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venerdì 14 novembre 2014

OREUNDICI - IL QUADERNO DI NOVEMBRE 2014 SFIDE E ATTESE NELLA CHIESA - L'EDITORIALE di Mario De Maio - IL VANGELO È APERTURA CONTINUA la vita di ogni uomo è disponibilità a cambiare di Arturo Paoli


OREUNDICI

IL QUADERNO DI NOVEMBRE 2014


SFIDE E ATTESE NELLA CHIESA




L'EDITORIALE 
di Mario De Maio

Dario Fo, premio Nobel e spirito critico dei nostri tempi, ci sorprende con questa espressione di autentica ammirazione nel ricordare il giorno dell’elezione di papa Bergoglio: «Di colpo ha iniziato a parlare come l’autentico san Francesco, con il suo linguaggio, i suoi tempi, i suoi ritmi e addirittura con la sua sintassi. Ha il coraggio di rompere le consuetudini e si pone in una condizione di assoluta autenticità. È questo che mi ha sorpreso e innamorato di questo uomo… La chiesa non mi piace. Ma guardo al coraggio di esporsi di questo papa… non è solo una questione di rassettare la stanza ma di cambiare un modo di essere». È questa la sensazione che ogni giorno di più si consolida dopo i primi entusiasmi. La chiesa sta vivendo un momento di lento e fondamentale cambiamento nel modo stesso di vivere i problemi e le relazioni. Ci sentiamo tutti un po’ spiazzati. Abituati ad accettare con spirito più o meno obbediente le indicazioni che ci venivano dall’alto, siamo continuamente chiamati a non essere più soggetti passivi, ma a partecipare con la nostra intelligenza e creatività ai fatti e alla vita della comunità cristiana. Il vecchio modello che divideva conservatori e innovatori non regge più. Adesso l’obiettivo è confrontarsi e cercare insieme il bene degli uomini. Coloro che sono alla periferia della società, del mondo e del pensiero umano sono da papa Francesco messi al centro.
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Per chiudere, in questi giorni, visitando un convento alla ricerca di uno spazio per il convegno invernale mi sono imbattuto in una grande sala dove si riuniva un capitolo generale di suore. Mi ha colpito la frase che campeggiava sulla lavagna: “creatività nella fedeltà”. Credo che sia la sintesi del messaggio che papa Francesco esprime con forza nella sua vita. È un buon messaggio per vivere con speranza il futuro non facile che ci aspetta.



IL VANGELO È APERTURA CONTINUA
la vita di ogni uomo è disponibilità a cambiare
di Arturo Paoli

Ci siamo dimenticati che la vita di ogni uomo è, in ogni momento della storia, una conversione, cioè che non si può arrivare attraverso un progresso naturale, un’evoluzione spontanea, a vivere come persone. Per essere un “uomo nuovo” è necessaria una conversione. La parola conversione significa due cose: cambiamento, capovolgimento di visione (dal greco); concentrazione di forze, convergenza, opposto a dispersione; quando vi è confusione non vi è centro. Il vangelo di Matteo al capitolo 3 ci presenta Giovanni Battista che parla di conversione in termini energici, a gente che era religiosa, non a perversi, a maledetti, ma a quelli che cercano una perfezione religiosa. San Giovanni Battista dice: «Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira che sta per venire? Manifestate la vostra conversione con opere, e non accontentatevi di dire: abbiamo per padre Abrano, perché io vi assicuro che da queste pietre Dio può far sorgere figli di Abramo.» San Giovanni parla di una conversione mediante le opere; sembra che parli all’uomo moderno perché è di questo che sono accusati i cristiani, di parlar molto e niente altro. 
Cerchiamo di vedere la conversione sotto l’aspetto negativo. In primo luogo è una separazione, lasciar qualcosa a cui eravamo attaccati, qualcosa che ci piace, lasciare una mentalità, un modo di vedere (un segno di gioventù spirituale è questa disponibilità alla conversione). Quando uno non può separarsi dalle sue convinzioni è una persona cosificata, che ha perso la sua agilità interiore, è sclerotizzata. Il cristiano deve essere una persona in permanente apertura. Il vangelo è il libro della speranza, della disponibilità; la visione del vangelo è un atteggiamento di attesa; non dà molte idee né leggi, né precetti morali ma predica un atteggiamento di vigilanza dicendo: «Il giorno del Signore è vicino».
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Qui bisogna fare attenzione (è il mistero profondo della persona) perché evidentemente si è persona quando si è aperti al nuovo, disponibili, e si dimostra gioventù, ma allo stesso tempo si è persona quando si ha una unità interiore. […] Una persona è caratterizzata da un’agilità profonda, interiore, perché il testardo non è persona, è uno sclerotico; la persona è agile, aperta, giovanile, vivente, ma soprattutto è una, ha profonda unità interiore. La persona convertita si vede dalla sua profonda unità interiore, e già si intravede che non solo la persona credente deve raggiungere questa profonda unità, coerenza interiore, ma anche l’uomo in generale; è un problema umano. Ora, la forza, la funzione dell’ideale nella nostra vita è di concentrare le forze interiori dell’uomo. Una persona è religiosa o ha un ideale nella misura in cui si verifica questa concentrazione e unificazione di forza interiore, nella misura in cui realizza questa profonda unità interiore...





Ho fiducia in quella luce che si accende
dove maggiore è l'oscurità,
facendo di essa un cuore

Maria Zambrano