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sabato 27 settembre 2014

Perchè domandare significa vivere - «Lectio magistralis» di Enzo Bianchi a Torino Spiritualità 2014.


Pubblichiamo una parte della «Lectio magistralis» che Enzo Bianchi ha tenuto il 25 settembre al teatro Carignano nell'ambito di Torino Spiritualità 2014.


In noi, umani, abitano molte domande, cioè sentiamo una pulsione a conoscere, a sapere,a comunicare, che ci spinge a porre domande. È significativo che i bambini, non più infanti, pongano continuamente domande, per conoscere il mondo in cui sono giunti. I genitori lo sanno bene: più domande che affermazioni...
L'umano è un essere che interroga e si interroga, quindi cerca una risposta. Ma le domande sono molto più decisive delle possibili risposte, che non sempre emergono per soddisfarle. Se Platone faceva dire a Socrate che «il più grande bene dell'uomo è interrogarsi su se stesso, e indegna di essere vissuta è una vita senza tale attività (Apologia di Socrate 38A), potremmo estendere questa considerazione a tutte le domande fondamentali che riguardano la condizione umana. Rainer Maria Rilke, non ancora trentenne, scriveVa il 6 luglio 1903 in una splendida lettera al giovane poeta Franz Kappus: Caro signore, Lei è così giovane, e si trova com al di qua di ogni inizio, e io vorrei, meglio che posso, caro amico, pregarLa di avere pazienza con tutto ciò che è irrisolto nel suo cuore, e di tentare di amare le domande stesse, come se fossero delle stanze chiuse a chiare, o dei libri scritti in una lingua straniera. Non ricerchi ora le risposte che non possono esserLe date, perché non sarebbe in grado di viverle... Ora viva le domande.
Forse, così, un giorno lontano, a poco a poco, senza accorgersene, si troverà a vivere la risposta... Il nostro compito è difficile, ma quasi tutto ciò che è serio è difficile, e tutto è serio.
Rilke dà come consiglio al giovane di amare le domande - oserei specificare - più che le risposte, perché a volte le risposte non ci sono o non sappiamo trovarle, ma le domande sorgono, ci abitano, ci muovono, ci fanno cercare. E ci sono domande che ci vengono rivolte dagli altri, dall'Atro,che noi possiamo ascoltare o, al contrario, uomo o donna, che ci porge il suo volto.
Il volto, che nella specie umana è unico, è distintivo della persona, e che i nostri occhi vedono, incontrano, leggono, conoscono o riconoscono, è una domanda, come sapeva sottolineare con maestria Emmanuel Lévinas. Permettetemi qui di ricordarvi anche un altro grande autore, per me un vero maestro: Edmond Jabès, che non a caso ha scritto Le Livre des Questions (1963), Il libro delle domande, nel quale questo intellettuale ebreo pone domande e cerca di rispondervi, ma solo attraverso frasi brevi, sintetiche, quasi degli aforismi, in modo che la domanda resti aperta, risuoni ancora e ancora...
Si, il nostro cuore umano è abitato da domande: da dove vengo? Dove vado? Chi sono io? Ciò che mi circonda è reale? E tra tutte le domande, la più grave: perché la morte mi attende?
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