Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Mc 9,2-10
Il brano del Vangelo di questa seconda domenica di quaresima sottolinea e sigilla la precedente "sezione dei pani"(6,30-8,21) e la rivelazione del Messia "servo sofferente" fatta a Pietro (8,27-38).
Il pane che Gesù spezza e condivide è il nutrimento per la vita dei credenti, perché nella traversata del tempestoso mare dell'esistenza "non vengano meno"(8,3), non diventino facile preda dello scoraggiamento di fronte alla morte terribile e infamante che il Signore dovrà subire a Gerusalemme.
Nella consapevolezza di quello che sta per accadergli, Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, rappresentanti della Chiesa dei primi tempi, e li conduce con sé sopra un monte alto perché facciano personale esperienza della vita autentica, della vita che non ha fine, una vita che va oltre la morte fisica: l'esperienza stessa della sua Vita divina. Ma Pietro ancora non comprende, chiede a Gesù di poter costruire tre tende cioè che è l'ora, finalmente, di rivelarsi come il Messia di Israele: non sa quello che dice. Quello che hanno visto e ascoltato, "la Parola che a nessun uomo è lecito proferire" (2Cor 12,4), potrà essere narrata (è la 'haggadàh' di Pasqua) soltanto dopo la sua Resurrezione. Le vesti splendenti, Elia e Mosè, la Nube e la Voce sono il sigillo del Padre sulla vita spezzata e condivisa del suo Figlio amato, l'Agapetòs, il solo che abbiamo il dovere ascoltare.