di Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore
«Manda degli uomini a Giaffa e traduci qui un certo Simone Pietro» (leggi Atti 10,1-8)
Dio agisce sempre, anche qui e ora, nella storia. La sua iniziativa però non parte dalla Chiesa, ma da coloro che essa esclude. Infatti manda il suo angelo non a Pietro, ma a un pagano, con l’ordine di pescare il pescatore di uomini alla sua pesca. Nell’annuncio a Maria il Verbo si è fatto carne in Gesù. Nell’annuncio al pagano Cornelio il Verbo vuol farsi carne in ogni uomo, «perché Dio sia tutto in tutti» (1Cor 15,28). Questo è il desiderio del Padre, che in vista del Figlio ha fatto il mondo. Gesù ha annullato la separazione tra cielo e terra: sulla croce si è addirittura fatto peccato e maledizione perché ogni atomo di creazione sia pienezza di Gloria.
Il Vangelo continua la sua corsa: da Gerusalemme alla Giudea, alla Samaria e oltre, fino a Damasco. Con Cornelio attinge il suo fine, che apre orizzonti senza fine. Cade ogni divisione tra gli uomini: la benedizione di Abramo si estende anche ai «pagani». L’umanità diventa un’unica famiglia. Nel Figlio siamo tutti liberi, figli di Dio e fratelli tra noi, nella nostra diversità. È il mistero eterno di Dio e dell’uomo, svelato ora. A salvezza di tutti, Dio compreso!
Non si tratta di omologazione sotto un unico potere, ma di «globalizzazione» nel segno dell’amore. Le differenze culturali e religiose rimangono; ma non come luogo di lotta, bensì di comunione. Le diversità non sono più barriere, ma aperture reciproche. I con-fini diventano incontro con altre finitudini, contatto con l’altro, sacramento dell’Altro.
L’amore è innanzitutto libertà dal proprio egoismo e rispetto del cammino altrui, anche se errato o incompleto (1Cor 7,1ss). Infatti c’è «un solo Dio», Padre di tutti, «e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui» (1Cor 8,6).
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