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giovedì 4 settembre 2014

«La forza della parola di Dio» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)

S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano


4 settembre 2014 
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 



Papa Francesco:
“i nostri peccati ci fanno incontrare Gesù”

«Di quali cose si può vantare un cristiano? Due cose: dei propri peccati e di Cristo crocifisso». E una sola conta veramente: l’incontro con Cristo che cambia la vita dei cristiani “tiepidi” e trasforma il volto di parrocchie e comunità “decadenti”. È questa l’indicazione suggerita da Papa Francesco durante la messa celebrata giovedì 4 settembre, nella cappella della Casa Santa Marta.

A ispirare le parole del Pontefice è stata anzitutto la prima lettura della liturgia, tratta dalla prima Lettera di san Paolo ai corinzi (3, 18-23). L’apostolo, ha spiegato il Papa, «in questi brani che abbiamo letto nelle liturgie di questi giorni scorsi, parla della forza della parola di Dio». Di più, ha aggiunto, «possiamo dire» che «fa come una teologia della parola di Dio». E finisce con questa riflessione: «Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio».

In pratica, ha affermato il Pontefice, «Paolo ci dice che la forza della parola di Dio, quella che cambia il cuore, che cambia il mondo, che ci dà speranza, che ci dà vita, non è nella sapienza umana». Quindi «non è in un bel parlare e un bel dire le cose con intelligenza umana. No, quella è stoltezza». Invece «la forza della parola di Dio viene da un’altra parte». Certamente «passa anche per il cuore del predicatore». Ed è per questo che Paolo raccomanda a quanto predicano la parola di Dio: «Fatevi stolti». Li avverte di non mettere la propria sicurezza «nella sapienza del mondo». Quindi, prosegue l’apostolo, «nessuno ponga il suo vanto negli uomini».

A questo punto viene da chiedersi «dov’è la sicurezza di Paolo, dove lui trova la radice della sua sicurezza». Del resto, ha fatto notare il Papa, «anche lui aveva studiato con i professori più importanti del tempo». Eppure non se ne vantava. Piuttosto «si vantava soltanto di due cose, e queste cose delle quali si vantava Paolo, sono proprio il posto dove la parola di Dio può venire ed essere forte». Infatti egli dice di se stesso: «Io soltanto mi vanto dei miei peccati». Parole che scandalizzano, ha commentato il Pontefice. E poi, ha aggiunto, «in un altro brano, dice: Io soltanto mi vanto in Cristo e in questo Crocifisso». Dunque «la forza della parola di Dio è in quell’incontro tra i miei peccati e il sangue di Cristo che mi salva. E quando non c’è quell’incontro, non c’è forza nel cuore». Se finiamo per dimenticare questo — ha avvertito il Pontefice — «diventiamo mondani, vogliamo parlare delle cose di Dio con linguaggio umano, e non serve», perché «non dà vita».

È decisivo allora «l’incontro tra i miei peccati e Cristo». E ciò che avviene quando, nel passo del Vangelo di Luca (5, 1-11), Gesù dice a Simone di prendere il largo e di gettare le reti per la pesca. E Pietro, ha notato Francesco, gli risponde: «Ma abbiamo fatto tutta la notte e non abbiamo preso niente... Ma sulla tua parola le getterò». E così, ha proseguito, avviene «quella pesca miracolosa».

Di fronte a questo fatto «cosa pensa Pietro?», si è chiesto il vescovo di Roma. La sua reazione non è di soddisfazione per l’insperato esito della pesca o per il futuro guadagno. Egli — ha spiegato il Papa — «soltanto vede Cristo, vede la sua forza e vede se stesso». Così si inginocchia ai piedi di Gesù dicendo: «Signore, allontanati da me perché sono un peccatore».

Per Pietro avviene dunque «questo incontro con Gesù Cristo», l’incontro tra i suoi peccati e la forza del Signore che salva. In tale situazione, ha evidenziato il Pontefice, «il segno della salvezza è stato il miracolo della pesca; il luogo privilegiato per l’incontro con Gesù Cristo sono i propri peccati».

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