“Fate del vostro ministero un’icona della Misericordia
Il mondo è stanco di bugiardi,
preti alla moda, banditori di crociate”
Papa Francesco ai nuovi vescovi
Sala Clementina
Venerdì, 16 settembre 2016
Discorso ai nuovi vescovi partecipanti
al corso di formazione
Cari Fratelli, buongiorno!
Siete quasi alla fine di queste feconde giornate trascorse a Roma per approfondire la ricchezza del mistero al quale Dio vi ha chiamati come Vescovi della Chiesa. Saluto con gratitudine la Congregazione dei Vescovi e la Congregazione per le Chiese Orientali. Saluto il Cardinale Ouellet e lo ringrazio per le sue cortesi parole, fraterne parole . Nelle persone del Cardinale Ouellet e del Cardinale Sandri vorrei ringraziare per il generoso lavoro svolto per la nomina dei Vescovi e per l’impegno della preparazione di questa settimana. Sono lieto di accogliervi e di poter condividere con voi alcuni pensieri che vengono al cuore del Successore di Pietro quando vedo davanti a me coloro che sono stati “pescati” dal cuore di Dio per guidare il suo Popolo Santo.
1. Il brivido di essere stati amati in anticipo
Sì! Dio vi precede nella sua amorevole conoscenza! Egli vi ha “pescato” con l’amo della sua sorprendente misericordia. Le sue reti sono andate misteriosamente stringendosi e non avete potuto fare a meno di lasciarvi catturare. So bene che ancora un brivido vi pervade al ricordo della sua chiamata arrivata attraverso la voce della Chiesa, Sua Sposa. Non siete i primi ad essere percorsi da tale brivido.
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2. Ammirabile condiscendenza!
È bello lasciarsi trafiggere dalla conoscenza amorevole di Dio. È consolante sapere che Egli davvero sa chi siamo e non si spaventa della nostra pochezza. È rasserenante conservare nel cuore la memoria della sua voce che ha chiamato proprio noi, nonostante le nostre insufficienze. Dona pace abbandonarsi alla certezza che sarà Lui, e non noi, a portare a compimento quanto Egli stesso ha iniziato.
Tanti oggi si mascherano e si nascondono. Amano costruire personaggi e inventare profili. Si rendono schiavi delle misere risorse che racimolano e a cui si aggrappano come se bastassero per comprarsi l’amore che non ha prezzo. Non sopportano il brivido di sapersi conosciuti da Qualcuno che è più grande e non disprezza il nostro poco, è più Santo e non rinfaccia la nostra debolezza, è buono davvero e non si scandalizza delle nostre piaghe. Non sia così per voi: lasciate che tale brivido vi percorra, non rimuovetelo né silenziatelo.
3. Varcare il cuore di Cristo, la vera Porta della Misericordia.
Per tutto questo, domenica prossima, nel varcare la Porta Santa del Giubileo della Misericordia, che ha attirato a Cristo milioni di pellegrini dell’Urbe e dell’Orbe, vi invito a vivere intensamente una personale esperienza di gratitudine, di riconciliazione, di affidamento totale, di consegna senza riserve della propria vita al Pastore dei Pastori.
Varcando Cristo, la sola Porta, ponete il vostro sguardo nel Suo sguardo. Lasciate che Egli vi raggiunga “miserando atque eligendo”. La più preziosa ricchezza che potete portare da Roma all’inizio del vostro ministero episcopale è la consapevolezza della misericordia con la quale siete stati guardati e scelti. Il solo tesoro che vi prego di non lasciare arrugginire in voi è la certezza che non siete abbandonati alle vostre forze. Siete Vescovi della Chiesa, partecipi di un unico Episcopato, membri di un indivisibile Collegio, saldamente innestati come umili tralci nella vite, senza la quale nulla potete fare (Gv 15,48). Poiché ormai non potete più andare da soli da nessuna parte, perché portate la Sposa a voi affidata come un sigillo impresso sulla vostra anima, nell’attraversare la Porta Santa, fatelo caricando sulle spalle il vostro gregge: non da soli!, col gregge sulle spalle, e portando nel cuore il cuore della vostra Sposa, delle vostre Chiese.
4. Il compito di rendere pastorale la misericordia
E’ un compito non facile. Domandate a Dio, che è ricco di misericordia, il segreto per rendere pastorale la sua misericordia nelle vostre diocesi. Bisogna, infatti, che la misericordia formi e informi le strutture pastorali delle nostre Chiese. Non si tratta di abbassare le esigenze o svendere a buon mercato le nostre perle. Anzi, la sola condizione che la perla preziosa pone a coloro che la trovano è quella di non poter reclamare meno del tutto; la sua unica pretesa è suscitare nel cuore di chi la trova il bisogno di rischiarsi per intero pur di averla.
Non abbiate paura di proporre la Misericordia come riassunto di quanto Dio offre al mondo, perché a nulla di più grande il cuore dell’uomo può aspirare. Qualora ciò non fosse abbastanza per “piegare ciò che è rigido, scaldare ciò che è gelido, drizzare ciò che è sviato”, cos’altro avrebbe potere sull’uomo? Allora saremmo disperatamente condannati all’impotenza. Forse le nostre paure avrebbero il potere di contrastare i muri e dischiudere varchi? Per caso le nostre insicurezze e sfiducie sono in grado di suscitare dolcezza e consolazione nella solitudine e nell’abbandono?
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5. Tre raccomandazioni per rendere pastorale la Misericordia
Tre piccoli pensieri vorrei offrirvi come contributo per questo immane compito che vi attende: quello di rendere pastorale, per mezzo del vostro ministero, la Misericordia, cioè accessibile, tangibile, incontrabile.
5.1. Siate Vescovi capaci di incantare e attirare
Fate del vostro ministero un’icona della Misericordia, la sola forza capace di sedurre ed attrarre in modo permanente il cuore dell’uomo. Anche il ladro all’ultima ora si è lasciato trascinare da Colui in cui ha “trovato solo bene” (cfr Lc 23,41). Nel vederlo trafitto sulla croce, si battevano il petto confessando quanto non avrebbero mai potuto riconoscere di sé stessi se non fossero stati spiazzati da quell’amore che non avevano mai conosciuto prima e che tuttavia sgorgava gratuitamente e abbondantemente! Un dio lontano e indifferente lo si può anche ignorare, ma non si resiste facilmente a un Dio così vicino e per di più ferito per amore. La bontà, la bellezza, la verità, l’amore, il bene – ecco quanto possiamo offrire a questo mondo mendicante, sia pure in ciotole mezze rotte.
Non si tratta tuttavia di attrarre a sé stessi: questo è un pericolo! Il mondo è stanco di incantatori bugiardi. E mi permetto di dire: di preti “alla moda” o di vescovi “alla moda”. La gente “fiuta” – il popolo di Dio ha il fiuto di Dio – la gente “fiuta” e si allontana quando riconosce i narcisisti, i manipolatori, i difensori delle cause proprie, i banditori di vane crociate. Piuttosto, cercate di assecondare Dio, che già si introduce prima ancora del vostro arrivo.
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5.2. Siate Vescovi capaci di iniziare coloro che vi sono stati affidati
5.3. Siate Vescovi capaci di accompagnare
Tutto quanto è grande ha bisogno di un percorso per potervisi addentrare. Tanto più la Misericordia divina, che è inesauribile! Una volta afferrati dalla Misericordia, essa esige un percorso introduttivo, un cammino, una strada, una iniziazione. Basta guardare la Chiesa, Madre nel generare per Dio e Maestra nell’iniziare coloro che genera perché comprendano la verità in pienezza. Basta contemplare la ricchezza dei suoi Sacramenti, sorgente sempre da rivisitare, anche nella nostra pastorale, che altro non vuol essere che il compito materno della Chiesa di nutrire coloro che sono nati da Dio e per mezzo di Lei. La Misericordia di Dio è la sola realtà che consente all’uomo di non perdersi definitivamente, anche quando sventuratamente egli cerca di sfuggire al suo fascino. In essa l’uomo può sempre essere certo di non scivolare in quel baratro in cui si ritrova privo di origine e destino, di senso e orizzonte.
Il volto della Misericordia è Cristo. In Lui essa rimane una offerta permanente e inesauribile; in Lui essa proclama che nessuno è perduto - nessuno è perduto! -. Per Lui ognuno è unico! Unica pecora per la quale Egli rischia nella tempesta; unica moneta comprata con il prezzo del suo sangue; unico figlio che era morto ed ora è tornato vivo (cfr Lc 15). Vi prego di non avere altra prospettiva da cui guardare i vostri fedeli che quella della loro unicità, di non lasciare nulla di intentato pur di raggiungerli, di non risparmiare alcuno sforzo per recuperarli.
Siate Vescovi capaci di iniziare le vostre Chiese a questo abisso di amore. Oggi si chiede troppo frutto da alberi che non sono stati abbastanza coltivati. Si è perso il senso dell’iniziazione, e tuttavia nelle cose veramente essenziali della vita si accede soltanto mediante l’iniziazione. Pensate all’emergenza educativa, alla trasmissione sia dei contenuti sia dei valori, pensate all’analfabetismo affettivo, ai percorsi vocazionali, al discernimento nelle famiglie, alla ricerca della pace: tutto ciò richiede iniziazione e percorsi guidati, con perseveranza, pazienza e costanza, che sono i segni che distinguono il buon pastore dal mercenario.
...5.3. Siate Vescovi capaci di accompagnare
Consentitemi di farvi un’ultima raccomandazione per rendere pastorale la Misericordia. E qui sono obbligato a riportarvi di nuovo sulla strada di Gerico per contemplare il cuore del Samaritano che si squarcia come un ventre di una madre, toccato dalla misericordia di fronte a quell’uomo senza nome caduto in mano ai briganti. Prima di tutto c’è stato questo lasciarsi lacerare dalla visione del ferito, mezzo morto, e poi viene la serie impressionante di verbi che conoscete tutti. Verbi, non aggettivi, come spesso preferiamo noi. Verbi nei quali la misericordia si coniuga.
Rendere pastorale la misericordia è proprio questo: coniugarla in verbi, renderla palpabile e operativa. Gli uomini hanno bisogno della misericordia; sono, pur inconsapevolmente, alla sua ricerca. Sanno bene di essere feriti, lo sentono, sanno bene di essere “mezzi morti” (cfr Lc 10,30), pur avendo paura di ammetterlo. Quando inaspettatamente vedono la misericordia avvicinarsi, allora esponendosi tendono la mano per mendicarla. Sono affascinati dalla sua capacità di fermarsi, quando tanti passano oltre; di chinarsi, quando un certo reumatismo dell’anima impedisce di piegarsi; di toccare la carne ferita, quando prevale la preferenza per tutto ciò che è asettico.
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Servizio TG2000