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sabato 8 novembre 2014

JESUS, novembre 2014 La bisaccia del mendicante-9 "A ciascuno la sua morte" di ENZO BIANCHI



JESUS, novembre 2014
La bisaccia del mendicante-9


Rubrica di ENZO BIANCHI


A ciascuno la sua morte

O Signore, concedi a ciascuno la sua morte:
frutto di quella vita
in cui trovò amore, senso e pena.

Sono versi di Rainer Maria Rilke, nel suo Libro d’ore (III, Il libro della povertà e della morte), in cui il poeta chiede che la morte di ogni persona sia una morte coerente, che le appartenga, perché nata da lei come un frutto. È una preghiera molto bella, che ci fa vibrare il cuore; ma proprio in quanto preghiera è molto precaria (entrambe le parole vengono dal latino prex). Chissà? Chi può sapere come la morte ci verrà incontro? Che occhi avrà? Avrà i nostri occhi (come chiedeva Cesare Pavese)?

Certamente la morte è davanti a noi, impossibile da rimuovere quando si è nella vecchiaia, e ritorna alla mente in modo particolare in questi giorni di novembre, nei quali non a caso ricordiamo i nostri morti, visitiamo il luogo dove sono sepolte le loro spoglie, compiamo gesti di affetto, portando fiori o accendendo lumi, quasi per consolare i nostri poveri morti. Anche la stagione sembra accompagnare questi nostri pensieri: le foglie cadono, gli alberi si spogliano fino a simulare la morte, la luce si fa tenue, breve e sovente nebbiosa, opaca…

La morte si avvicina sempre di più, anche se non sappiamo prevedere: sarà improvvisa e ci sorprenderà mentre gustiamo la vita o l’amore? Ci verrà incontro nella malattia, che diventa così un “apparecchio” per morire, cioè una preparazione e un accompagnamento alla morte stessa? Ci vincerà dopo una lunga e penosa mancanza di coscienza, e soprattutto incapacità di vivere relazioni e di sentire la presenza degli altri? Sarà una morte addirittura invocata, attesa con brama a causa della sofferenza che ci accompagnerà nelle ultime, ma a volte lunghissime, ore? Si fa presto a dire: non pensiamoci! È invece umano riflettere, prepararsi, perché questo viaggio senza ritorno raggiungerà con il suo senso e il suo significato il nostro cuore: viaggio di ciascuno di noi, viaggio di chi amiamo; viaggio da cui, in ogni caso, non siamo esenti. Nella mia esperienza ho visto persone che avevano paura della morte viverla poi con pace, quando è giunta; altre, che quasi urlavano di non averne paura, giungere al trapasso nella disperazione, nella sofferenza psichica, fino alla bestemmia della vita.

Sono anziano, sono ancora un amante di Gesù Cristo e mi sembra, nonostante tutto, di conservare la fede (cf. 2Tm 4,7). Dunque ho speranza di poter trovare, al di là della morte, le braccia aperte di Gesù Cristo, pronte ad accogliermi e ad abbracciarmi, lasciandomi piangere mentre lo stringo. E tuttavia – lo confesso – ho paura della morte...
...

Andare in questi giorni alle tombe delle persone amate, è vivere in pienezza, è vivere con meno mutilazioni, è un atto profetico che dice che l’amore non finisce: è eterno!

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