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sabato 26 aprile 2014

Radiomessaggio di Giovanni XXII per l’intesa e la concordia tra i popoli



Radiomessaggio di Giovanni XXII
per l’intesa e la concordia tra i popoli



Il Radiomessaggio per l’intesa e la concordia tra i popoli fu pronunciato in lingua francese da Papa Giovanni XXIII alle ore 12.00 di giovedì 25 ottobre 1962 dai microfoni della Radio vaticana, rivolgendosi ai governanti della terra e "a tutti gli uomini di buona volontà". Il messaggio era stato già consegnato - poche ore prima - agli ambasciatori degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, presso la Santa Sede. 

Pochi giorni prima dell'intervento radiofonico, il mondo sembrava essere precipitato nel baratro di un conflitto nucleare. Il 22 ottobre precedente, infatti, il Presidente degli Stati Uniti d'America, John F. Kennedy, aveva annunciato alla nazione la presenza di installazioni missilistiche a Cuba e l'avvicinamento all'isola di alcune navi sovietiche con a bordo le testate nucleari per l'armamento dei missili. Il presidente americano aveva immediatamente imposto il blocco navale militare a 800 miglia dall'isola, ordinando agli equipaggi di essere pronti ad ogni eventualità, ma le navi sovietiche sembravano intenzionate a forzare il blocco.

Di fronte alla drammaticità della situazione, Giovanni XXIII sentì la necessità di agire per la pace, rivolgendo un discorso alle parti interessate e all'umanità, per scongiurare l'imminente pericolo di guerra.

Il Santo Padre dirige ai popoli del mondo intero ed ai loro Governanti un fervido appello per instaurare e consolidare il supremo bene della pace. Il messaggio di Sua Santità è immediatamente diffuso in ogni Continente dalla stazione Radio Vaticana; quindi ritrasmesso da numerosi centri radio-fonici e televisivi. Esso suscita generali, vivi consensi: e da impulso decisivo a risolvere la gravissima situazione prodottasi per il conflitto fra Stati Uniti e Cuba.

“Signore, ascolta la supplica del tuo servo, la supplica dei tuoi servi, che temono il tuo nome” (Ne 1,11) Questa antica preghiera biblica sale oggi alle nostre labbra tremanti dal profondo del nostro cuore ammutolito e afflitto.
Mentre si apre il Concilio Vaticano II, nella gioia e nella speranza di tutti gli uomini di buona volontà, ecco che nubi minacciose oscurano nuovamente l’orizzonte internazionale e seminano la paura in milioni di famiglie.
La Chiesa – e Noi lo affermavamo accogliendo le ottantasei Missioni straordinarie presenti all’apertura del Concilio – la Chiesa non ha nel cuore che la pace e la fraternità tra gli uomini, e lavora, affinché questi obbiettivi si realizzino.
Noi ricordiamo a questo proposito i gravi doveri di coloro che hanno la responsabilità del potere.
E aggiungiamo: “Con la mano sulla coscienza, che ascoltino il grido angoscioso che, da tutti i punti della terra, dai bambini innocenti agli anziani, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: Pace! Pace!”.
Noi rinnoviamo oggi questa solenne implorazione. Noi supplichiamo tutti i Governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità. Che facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace. Eviteranno così al mondo gli orrori di una guerra, di cui non si può prevedere quali saranno le terribili conseguenze.
Che continuino a trattare, perché questa attitudine leale e aperta è una grande testimonianza per la coscienza di ognuno e davanti alla storia.
Promuovere, favorire, accettare i dialoghi, a tutti i livelli e in ogni tempo, è una regola di saggezza e di prudenza che attira la benedizione del cielo e della terra.
Che tutti i Nostri figli, che tutti coloro che sono segnati dal sigillo del battesimo e nutriti dalla speranza cristiana, infine che tutti coloro che sono uniti a Noi per la fede in Dio, uniscano le loro preghiere alla Nostra per ottenere dal cielo il dono della pace: di una pace che non sarà vera e duratura se non si baserà sulla giustizia e l’uguaglianza.
Che a tutti gli artigiani di questa pace, a tutti coloro che con cuore sincero lavorano per il vero bene degli uomini, vada la grande benedizione che Noi accordiamo loro con amore al nome di Colui che ha voluto essere chiamato “Principe della Pace” (Is 9,6).