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sabato 15 novembre 2014

"Chiamati alla gioia" di Alberto Neglia (VIDEO INTEGRALE)

"Chiamati alla gioia" 
di P. Alberto Neglia  (VIDEO INTEGRALE)




I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2014
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto



TESTIMONI CREDIBILI DEL VANGELO
Lettura della esortazione apostolica 
Evangelii Gaudium di Papa Francesco


MERCOLEDÌ 29 OTTOBRE - Chiamati alla gioia [Evangelii Gaudium nn. 1-13] (Alberto Neglia)


Molte pagine di letteratura spirituale sono state scritte per creare una certa diffidenza nei confronti della gioia. Queste pagine a volte hanno tratto ispirazione da una errata interpretazione delle "beatitudini evangeliche" che voleva la beatitudine, la gioia rimandata nell'aldilà, quasi a premio di una vita tribolata in questo mondo. Questa prospettiva si è come cristallizzata in un testo, per altri aspetti molto pregevole, che ha avuto un grande influsso nella formazione spirituale. Mi riferisco alla Imitazione di Cristo che ammonisce: «Tutte le delizie terrene o sono vane o sono turpi» (II,10), e ricorda: «Non si può godere due volte: gioire prima in questo mondo e poi regnare con Cristo» (I,24). 

Questo "aut aut" che ripeto, ha pesato nella formazione spirituale di molte generazioni, ha portato al convincimento che la gioia con tutte le sue manifestazioni umane sia esperienza che non si addice a chi intraprende un serio cammino spirituale. Mentre la "gravitas" del portamento e la tristezza sono state considerate atteggiamenti più compatibili con l'ideale cristiano, per cui i modelli proposti abitualmente erano quelli di santi che usavano il cilicio, fuggivano il mondo e si privavano anche dei piaceri leciti. 

A volte i cristiani hanno dato l’impressione che il cristianesimo fosse una religione triste, tetra, fatta di pesanti doveri che mortificano la vita: da un parte sembra esserci una èlite trainante "incallita nel bene" e dall'altra un gregge che segue con passo stanco e col respiro asmatico. Evidenzia Papa Francesco: «Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua» (EG, 6).
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La riflessione teologica contemporanea sta riscoprendo la piena umanità di Gesù come parte integrante del suo ruolo salvifico, ed evidenzia con interesse le sue capacità di humour, evidenti in certi passi dei Vangeli, e soprattutto mostra interesse per la sua possibile immagine di uomo felice. Gesù esulta e sorride, gioisce delle amicizie, sa stare con gioia a mensa con i giusti e con i peccatori ed è fonte di gioia e di consolazione per tutti quelli che incontra.

Desiderio di Gesù è che il nostro cuore si rallegri e che nessuno possa rapirci la sua gioia (Gv 16,22-23). Il vivere il suo progetto è finalizzato a suscitare e ad alimentare la gioia: «Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15, 10s).

Paolo evidenzia che la gioia, di cui Gesù ci rende partecipi, è frutto dello Spirito (Gal 5,22), che affiora nella vita dell’uomo come conseguenza del suo dimorare nell’amore trinitario.

Questa gioia, quindi, non è qualcosa di superfluo, ma nasce dalla consapevolezza di questo essere coinvolti nella comunione trinitaria e dal sentirsi continuamente sorretti da questo abbraccio di Dio che mette in piedi, salva e apre sempre nuovi orizzonti. Per cui il profeta può cantare: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda» (Is 9,2).
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