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giovedì 29 settembre 2016

Con Fuocoammare il dramma dei migranti arriva a Hollywood

Sarà dunque Fuocoammare di Gianfranco Rosi a rappresentare l'Italia nella corsa agli Oscar. L'Italia ha deciso di puntare su un documentario che parla di immigrazione e girato interamente a Lampedusa, uno dei luoghi simbolici dei nostri tempi.

Fuocoammare - che, lo ricordiamo, ha già vinto l'Orso d'oro a Berlino - è il frutto di un lungo lavoro del regista, uno degli specialisti del genere documentari, già premiato per la produzione sul Grande raccordo anulare. Gianfranco Rosi ha trascorso un anno intero sull'isola per raccogliere le storie che ha poi inserito nel suo film. Storie non solo di immigrati, che raggiungono l'isola dopo aver attraversato il mare sui gommoni, ma anche della gente che vive e lavora in questo avamposto, a cui anche papa Francesco ha voluto rendere omaggio in una storica. 

Fra i personaggi che il documentario porta alla luce c'è quello di Michele Bartolo, il direttore sanitario dell'Asl locale che da trent'anni cura i cittadini dell'isola e assiste a ogni singolo sbarco, stabilendo chi va in ospedale, chi va nel Centro di Accoglienza e chi è deceduto. Un uomo che, con la sua umanità, è diventato un personaggio simbolo di tutti coloro, individui, associazioni e istituzioni, che fanno quanto è possibile per accogliere in maniera dignitosa questi disperati. 

IL DRAMMA DEI MIGRANTI A HOLLYWOOD

Ora questa realtà drammatica, restituita con bravura da Gianfranco Rosi in Fuocoammare, rappresenterà il nostro Paese nella corsa all'Oscar per il miglior film straniero. Una scelta coraggiosa da parte della nostra commissione: coraggiosa e lodevole, perché porterà ancora una vola e ancora di più questo dramma epocale all'attenzione internazionale, proprio pochi giorni dopo che Obama e l'Assemblea delle nazioni uniti hanno dichiarato che il flusso dei profughi è un problema che va gestito globalmente e con le risorse adeguate. 
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Fuocoammare verrà trasmesso in prima visione su Rai3 lunedì 3 ottobre in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione .


C’era una volta un piccolo luogo, un puntino sulla cartina dell’Europa, un niente in mezzo al mare, un’isola di soli venti chilometri quadrati, bizzarria rocciosa che dal profondo del Mediterraneo si erge fino a 130 metri d’altezza. Oggi è un simbolo della Storia: è Lampedusa, l’approdo dei disperati, dei diseredati, di chi cerca salvezza da più inferni sparsi nel mondo. 
«Ho scelto l’isola come avamposto mentale». È Gianfranco Rosi a parlare, il regista in concorso al Festival di Berlino con Fuocoammare, due ore d’immagini e storie che s’incrociano; sono le storie dei migranti salvati e di quelli morti, di un lampedusano di 12 anni e di un medico. 
«Sono stato a Lampedusa per un anno circa, ho preso una casa in affitto e devo ringraziare Giuseppe Del Volgo, mia guida locale e aiuto regista; m’ha aiutato a capire l’isola per raccontarla », dice Rosi.
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Fuocoammare è un film necessario per non abbassare l’attenzione su africani e asiatici che fuggono da guerre, repressione, violenza, fame, cercando un primo approdo europeo. Dice Rosi: «L’isola è il simbolo della tragedia, lo sappiamo, ma volevo mostrare anche la vita quotidiana dei lampedusani, in particolare quella di Samuele, un ragazzino che studia, va a scuola, cerca di imparare a stare in barca, gioca, costruisce onde; che vive, insomma, mentre dal mare arrivano eritrei e nigeriani, libici, somali e siriani in condizioni spesso disperate». 

LA FORZA DELLE EMOZIONI. Niente finzione nel film di Gianfranco Rosi, solo realtà, quel tipo di realtà che non si dimentica, una volta vista. «Il linguaggio dei documentari è cambiato rispetto al passato. Oggi è più personalizzato, non si filma più soltanto per mostrare. L’autore deve saper trasformare la realtà che filma, deve scuotere attraverso le emozioni». 
E di emozioni il film è pieno, dall’inizio alla fine.
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«Oggi», dice Rosi, «il Mediterraneo è una tomba d’acqua, ma temo sia solo l’inizio. Fu scioccante quando scoprimmo l’Olocausto attraverso i filmati, ma era la fine di un incubo. Quello di oggi, invece, è solo l’inizio. È un nuovo olocausto». 
Un film duro? Sì, anche. Ma è soprattutto un film compassionevole e necessario. E se lo vedranno anche negli altri Paesi d’Europa, forse all’estero capiranno meglio quanto l’Italia stia facendo e quanto la parola “aiuto” debba diventare un passaporto di speranza. Quella speranza di futuro che nutre il piccolo Samuele: all’inizio del film costruisce onde con cui uccidere gli uccellini. Alla fine, va ad accarezzarli, parlando loro delicatamente.


Guarda il trailer ufficiale di Fuocoammare