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domenica 27 aprile 2014

"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 22/2013-2014 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo
di Santino Coppolino




Vangelo: Gv 20,19-31




E' il primo giorno della settimana, "il giorno uno" della nuova creazione, giorno in cui la vita ha vinto la morte per sempre, "quello che non conosce tramonto". E' il giorno dei doni del Risorto, quello del suo Spirito e quello dello Shalom, della Pace, ma "non come quella che dà il mondo"(Gv 14,27). La Pace che viene da Dio è pienezza, perfezione e integrità di vita, è felicità e benessere per ogni figlio dell'uomo.
Dice il Talmud che  "su tre cose poggia il  mondo: LA VERITÀ (FEDELTÀ), LA GIUSTIZIA E LA PACE, che in realtà sono una sola cosa. Se la Verità (Fedeltà) viene difesa (con l'esempio della vita), la Giustizia si attua e allora la Pace regna" (Rabbi Shimon ben Gamliel, Ta'anit). Ma è una pace monca, che non può scendere in pienezza su di loro perché monca è la comunità, mancante di uno: Tommaso, il gemello di Gesù, quello che gli assomiglia nel dono della vita (Gv 11,16) non è con gli altri discepoli. Lui non sta rintanato nel cenacolo, non ha paura di morire con e come il suo Signore e la sua risposta alla gioia dei condiscepoli che già hanno fatto esperienza del Risorto non è una negazione dell'evento, quanto piuttosto il grido disperato di colui che ama il suo Signore ed ha bisogno di certezze per credere. Ma Gesù non gli concede apparizioni particolari, il Signore si rende presente solo all'interno della comunità, durante la celebrazione Eucaristica, "otto giorni dopo", e lo fa "stando in mezzo", nel cuore stesso della sua Chiesa, perché l'amore da lui irradiato possa coinvolgere tutti coloro che gli stanno attorno e trasformarsi in dono per gli altri. E questa volta Tommaso è presente. Invitato da Gesù a toccare, si guarda bene dal farlo e lui, che da sempre viene presentato come il prototipo dell'incredulo, fa invece la più alta professione di fede di tutti i Vangeli: "Signore mio e Dio mio!" Se Simon Pietro era giunto a vedere in Gesù "il Cristo, il Figlio del Dio Vivente", Tommaso è l'unico che lo riconosce come Dio.