OREUNDICI
IL QUADERNO DI MARZO 2015
I NOSTRI ANZIANI
L'EDITORIALE
di Mario De Maio
Il noto attore americano Clint Eastwood, in una recente intervista, interrogato sulla sua età, rispose «l’età altera lo sguardo… dall’alto dei miei 84 anni sono sicuro che, con le conoscenze che ho adesso, certi temi che ho affrontato in passato li tratterei in modo diverso». L’attore riassume in queste parole l’atteggiamento che hanno, di fronte alla vita, le persone anziane. Non si ama parlare della vecchiaia, quasi per esorcizzarla e tenerla lontana, eppure, improvvisamente ci si scopre vecchi, non tanto nel pensiero e nei desideri, ma per i segnali che immancabilmente, dopo una certa età, il corpo inizia a mandare. Come fare della vecchiaia il periodo più ricco e fruttuoso della propria esistenza?
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Questa riflessione ci porta al pensiero dell’apparente inutilità della vecchiaia e al tema della morte che immancabilmente si affaccia nell’animo dell’anziano. Il cuore del problema naturalmente non è la morte, ma come fare a vivere serenamente fino alla fine. A questo proposito ricordo ancora una volta la preghiera del grande psicologo Donald Winnicott: «Signore, fa’ che quando arriverà la morte, essa mi trovi vivo».
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UNA COPERTA DI TENEREZZA
la leggerezza della vecchiaia
di Arturo Paoli
... Ci sono vecchiaie tragiche, terribilmente tragiche. E quella signora mi pose il dilemma: «Ma una vecchiaia serena, bella, una vecchiaia musicale è un dono o una conquista?». Direi l’una cosa e l’altra. Nel caso citato abbiamo una patologia del vecchio. Noi lo diciamo “rimbambito”, che vuol dire “tornato bambino”. È una cosa molto vera ma patologica, perché il rimbambimento è il vecchio che non sa più ragionare, ha perduto la logica e quindi dice cose stupide, ridicole, oscene qualche volta, perché tutti i desideri repressi vengono fuori. Il vecchio rimbambito non è certamente una persona modello, ma voglio soffermarmi su questa parola, perché in un certo senso il vecchio deve tornare bambino. Gesù ha detto: «Se non diventerete come bambini non avrete il regno dei cieli.» Io con la mia esperienza dico: nasciamo vecchi e moriamo giovani, addirittura adolescenti, addirittura bambini. […] Gesù dice a Nicodemo una frase che mi ha sempre impressionato molto: «Bisogna che l’uomo rinasca.» E Nicodemo risponde: «Ma io sono vecchio. Come faccio a rinascere? È impossibile rientrare nel ventre di mia madre.» Allora Gesù gli dice: «Lo spirito è come un vento. Questo vento non sai da dove venga e dove va.» Il vecchio in genere è religioso perché ha paura della morte, ma la sua è una religiosità pesante, oppressiva, mentre la religiosità di cui parla Gesù è un vento soave e non sai da dove viene e non sai dove va. In conclusione che cos’è la leggerezza del vecchio? È quella che chiude gli occhi sui conflitti, sulle morti, per la quale non bisogna dirgli nulla di duro, di triste? Quello che non sa che i palestinesi e gli ebrei in questo momento si stanno scannando? È la leggerezza dovuta all’ignoranza, al disinteresse? No, perché allora è il rimbambimento totale. La leggerezza di cui parlo è quella di chi ha trovato nel cammino spirituale che il mondo è nelle mani di Dio, quindi l’episodico, la guerra, non sono la fine della storia: vi sono momenti drammatici, ma l’amore trionferà. Vi dico, e ve lo confesso fraternamente, che la luce del giorno non appare mai prima che io stia con gli occhi aperti su questa luce. E quando vedo il cielo azzurro, il cielo che da nero, impenetrabile, si trasforma in azzurro, mi pare che una grande coperta di tenerezza avvolga l’umanità e allora, anche se i conflitti mi angosciano, l’angoscia viene trasformata in tenerezza. Mi pare che l’umanità sia come un bambino, come dice il profeta Osea, un bambino che Dio avvolge in questo manto azzurro e che difende dal male. Questa è la tenerezza del vecchio che non si nasconde che nel mondo ci sono i conflitti, c’è il male, viene la morte, anzi considera la morte come un episodio della vita, l’episodio più bello, e vede il mondo avvolto in questa grande tenerezza di Dio. Dio non è più l’onnipotente, il dominatore, il castigatore: è tenerezza e sollecitudine. La tenerezza è la gioia del vecchio, la gioia del bambino come ha detto Gesù: «Se non diventerete come i bambini...», perché nel vecchio i desideri sono spenti, perché quando un uomo ha trovato l’essenziale della vita, il suo senso finale, allora veramente fa l’esperienza di che cosa sia la dolcezza.
Non si finisce mai di nascere,
ciascuno deve incessantemente
partorire se stesso
e la realtà che lo ospita
Maria Zambrano