Il secondo anniversario dell’elezione del Papa suscita molti pensieri di gratitudine al Signore per aver dato alla Chiesa e al mondo un provvidenziale segno di fiducia e di speranza, in un momento storico attraversato da crisi e paure globali. Eppure è proprio grazie a questo periodo complesso che dobbiamo leggere come segno del cielo la nuova stagione che viviamo. Epoca nuova, carica di contraddizioni, densa di aspettative, ansiosa di decollare verso la stagione primaverile, ma anche un tempo minacciato da improvvisi temporali e sconvolgimenti.
Nella vita della Chiesa, le successioni al soglio di Pietro hanno sempre il duplice volto della continuità e della novità. Il cambiamento suscita al tempo stesso timori e speranze, l’incertezza di nuovi cammini e il desiderio di conservare quanto di buono abbiamo alle spalle. Prendere dunque coscienza di questa ambivalenza, costitutiva dell’avvicendamento, può aiutare a valutare in modo più equilibrato quanto stiamo vivendo.
Papa Francesco è un uomo pieno di vigore, con alle spalle una vita spesa senza riserve, in nome di Cristo, tra la gente, specialmente povera e credente, che in Argentina come in tutta l’America latina è la maggioranza. Egli si è trovato, senza alcuna volontà propria, a vivere un trapianto radicale, che ha letto come volontà di Dio. Per tale ragione si è affidato con serenità e profonda fiducia a colui che lo ha chiamato a guidare il suo popolo. Questa semplice costatazione potrebbe essere fatta per ogni Papa, immaginando i suoi sentimenti più intimi. Eppure ciò che la rende reale, in Francesco, è la sua trasparenza: chiunque lo incontri da vicino o attraverso i media è in grado di percepire la limpidezza dei sentimenti.
Si potrà parlare di stile comunicativo, di immediatezza, di spontaneità. In ogni caso abbiamo davanti un uomo disarmato, che non si nasconde. Tutto ciò potrebbe confermare la verità effettiva che segna l’esistenza di ogni Papa: la solitudine. Invece, paradossalmente, l’uomo che si presenta senza protezioni appare come il più vicino a ognuno. A questo dobbiamo fare attenzione, per tentare di comprendere qualcosa non solo della persona, ma anche dell’attuale governo della Chiesa.
Cosa sorprende davvero della figura di Francesco?
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Sono passati due anni dopo quel primo affaccio del Papa scelto «dalla fine del mondo» che rimase per un lungo minuto immobile e silenzioso davanti allo spettacolo della piazza San Pietro illuminata dai flash. La Curia romana è tutta un cantiere: prima la riforma - accelerata a causa delle inchieste della magistratura italiana - delle strutture economico finanziarie, a partire dallo Ior. Poi la riforma dei dicasteri curiali, che sta prendendo forma e che dovrebbe portare a snellimenti, accorpamenti e semplificazioni. Poi ancora un doppio sinodo sulla famiglia che ha previsto il coinvolgimento delle chiese locali e delle parrocchie. E poi ancora i viaggi intorno al mondo, con una speciale predilezione dell'Asia. Il tutto accompagnato da uno stile papale nuovo, meno legato ai cerimoniali della corte.
Eppure non è questo a definire ciò che questi primi due anni hanno provocato nella percezione della gente, fuori e dentro la Chiesa. Francesco viene considerato «il Papa della misericordia». Lo si potrebbe anche definire «il Papa dei lontani». E questo non perché la sua testimonianza non sia di conforto a chi crede, ma perché la cifra, il cuore del suo messaggio è proprio quella del Vangelo della misericordia, una Chiesa che non ha paura di abbracciare la sofferenza nelle periferie, anche nelle periferie rappresentate da chi si è allontanato o non si è mai avvicinato alla fede.
Dopo Wojtyla, il Papa guerriero che ha abbattuto i muri e ha girato in lungo e in largo il mondo per annunciare il Vangelo; dopo Ratzinger, l'umile Papa teologo che ha cominciato - inascoltato - a predicare contro il dominio degli apparati ecclesiastici per ritornare all'essenziale e ha avuto il coraggio di affermare che la più grande persecuzione contro la Chiesa non viene dall'esterno ma dal peccato interno alla Chiesa stessa, è arrivato il Papa della misericordia e della tenerezza.
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