Riflessione sul libro dell'Esodo
"L’amore non cede al potere"
di Luigino Bruni
"Gli imperi ci sono sempre stati, e ci sono ancora. Ma oggi ci stiamo assuefando ad essi, e facciamo sempre più fatica a riconoscerli. E non riconoscendoli non li chiamiamo per nome, non ci sentiamo oppressi, non iniziamo nessun cammino di liberazione. Ci rimane soltanto la ‘sovranità’ dei consumatori, sempre più infelici e soli sui nostri divani. La lettura e la meditazione del libro dell’Esodo è un grande esercizio spirituale ed etico, forse il più grande di tutti, per chi vuole prendere coscienza dei ‘faraoni’ che ci opprimono, tornare a sentire dentro il desiderio di libertà, udire il grido di oppressione dei poveri, cercare di liberarne almeno qualcuno. E per chi vuole imitare le levatrici d’Egitto, le amanti dei bambini di tutti.
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La prima arte della terra è quella delle levatrici: ‘lasciare vivere i bambini’, i bambini nostri e quegli degli altri, i bambini di tutti. Quando questa prima arte si eclissa, la vita perde il primo posto e le civiltà si confondono, si ammalano e decadono. In questi ‘no’ al faraone e ‘sì’ alla vita, è allora custodita anche una grande parola per ogni lavoro: la legge più profonda e vera delle nostre professioni e dei nostri mestieri non è quella emanata dai tanti faraoni, dominati dalle brame, antiche e nuove, di potere e di onnipotenza. Le loro leggi vanno rispettate solo se e solo quando servono la legge della vita. Quando dimentichiamo che la ‘legge dei faraoni’ è sempre la legge seconda, mai la prima, ci trasformiamo tutti in sudditi di imperi, e non iniziamo nessuna liberazione, nostra e degli altri. Sifra e Pua ci dicono che ‘i bambini non si uccidono’, non si uccidono i bambini degli egiziani né quelli degli ebrei. Non ci uccidono né in Egitto né in alcun luogo. Ieri, oggi, sempre. Se vogliamo restare umani. E tutte le volte che non facciamo così, non ‘temiamo Dio’, non ubbidiamo alla vita e rinneghiamo l’eredità delle levatrici d’Egitto. ..."
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"L’amore non cede al potere" di Luigino Bruni