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sabato 26 aprile 2014

Papa Francesco e Giovanni XXIII - Quelle sintonie tra Roncalli e Bergoglio


Quelle sintonie tra Roncalli e Bergoglio
di ANDREA TORNIELLI


La misericordia e la bontà, la tenerezza, la costruzione di ponti verso i lontani: alcuni degli aspetti che accomunano Francesco al nuovo santo Giovanni XXIII


Karol Wojtyla era un «grande uomo, un grande Papa», e «sono felice di essere chiamato a proclamare la sua santità», ha detto Francesco in un videomessaggio inviato in Polonia alla vigilia della cerimonia di domani, durante la quale saranno canonizzati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Ma non c'è dubbio che il processo per l'aureola all'«atleta di Dio» polacco fosse già in fase avanzata quando si è tenuto l'ultimo conclave. La vera novità è dunque rappresentata dall'associazione con Roncalli, che Francesco ha voluto e deciso già nelle prime settimane dopo l'elezione.

Per Papa Bergoglio, Roncalli è un punto di riferimento. «Entrambi hanno destato un forte consenso popolare grazie alla loro naturale capacità di comunicare in modo concreto e immediato il senso dell’umanità e della bontà di Dio», osserva Stefania Falasca nel libro «Giovanni XXIII, in una carezza la rivoluzione» (Rizzoli). Fin dai primi passi del suo pontificato, Francesco ha detto e soprattutto mostrato con i gesti, che «non bisogna aver paura della tenerezza».

Giovanni XXIII è ricordato per il famoso «discorso alla luna», la sera dell'11 ottobre 1962, conclusosi con l'invito a portare la carezza del Papa ai bambini rimasti a casa; Francesco ha fatto dell'abbraccio con i più piccoli, con i malati e con gli anziani uno dei punti salienti delle sue udienze, senza mai guardare l'orologio.

Anche le frequenti visite alle parrocchie romane, che Francesco ritiene prioritarie nel suo ministero di vescovo di Roma, costituiscono un legame stretto con Giovanni XXIII, che queste visite riprese a fare dopo che si erano interrotte per due secoli. L'ex segretario di Roncalli, Loris Capovilla, oggi cardinale, ha sottolineato che quei gesti non volevano affatto essere «rivoluzionari», perché non facevano altro che mettere in pratica il dovere del pastore.

C'è poi l'insistenza sulla misericordia, un altro tratto comune. Di «medicina della misericordia» - con oltre mezzo secolo d'anticipo rispetto alla «misericordina» di Francesco - aveva parlato proprio Giovanni XXIII. Un pastore che durante tutta la sua vita ha cercato di costruire ponti, tendere la mano, raggiungere anche i «lontani», gli appartenenti ad altre confessioni cristiane e ad altre religioni come pure i non credenti. Lo stesso atteggiamento che oggi caratterizza il pontificato di Papa Bergoglio.

All'origine della decisione di proclamare santo il Pontefice bergamasco che inaugurò il Concilio Ecumenico Vaticano II ci sono due ragioni fondamentali: il culto liturgico diffuso in tutto il mondo della sua memoria, accompagnato da una «fama di santità» diffusa e anche da molte grazie ricevute, alcune delle quali presentano caratteristiche di guarigioni inspiegabili. E il fatto che furono già alcuni padri conciliari a chiedere che Papa Giovanni, da poco scomparso, venisse proclamato direttamente santo per acclamazione. Bergoglio ritiene dunque molto attuale la figura di Roncalli, per la Chiesa e per il mondo. Per questo ha deciso di canonizzarlo, dispensando dal riconoscimento ufficiale del secondo miracolo attribuito alla sua intercessione. (fonte: Vatican Insider)

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