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martedì 16 gennaio 2024

Un mondo sempre più nelle mani di pochi super-ricchi.


Un mondo sempre più nelle mani di pochi super-ricchi. 
Il nuovo Rapporto Oxfam

(Foto di Oxfam)

I cinque uomini più ricchi al mondo dal 2020 hanno più che raddoppiato, in termini reali, le proprie fortune, passate da 405 a 869 miliardi di dollari e cresciute al ritmo di 14 milioni di dollari all’ora. Al contrario, la ricchezza complessiva di quasi 5 miliardi di persone più povere non ha avuto alcuna crescita. Sono alcuni dei dati del Rapporto “Disuguaglianza: il potere al servizio di pochi”, pubblicato da Oxfam nei giorni dei lavori del World Economic Forum di Davos. Un Rapporto che sottolinea che entro dieci anni –agli attuali ritmi– si potrebbe avere il primo trilionario, mentre occorreranno 230 anni per porre fine alla povertà.

A livello globale gli uomini detengono una ricchezza superiore di 105.000 miliardi dollari a quella delle donne. Tale differenza è equivalente a 4 volte la dimensione dell’economia statunitense. Per una donna che lavora nella sanità o nel sociale ci vogliono 1.200 anni per guadagnare quanto in un anno percepisce, in media, l’AD di una delle 100 imprese più grandi della lista Fortune. Sette tra le dieci più grandi multinazionali al mondo hanno un AD miliardario o un miliardario tra i propri azionisti di riferimento. 148 tra le più grandi società al mondo (di cui si dispongono i dati) hanno realizzato profitti per circa 1.800 miliardi di dollari in 12 mesi fino a giugno 2023, registrando un incremento del 52,5% rispetto al profitto medio nel quadriennio 2018-21. Tra luglio 2022 e giugno 2023, per ogni 100 dollari di profitto generati da 96 tra le imprese più grandi al mondo 82 dollari sono fluiti agli azionisti sotto forma di dividendi o buyback azionari.

Per quasi 800 milioni di lavoratori occupati in 52 Paesi i salari non hanno tenuto il passo dell’inflazione. Il relativo monte salari ha visto un calo in termini reali di 1.500 miliardi di dollari nel biennio 2021-2022, una perdita equivalente a quasi uno stipendio mensile (25 giorni) per ciascun lavoratore.

Per la maggior parte delle persone al mondo, l’inizio di questo decennio è stato incredibilmente difficile: 4,8 miliardi di persone hanno tenuto a stento il passo con l’inflazione. Per le persone più povere, che con maggiore probabilità sono donne, o appartenenti a minoranze etniche e gruppi marginalizzati, la quotidianità è diventata ancora più dura. Per la prima volta in 25 anni la disuguaglianza a livello globale si è ampliata. E il disastro climatico a cui stiamo assistendo, di cui i super-ricchi sono tra i principali responsabili, sta drammaticamente esasperando questo divario. In tutto il mondo il costo della vita è aumentato considerevolmente. Per centinaia di milioni di persone i salari non sono stati sufficienti (e non lo sono ancora) per arrivare a fine mese e le loro prospettive per un futuro migliore si affievoliscono. Le prime pagine dei giornali sono state più volte occupate da notizie sulle proteste e sugli scioperi dei lavoratori che fanno fatica a sopravvivere.

Una nuova analisi di Oxfam getta luce su quale quota della ricchezza finanziaria globale sia oggi posseduta dal top-1%. “Sulla base dei dati di Wealth X stimiamo –si legge nel rapporto- che l’1% più ricco al mondo, sotto il profilo patrimoniale, possieda attualmente il 59% dei titoli finanziari a livello globale. Con uno sguardo al vertice della piramide della ricchezza globale, le fortune dei miliardari sono legate alla proprietà delle grandi imprese che controllano. Nel 2022 i 50 miliardari statunitensi più ricchi detenevano il 75% della propria ricchezza in azioni delle società da loro guidate. Warren Buffet – presidente del consiglio di amministrazione, amministratore delegato e maggiore azionista di Berkshire Hathaway – detiene il 99% della sua ricchezza in azioni della propria società. Mark Zuckerberg, che controlla Meta, detiene il 95% della sua ricchezza in azioni della società. Jeff Bezos, già amministratore delegato, oggi presidente del consiglio di amministrazione e azionista di riferimento di Amazon (con una quota del 10% del capitale azionario), detiene l’83% della sua ricchezza in azioni del colosso delle vendite online.” E le grandi imprese utilizzano il proprio potere di mercato con modalità che generano e aumentano ulteriormente le disuguaglianze, ricompensando, per esempio, la ricchezza e non il lavoro, eludendo gli obblighi fiscali, beneficiando della privatizzazione dei servizi pubblici e alimentando la crisi climatica.

Il Rapporto dedica ampio spazio al nostro Paese, evidenziando come in Italia il quadro distribuzionale tra il 2021 e il 2022 mostri quasi un dimezzamento della quota di ricchezza detenuta dal 20% più povero (passata dallo 0,51% allo 0,27%), a fronte di una sostanziale stabilità della quota del 10% più ricco. Se a fine 2021 la ricchezza del top-10% era 6,3 volte superiore a quella detenuta dalla metà più povera della popolazione, il rapporto supera nel 2022 il valore 6,7. Non solo, ma le consistenze patrimoniali nette dell’1% più ricco (titolare, a fine 2022, del 23,1% della ricchezza nazionale) erano oltre 84 volte superiori alla ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana. Una grave situazione che spinge Oxfam a raccomandare di “ripensare profondamente le misure per l’inclusione sociale e lavorativa introdotte nel 2023, riabbracciando l’approccio universalistico che garantisce a chiunque si trovi in difficoltà la possibilità di accedere a uno schema di reddito minimo fruibile fino a quando la condizione di bisogno persiste.”

“Stiamo vivendo –si legge nel rapporto– in quello che appare come un decennio di grandi divari: in soli tre anni abbiamo affrontato una dura pandemia e una crisi inflattiva senza precedenti negli ultimi trent’anni, il mondo è attraversato da tensioni internazionali ed è sconvolto da gravi conflitti, il clima è sempre più al collasso. Ogni crisi ha ampliato i divari di lungo corso e rischia di acuire ulteriormente le disparità, lasciando troppe persone indietro e aumentando l’area della fragilità e vulnerabilità. Siamo davanti a un bivio: tra un’era di incontrollata supremazia oligarchica o un’era in cui il potere pubblico riacquista centralità promuovendo società più eque e coese ed un’economia più giusta ed inclusiva.”

Qui il Rapporto Oxfam Italia:
(fonte: Pressenza, articolo di Giovanni Caprio 16/01/2024)