Oggi, quando pensiamo a James Wright Foley, c’è un’immagine stampata nella nostra memoria collettiva: lo screenshot di un video, un prigioniero sull’orlo della morte. È una fotografia terribile, la scena finale del tragico viaggio di Foley dal documentare la guerra a esserne vittima.
Sono ancora in corso accesi dibattiti su se sia etico guardare queste immagini e questo video. Cliccando su ‘play’ si fa il gioco della propaganda? Si depriva un uomo della sua dignità? Oppure è nostra responsabilità l’essere testimoni, anche se fa male?
Non ci sono risposte facili a queste domande. Ma una verità certa c’è: James Foley è molto più di quell’ultimo, terribile momento.
La sua vita non può essere riassunta dal modo barbaro in cui è stato ucciso. È stato un figlio, un fratello, uno studente, un insegnante, un giornalista e un amico.
La sua vita non può essere riassunta dal modo barbaro in cui è stato ucciso. È stato un figlio, un fratello, uno studente, un insegnante, un giornalista e un amico.
In questo spirito la famiglia Foley ha deciso di condividere esclusivamente con l’Huffington Post alcune preziose foto di famiglia. Le immagini che troverete qui sotto non mostrano la morte di James Foley, parlano invece della sua vita e del modo in cui l’ha vissuta.
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“Cari familiari e amici,
ricordo quando andavo al centro commerciale con papà, un lungo giro in bicicletta con mamma. Ricordo dei momenti bellissimi con la famiglia che mi portano lontano da questa prigione. Sognare i parenti e gli amici mi porta lontano e mi riempie il cuore di felicità. So che mi pensate e che pregate per me. E ne sono grato. Vi sento vicini soprattutto quando prego. Prego che voi siate forti e abbiate fiducia. Quando prego mi sembra davvero di toccarvi, anche nell’oscurità...
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Jim Foley aveva una fede profonda. Dopo essere stato rilasciato in Libia aveva scritto: "La preghiera è stato un collante che ha permesso la mia libertà, una libertà interiore prima e dopo il miracolo di essere rilasciato" Il cardinale Barbarin: "Recitava tutti i giorni il rosario". La telefonata del Papa ai genitori.
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Poco prima della celebrazione nella chiesa di Nostra Signora del Rosario, John e Diane hanno confidato alla France Presse di augurarsi che la vita e il lavoro di loro figlio, brutalmente ucciso a 40 anni, rappresentasse in futuro un esempio per tutti coloro che difendono la libertà di stampa e la pace nel mondo. Poi hanno lanciato un appello per la liberazione degli altri giornalisti rapiti, in particolare Steven Sotloff, un Americano di 31 anni, ostaggio assieme a Foley, minacciato dai jihadisti di essere la prossima vittima.
“Preghiamo per gli ostaggi che sono ancora là, in particolare per Steven Sotloff. Conserviamo la speranza che qualcosa possa essere fatto per lui per risparmiargli una simile fine”, ha detto John Foley, davanti a centinaia di amici della famiglia. Durante la cerimonia è stato anche letto un messaggio di papa Francesco. (fonte afp)
“Preghiamo per gli ostaggi che sono ancora là, in particolare per Steven Sotloff. Conserviamo la speranza che qualcosa possa essere fatto per lui per risparmiargli una simile fine”, ha detto John Foley, davanti a centinaia di amici della famiglia. Durante la cerimonia è stato anche letto un messaggio di papa Francesco. (fonte afp)
“Preghiamo per la fine della violenza insensata e per un’alba di pace e riconciliazione tra tutti i membri della famiglia umana”. E’ quanto scrive Papa Francesco in un messaggio inviato ai partecipanti alla Messa che si è tenuta, ieri, in New Hampshire per ricordare James Foley, il giornalista americano ucciso brutalmente in Iraq dai jihadisti dello Stato Islamico. Nel suo messaggio, letto alla fine della Messa, Francesco si unisce al dolore dei familiari, amici e colleghi del reporter Usa, assicurando la sua preghiera e vicinanza spirituale.
Alla celebrazione, che si è tenuta in una chiesa di Rochester, frequentata dalla famiglia Foley, hanno preso parte centinaia di persone. A presiedere il rito, il vescovo locale Peter Libasci che ha messo l’accento sulla forza che James, come la sua famiglia, hanno sempre attinto dalla fede cattolica. Il presule ha inoltre pregato per il giornalista americano, Steven Sotloff, e per gli altri ostaggi ancora in mano ai jhadisti in Iraq. (fonte: RADIO VATICANA)