatto il diritto allo studio sancito dalla Costituzione


Con il rientro sui banchi ormai imminente le famiglie fanno i conti con il caro scuola. Una vera stangata, che metterà in difficoltà gli studenti di ordine e grado, minando di fatto uno dei diritti imprescindibili sanciti dalla Costituzione italiana: il diritto allo studio: basti pensare che la sola spesa per i libri, più di 500 euro a studente, arriverà ad assorbire circa un terzo dello stipendio di un lavoratore medio. Secondo il Condacons sono previsti, infatti, aumenti anche del 15% su libri e materiali e la spesa a studente salirà a circa 1.300 euro. Per ogni alunno – a certificarlo è anche l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori (Onf) – si spenderanno mediamente 647,00 euro per il corredo scolastico (+6,6% rispetto al 2023) e 591,44 euro per i libri (+18% rispetto al 2023). 
Le voci più care si confermano quelle relative allo zaino, specialmente se si scelgono le versioni trolley, per non portare pesi sulla schiena, e hi-tech, con power bank integrato per ricaricare i device (200 euro), e dei libri di testo: 591,44 euro, dicevamo, per i testi obbligatori e due dizionari, con un rincaro del 18% rispetto allo scorso anno. E se i prezzi dei diari arrivano fino a 35 euro, per un astuccio attrezzato con penne, matite, gomma da cancellare e pennarelli si sale a 60.

Le spese sono poi particolarmente alte per gli alunni delle classi prime: chi comincia la secondaria di primo grado spenderà mediamente 461,81 per libri e due dizionari e 647 euro per il corredo scolastico e i ricambi durante l’anno, per un totale di 1.108,81 euro. Uno studente di prima liceo spenderà 715,30 euro - libri e quattro dizionari - e 647 euro per il resto dei materiali: 1.362,30 euro in totale.

Un incubo, quello del caro libri, che fa capolino a ogni inizio anno. Certamente alcune strategie di risparmio ci sono, come l’acquisto dei testi usati che porta a un risparmio del 28%, ma non bastano. «In questi giorni tutte le televisioni stanno bombardando i ragazzi con pubblicità mirate agli acquisti necessari per la scuola. Non inseguendo le mode, per il corredo potreste spendere il 40% in meno, acquistando prodotti di identica qualità», mette in guardia il Codacons. A ogni modo si tratta di importi proibitivi per molte famiglie a cui si aggiungono i costi ancor più onerosi da sostenere per l’acquisto di un computer e dei programmi per utilizzarlo: 413,44 euro tra dispositivo, webcam, microfono, antivirus e programmi base, secondo l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori.

Fra le realtà che si stanno mobilitando, l'Associazione Italiana Genitori A.Ge lancia una petizione per ottenere i libri di testo gratuiti per la scuola dell'obbligo e lo sgravio fiscale del costo dei libri di testo per gli anni successivi: «L'istruzione dev'essere un diritto garantito e gratuito per tutti».
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Laura Bellomi 27/08/2024)