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giovedì 13 marzo 2014

"Restare umani" - di don Antonio Savone


Restare umani
Omelia di don Antonio Savone 


Giovedì I settimana di Quaresima


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Sal 137
Mt 7,7-12

Attenzione nei confronti di tutto ciò che il Padre ha affidato alla nostra cura e alla nostra responsabilità, fiducia nel sapere che nella partita della vita, il primo a mettersi in gioco è proprio il Padre, il quale supera di gran lunga quello che ogni uomo saprebbe fare nei confronti dei propri figli.

Pregare, ovvero essere certi di poter osare per il grado di confidenza di cui il Padre stesso ci ha resi partecipi. È la qualità del nostro rapporto con lui a renderci capaci di ottenere persino l’impossibile.
Come è ovvio, la qualità del mio rapporto con Dio è presto verificata dal mio modo di stare nella vita. Cosa sono disposto a dare a chi mi chiede un pane? Potrò essere sfrontato nella mia supplica solo se sarò generoso verso chi bussa alla porta della mia casa. È la solidarietà verso il bisognoso la chiave che apre la porta del cuore di Dio. Quanto, nelle cose che chiedo a Dio, sono disposto io per primo a mettermi in gioco?
Può bussare, infatti, alla porta del cuore di Dio solo la mano che già ha fatto tutto per sollevare la sorte di chi ha chiesto un suo aiuto.
...
È restando umani che diventiamo conformi al cuore di Dio.

Proprio le situazioni limite con cui non poche volte ci confrontiamo, misurano la nostra capacità di vivere più serenamente la nostra condizione di piccolezza. La preghiera espressa in quei frangenti è anzitutto scuola di accettazione della nostra umanità e della nostra povertà.
Cosa fare di fronte alla situazione estrema di dolore e di morte? La preghiera non aggira il dolore e la morte ma permette di attraversarlo in compagnia di Dio.

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