S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
7 marzo 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
il digiuno più difficile è chinarsi sull'uomo ferito
Il Papa a Santa Marta: «È anche una carezza, dividere il pane con l’affamato, curare gli ammalati, gli anziani». Altrimenti è «ipocrita»
Il digiuno è anche una carezza, e il più difficile è chinarsi sull’uomo ferito. Lo ha detto papa Francesco durante la Messa di questa mattina a Casa Santa Marta. Il Pontefice - come riferisce Radio Vaticana - ha messo in evidenza che la vita di fede è strettamente legata alla carità verso i bisognosi, senza la quale ciò che si predica è solo ipocrisia.
Il cristianesimo è la «carne» del Figlio di Dio che si china senza vergognarsi su chi soffre. Per spiegare questo concetto Bergoglio ha ripreso il dialogo del Vangelo odierno tra Gesù e i dottori della legge, i quali criticano i discepoli perché non rispettano il digiuno, a differenza loro e dei farisei. Il problema, ha commentato Francesco, è che i dottori della legge hanno trasformato l’osservanza dei Comandamenti in una «formalità», rendendo così la «vita religiosa» «un’etica» e dimenticando che è «una storia di salvezza, di elezione, di alleanza».
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Il Papa ha messo in risalto: «Quello è il digiuno che vuole il Signore! Digiuno che si preoccupa della vita del fratello, che non si vergogna - lo dice Isaia stesso - della carne del fratello. La nostra perfezione, la nostra santità va avanti con il nostro popolo, nel quale noi siamo eletti e inseriti. Il nostro atto di santità più grande è proprio nella carne del fratello e nella carne di Gesù Cristo. L’atto di santità di oggi, nostro, qui, nell’altare, non è un digiuno ipocrita: è non vergognarci della carne di Cristo che viene oggi qui! È il mistero del Corpo e del Sangue di Cristo. È andare a dividere il pane con l’affamato, a curare gli ammalati, gli anziani, quelli che non possono darci niente in contraccambio: quello è non vergognarsi della carne!».
E questo è il «digiuno più difficile», ha ammesso Francesco, è «il digiuno della bontà». «Questa è la proposta della Chiesa oggi - ha detto, e poi ha chiesto - io mi vergogno della carne di mio fratello, di mia sorella?».
E ha aggiunto: «Quando io do l’elemosina, lascio cadere la moneta senza toccare la mano? E se per caso la tocco, faccio così, subito? Quando io do un’elemosina, guardo negli occhi di mio fratello, di mia sorella? Quando io so che una persona è ammalata, vado a trovarla? La saluto con tenerezza? C’è un segno che forse ci aiuterà, è una domanda: so carezzare gli ammalati, gli anziani, i bambini o ho perso il senso della carezza?
Questi ipocriti non sapevano carezzare! Se ne erano dimenticati… Non vergognarsi della carne di nostro fratello - ha concluso - è la nostra carne! Come noi facciamo con questo fratello, con questa sorella, saremo giudicati».
Questi ipocriti non sapevano carezzare! Se ne erano dimenticati… Non vergognarsi della carne di nostro fratello - ha concluso - è la nostra carne! Come noi facciamo con questo fratello, con questa sorella, saremo giudicati».
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