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giovedì 13 novembre 2014

« Il regno di Dio è nella santità della vita quotidiana» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano

13 novembre 2014
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 



Papa Francesco:
“il Regno di Dio non è uno spettacolo”

C’è già il regno di Dio nella santità nascosta di tutti i giorni vissuta da quelle famiglie che arrivano a fine mese con in tasca mezzo euro soltanto. Ma non cedono alla tentazione di pensare che il regno di Dia sia solo uno spettacolo. Magari come quelli che fanno del sacramento del matrimonio una caricatura, trasformandolo in una fiera della vanità e del farsi vedere. Papa Francesco ha così rilanciato l’impegno a vivere la fede con perseveranza, giorno dopo giorno, lasciando campo libero allo Spirito Santo nel silenzio, nell’umiltà e nell’adorazione. E lo ha fatto riproponendo le vere caratteristiche del regno di Dio nella messa celebrata giovedì mattina, 13 novembre, nella cappella della Casa Santa Marta.


Proprio il fatto che Gesù parlasse tanto del regno di Dio aveva reso «curiosi» anche i farisei. Tanto che — si legge nel passo del Vangelo di Luca (17, 20-25) proposto oggi dalla liturgia — arrivano a domandargli: «Ma, alla fine, quando verrà questo regno di Dio?». Come a dire: «tu parli, parli, ma…». E «Gesù risponde subito e chiaro: il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione; e nessuno dirà: eccolo qui oppure eccolo là! Ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi: già c’è il regno di Dio, già è incominciato in mezzo a voi».

Infatti, ha fatto notare Francesco, «quando Gesù spiegava nelle parabole come era il regno di Dio, usava sempre parole serene, tranquille» e utilizzava «anche figure che dicevano che il regno di Dio era nascosto». Così Gesù paragonava il regno a «un mercante che cerca perle fine di qua, di là» oppure a «un altro che cerca un tesoro nascosto in terra». Oppure diceva che esso è «come una rete che prende tutti o come il seme di senape, piccolino, che poi diventa un albero grande». E così, ancora, diceva che «il regno di Dio è come il grano: si semina e tu non sai come cresce» perché «Dio dà la crescita».

Dunque «è questo che spiegava Gesù» riguardo al regno di Dio: «sempre in silenzio, ma anche in lotta». E lo faceva capire ancora meglio dicendo che «il regno di Dio crescerà come la pianta del grano, non circondato da cose belle ma in mezzo alla zizzania. Ma il regno è lì, non attira l’attenzione, è silenzioso, quieto».

Insomma, ha puntualizzato il Papa, «il regno di Dio non è uno spettacolo». 
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Certo, ha spiegato, «è una festa, ma è diverso! È una festa bellissima, una grande festa. E il Cielo sarà una festa, ma non uno spettacolo». Invece «la nostra debolezza umana preferisce lo spettacolo».

Ed è quanto accade, a volte, «nelle celebrazioni di alcuni sacramenti», ha detto invitando a pensare in particolare alle nozze. Tanto che viene da domandarci: «Ma questa gente — non so se questo succede qui, ma io penso alla mia terra — è venuta a ricevere un Sacramento, a fare festa come a Cana in Galilea, o è venuta a fare lo spettacolo della moda, del farsi vedere, della vanità?». ...
All’opposto dello spettacolo, ha ricordato il Pontefice, c’è «la perseveranza di tanti cristiani che portano avanti la famiglia: uomini, donne che curano i figli, curano i nonni, che arrivano alla fine del mese con mezzo euro soltanto, ma pregano». E il regno di Dio «è lì, nascosto in quella santità della vita quotidiana, quella santità di tutti i giorni». Perché «il regno di Dio non è lontano da noi, è vicino».
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Del regno di Dio, dunque, «è parte anche la sofferenza, la croce; la croce quotidiana della vita, la croce del lavoro, della famiglia», la croce «di portare avanti bene le cose, questa piccola croce quotidiana, il rifiuto». Così «il regno di Dio è umile, come il seme: umile; ma viene grande per la forza dello Spirito Santo». E «a noi tocca lasciarlo crescere in noi, senza vantarci. Lasciare che lo Spirito venga, ci cambi l’anima e ci porti avanti nel silenzio, nella pace, nella quiete, nella vicinanza a Dio, agli altri, nell’adorazione a Dio, senza spettacoli».

Francesco ha concluso invitando a chiedere «al Signore questa grazia di curare il regno di Dio che è dentro di noi e in mezzo a noi nelle nostre comunità: curare con la preghiera, l’adorazione, il servizio della carità, silenziosamente».


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