All’Angelus domenicale il Pontefice rinnova l’appello per il Medio Oriente, l’Ucraina, il Myanmar e tutte le zone di conflitto
Dialogo e negoziato per aprire strade di pace
Le «strade» della pace passano per il «dialogo» e il «negoziato», non per le «azioni» e le «reazioni violente». Lo ha ribadito in questi giorni Papa Francesco, che ai ripetuti appelli per la fine delle ostilità — in Medio Oriente come in Ucraina, in Myanmar, in Sudan e in ogni zona di conflitto — ha unito stamane una speciale preghiera per gli operatori umanitari, «specialmente per quelli che sono morti o sono rimasti feriti per portare aiuto alle persone colpite da guerre e disastri». Con il loro impegno essi «dimostrano — ha scritto sull’account @Pontifex — che possiamo essere “fratelli tutti” prendendoci cura degli altri».
Le inquietudini e le speranze di Francesco sono risuonate in particolare durante i due appuntamenti di preghiera mariana del 15 e del 18 agosto. All’Angelus della solennità dell’Assunzione il Pontefice ha voluto affidare ancora una volta alla Vergine Regina della pace «le ansie e i dolori delle popolazioni che in tante parti del mondo soffrono a causa di tensioni sociali e guerre». Nel manifestare la sua «preoccupazione» per «la gravissima situazione umanitaria a Gaza», il Papa ha chiesto «che si cessi il fuoco su tutti i fronti, che si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata», incoraggiando le parti in causa «a compiere ogni sforzo» perché il conflitto «non si allarghi» e «a percorrere le vie del negoziato affinché questa tragedia finisca presto». Un auspicio rinnovato al termine dell’Angelus di ieri mattina in piazza San Pietro: «Continuiamo a pregare — è stato il suo invito — perché strade di pace si possano aprire» in Medio Oriente e «in ogni zona di guerra, con l’impegno del dialogo e del negoziato e astenendosi da azioni e reazioni violente».
(fonte: L'Osservatore Romano 19/08/2024)