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sabato 29 novembre 2014

"Nel frattempo" di Antonio Savone - Per prepararsi alla liturgia della I Domenica di Avvento


Nel frattempo 
Per prepararsi alla liturgia domenicale 
(I Domenica di Avvento)
di Antonio Savone


Si ricomincia. Dio degli inizi, Dio dei cominciamenti è il nostro. Dio delle opportunità rinnovate. E noi ci scopriamo eterni ricomincianti con il nostro Dio.

Inizia, infatti, un nuovo anno liturgico che accogliamo con stupore e riconoscenza perché Dio non si è ancora stancato di noi concedendoci “ancora un anno” (Lc 13,8). Un anno, del tempo cioè per imparare a riconoscere la larghezza del suo cuore e la generosità del suo perdono. Un anno, del tempo per apprendere la fiducia di Dio. Proprio di fiducia, infatti, parla Mc quando annuncia che prima della sua partenza il Signore ha affidato a ciascuno il suo compito. Dunque anche a me. Un compito per realizzare il quale mi è stato dato anche un potere, cioè un’energia, una forza, una capacità. La vita tutta come occasione per far germogliare la fiducia accordata. Quale consapevolezza mi abita della fiducia a me accordata e del compito e dell’energia a me affidati? Anche Dio dunque vive di attesa: quella di vedere esercitata la cura nei confronti dei beni a noi consegnati.

E l’anno liturgico comincia sempre con l’Avvento… quando cioè a tema è l’attesa, non quella del Natale ma quella del suo ritorno. Tornerà, certo, alla fine della storia e non per il rendiconto ma per portare a compimento, per accordare ulteriore fiducia, maggiorata stavolta. Tornerà per rovesciare le parti: per farci mettere a tavola e per passare lui stesso a servirci (Lc 12,37). Bella l’immagine di un Dio che aumenta il credito di fiducia e che si fa servo di esistenze spese a favore di altri. Immagine di quelle che ti seducono.

Ma c’è un tornare di Dio già ora già qui: non sai se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino. Non immediatamente riconoscibile questo ritorno perché non nel segno dell’evidenza manifesta. Di lì a poco i discepoli faranno fatica a riconoscere un Dio presente in quelle ore durante le quali Gesù verrà consegnato a una sorte ignominiosa.

Se non c’è, dunque, un momento preciso, già fissato, per il ritorno del Signore, vuol dire che ogni istante conta, non esiste un tempo irrilevante. Il mentre ha la stessa rilevanza del compimento. E quella che per noi è soltanto una successione cronologica, per Dio è una precisa occasione di salvezza e di misericordia. L’atteso, infatti, è già tornato più e più volte. Torna nell’uomo, come ci ricordava domenica scorsa il brano di Mt. Torna incessantemente e instancabilmente anche in un tempo che noi uomini di Chiesa continuiamo a definire secolarizzato. Quasi non abbia nulla a che fare con Dio. E ci sbagliamo di brutto. Per questo l’Avvento non è tempo di preparazione all’Incarnazione – dal momento che egli si è già fatto uomo – ma tempo per prepararsi a riconoscere le sembianze sotto le quali egli fa ritorno.
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