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sabato 20 settembre 2014

Oltre il contratto – Prepararsi alla domenica (XXV del T.O.) di Antonio Savone


Oltre il contratto

Prepararsi alla domenica
(XXV del T.O.)

di Antonio Savone





Vangelo da Dio, non da uomini. Così verrebbe spontaneo obiettare a una pagina come quella che la liturgia odierna consegna al nostro andare.

La prima reazione è appunto lo sconcerto. Non solo quello dei servi della prima ora: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi”. Ma anche il nostro sconcerto: non è giusto pagare allo stesso modo chi ha lavorato un’ora soltanto.

A me pare sia proprio lo sconcerto a portarci qui oggi come tutte le domeniche: se Dio fosse ovvio e se il nostro modo di pensare fosse il suo perché venire di nuovo ad ascoltare le parole del Libro santo? Sarebbero sufficienti i nostri pensieri e i nostri libri. L’ovvietà avrebbe voluto che il padrone dicesse: bene, un denaro ai primi, e poi via via a scalare. Questo è ciò che è ovvio. Ma noi siamo qui non per sentire cose ovvie, ma cose vere.

Allora, anzitutto, non attenuiamo lo sconcerto ma stiamoci a contatto. E cosa scopriamo? Che la parabola non intende perseguire i binari della giustizia umana ma segnalare una logica diversa, quella di Dio. Guai allora a voler continuamente riportare Dio nei nostri binari. La logica di Dio va oltre, non nel senso che è contro la giustizia, ma non si lascia imprigionare negli abiti angusti della nostra giustizia, basata sul criterio della proporzionalità.

Gli operai della prima ora si lamentano non perché la loro paga sia scarsa ma per ciò che era toccato agli altri. La vita racchiusa nella rigida connessione lavoro-denaro. Dio è oltre questo orizzonte della vita impoverito perché abitato da un’altra anima, quella della sproporzione. L’amore è eccessivo, è sproporzione, se no non è amore. Al più è un contratto che è basato appunto sulla logica della proporzione: a tanto, tanto.

Dio è oltre il contratto. E noi conosciamo il Dio di Gesù Cristo solo nell’oltre della bontà, della gratuità, della sproporzione dell’amore. Se rimaniamo al di qua, nella rigida proporzionalità, conosciamo un nostro Dio, ma costruito a nostra immagine e somiglianza.

La vita cristiana non si riduce ad una sorta di scambio commerciale, di conteggio dei meriti e demeriti, ma si fonda su un Dio che ci ha usato grazia, misericordia.
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