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lunedì 22 settembre 2014

Il carcere, la seconda Chiesa d’Europa di Silvano Fausti

Il carcere, la seconda Chiesa d’Europa
di Silvano Fausti

Gesuita, biblista e scrittore





«Il carceriere “fece salire in casa” Paolo e Sila» (leggi Atti 16,16-40)

L’incontro di Paolo con il mondo pagano a Filippi è una sequenza di peripezie. C’è pure la novità di un mondo fatto di schiavi e padroni. Questo farà capire a Paolo che la sapienza e la potenza di Dio differiscono da quella mondana come la vita dalla morte. Unico potere dell’evangelizzatore è vivere ciò che dice. Partecipa al mistero del Giusto, che vince il male con il bene. Da qui persecuzioni, battiture, carcere e minacce di morte; ma anche resurrezione di carcerati e nascita a vita nuova di carcerieri. Se la prima chiesa d’Europa è la casa di Lidia, la seconda è la prigione dove abita un carceriere.

Paolo e compagni vanno dalla casa di Lidia verso il fiume per pregare. Nel cammino, a «evangelizzare» ci pensa uno «spirito di divinazione». Per i greci è un dèmone, spirito buono; per i giudei è un demonio, spirito malvagio. Anche nei Vangeli i demòni proclamano per primi Gesù come Dio. Ma Gesù li zittisce. È una tentazione. Dio si rivela dalla croce. Solo lì manifesta il suo potere: amore che serve e dà vita. Il nostro potere invece è egoismo che schiavizza e dà morte. L’uomo vuol essere come Dio. Ma quale Dio? Quello propinato da satana dall’albero nel giardino (Gen 3,1ss), o quello rivelato dall’albero della croce? Anche Pietro è chiamato satana perché vuole un Dio potente (Mt 16,16-23). È quello che le religioni affermano e gli atei, a ragione, negano. 

Paolo scaccia il demonio dalla schiava, anche se gli fa propaganda gratuita. Ma i suoi padroni, persa la fonte di guadagno, lo accusano come un giudeo che turba l’ordine pubblico. Paolo e Sila sono bastonati e messi in ceppi di legno nel più profondo del carcere, come in un sepolcro. Anche il Cristo che trionfa sulle «reti e catene» con cui satana imprigiona tutti è inchiodato al legno della croce. Il terremoto notturno, che apre porte e scioglie ceppi e catene, è una scena di risurrezione. Il testo è un gioco di liberazioni e salvezze. La donna è liberata dallo spirito e i carcerati da catene e ceppi. Il carceriere, a sua volta, liberato da morte, è battezzato e salvato con tutta la sua casa.
Se l’esorcismo mostra il trionfo di Cristo sul paganesimo, la liberazione dei carcerati - in questo mondo siamo un po’ tutti carcerieri e carcerati! - mostra che Dio vuol liberare l’uomo da ogni schiavitù.
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