#PIÙ FORTE
di Gianfranco Ravasi
L’acqua è più forte della roccia.
L’amore è più forte della violenza.
L’amore è più forte della violenza.
I detti proverbiali hanno sempre in agguato due rischi: o affermare l’ovvio, imbellettandolo così da renderlo attraente, oppure proporre una mezza verità per cui anche il contrario può avere una sua fondatezza. È un po’ l’azzardo che corriamo anche noi citando ogni domenica una battuta essenziale, come quella che abbiamo sopra proposto, la quale però rivela un volto positivo e sempre necessario, anche se scontato. La frase riflette lo stile di uno scrittore del passato che gode però di una sua costante popolarità. Si tratta dell’autore tedesco del romanzo Siddharta, Hermann Hesse (1877-1962), frutto di un suo viaggio-pellegrinaggio in India alla ricerca della figura di Buddha e del suo messaggio. Attraverso una trilogia di simboli egli esalta l’autentica fortezza che non si identifica con la forza bruta.
Proprio per questo, assieme alla prudenza, alla giustizia e alla temperanza, essa è una delle cosiddette «virtù cardinali» che sono i pilastri (i «cardini», appunto) della morale.
Purtroppo nella nostra lingua la fortezza è anche il termine che indica un fortino militare o una cittadella fortificata, con un rimando spontaneo al mondo marziale e bellico. L’essere teneri come una carezza, quieti come l’acqua di un ruscello, essere pronti all’amore e al perdono può sembrare un atteggiamento debole e un segno di impotenza. In realtà, la distruzione nasce proprio dal contrario: l’aggressività, la violenza, l’odio.
La bontà è, invece, principio di pace; il bene riesce a perforare, sia pure lentamente e con fatica, la corazza del male, come la goccia che cava la pietra; la mitezza, virtù «impolitica» come scriveva Norberto Bobbio, è però capace di sciogliere il gelo della vendetta.
(Fonte: “Il Sole 24 Ore - Domenica " - 7 gennaio 2024)