Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



martedì 30 gennaio 2024

Alberto Pellai: JANNIK SINNER, PAROLE D'ORO PER NOI GENITORI - Alessandro Gisotti: Se la vittoria è «non rimanere caduti» - Il giorno dopo di Jannik Sinner

Alberto Pellai

JANNIK SINNER, PAROLE D'ORO PER NOI GENITORI

 “Auguro a tutti di avere dei genitori come i miei, mi hanno sempre permesso di scegliere, non mi hanno mai messo sotto pressione anche quando praticavo altri sport. Auguro a tutti i bambini di avere quella libertà che ho avuto io”, il ringraziamento di Sinner a fine partita, una lezione per madri e padri. Ecco perché


Assistere a un match di tennis come quello andato in onda oggi (28/01/2024) - e di cui tutti stiamo parlando a distanza di ore - è un'esperienza sempre più rara, in ambito sportivo. Il pubblico è educato e ha un enorme rispetto dello sforza atletico e del bisogno di concentrazione degli atleti. C’è tensione ma c’è anche molta compostezza. La gara è bellissima e avvincente. Per arrivare fino a lì, Jannik Sinner ha certamente lavorato duro e ha creduto molto in se stesso.

Nel discorso fatto durante la premiazione, ha ringraziato i suoi genitori che gli hanno lasciato la libertà di diventare chi davvero desiderava essere. Forse non tutti sanno che la sua passione per lo sport lo ha prima visto gareggiare con gli sci. Fino a 13 anni Sinner è stato uno sciatore di successo, diventando campione nazionale di categoria e vincendo il trofeo Topolino, come Alberto Tomba. Poi a 13 anni ha deciso di lasciare lo sci (e pure il calcio) e di dedicarsi al tennis. Sapere queste cose, fa comprendere il significato di ciò che Sinner ha detto dei suoi genitori. “Auguro a tutti di avere dei genitori come i miei, mi hanno sempre permesso di scegliere, non mi hanno mai messo sotto pressione anche quando praticavo altri sport. Auguro a tutti i bambini di avere quella libertà che ho avuto io”.

In effetti noi genitori mettiamo spesso le nostre aspettative nella vita dei figli. Cosa avrei fatto io, con un figlio campione nazionale di una disciplina sportiva se a 13 anni avesse deciso di abbandonare tutto per dedicarsi ad un altro sport, ricominciando da zero? Le parole di Sinner sono un monito per tutti noi genitori. E spero che il suo esempio sia di ispirazione per tutti i nostri figli e figlie.

Per diventare chi si vuole essere, bisogna avere il coraggio di confrontarsi con sfide impegnative che spesso chiedono di andare in salita e impongono un costante lavoro su di sé. Sinner in campo mostra un enorme forza, resistenza, tenuta mentale. Chi ha letto Open di Agassi sa che per arrivare a quei livelli ci può essere anche un’altra strada: quella che ti vede a fianco di un genitore che ogni giorno ti impone di diventare quello che lui vuole che tu sia. Le vittorie di Agassi, come lui ha raccontato, sono state scritte dentro il dolore e il disagio di una relazione faticosissima con un padre che ha deciso tutto della vita del figlio.

La vittoria di Sinner di oggi ci mostra che lo stesso risultato, un figlio lo può conquistare da solo se ha un genitore che sa dargli fiducia e che crede in lui. Senza imporgli nulla. Ma lasciandogli - in adolescenza - la responsabilità di scegliere ogni giorno chi vuole diventare. Non tutti i nostri figli saranno campioni. Ma tutti i nostri figli possono davvero trovare il loro posto nel mondo, se non gli chiediamo di occupare quel posto che noi abbiamo già in mente per loro. Per i nostri figli, la parabola vincente di Sinner è due volte esemplare. Perché mostra un giovane uomo che conquista traguardi importanti avendo camminato tutto il percorso, senza scorciatoie. Con impegno e sacrificio.
(fonte: Famiglia Cristiana 28/01/2024)

**********

Il successo di Sinner agli «Australian Open»
Se la vittoria è «non rimanere caduti»
Alessandro Gisotti


«Quello che importa non è non cadere, ma non rimanere caduti». Questa frase di Papa Francesco ci è venuta alla mente a conclusione della finale degli Australian Open di tennis in cui il giovane italiano Jannik Sinner ha vinto contro il russo Daniil Medvedev. Durante il terzo set — dopo aver perso i primi due — Sinner è stato colto dalle telecamere mentre pronunciava due parole inequivocabili: «Sono morto». E tuttavia, non solo non è “morto”, ma da quel momento in poi ha preso in mano il match fino a aggiudicarsi una storica vittoria in uno dei quattro grandi tornei mondiali del tennis, il celebre Grande Slam. Insomma, il ventiduenne altoatesino non è «rimasto caduto» e con la sua rimonta, che entra nella storia di uno sport amato da milioni di persone in tutto il mondo, ha anche offerto una lezione che fa bene a tanti giovani (e meno giovani) che praticano lo sport. Certo, Sinner è un fuoriclasse e i suoi risultati sono frutto non solo di allenamenti, sudore e sacrifici. I talenti sono innati e se alcuni atleti prevalgono sugli altri è anche perché la natura li ha dotati di potenzialità superiori. E tuttavia, la componente della forza di volontà, del saper stringere i denti di fronte alle difficoltà per andare avanti e migliorarsi rimarrà sempre una variabile fondamentale dell’equazione sportiva, che si tratti di competizioni amatoriali o agonistiche.

A colpire i tanti telespettatori, che hanno seguito il match a Melbourne, sono state anche le parole di Jannik Sinner che nel “discorso della vittoria” ha voluto innanzitutto ringraziare i suoi genitori per tutto quello che hanno fatto per sostenerlo. «Vorrei che tutti avessero dei genitori come quelli che ho avuto io — ha detto il tennista — mi hanno permesso di scegliere quello che volevo, anche da giovane. Non mi hanno mai messo sotto pressione. Auguro a tutti i bambini di avere la libertà che ho avuto io». La libertà richiama la fiducia. Non ci può essere l’una senza l’altra. E questo vale forse ancor di più nella relazione genitore-figlio. Del resto, come ha anche osservato Papa Francesco, quello della libertà «è un cammino faticoso che dura tutta la vita. È faticoso rimanere libero, ma non è impossibile». Quanti genitori oggi sognano un futuro da campioni per i propri figli (in Italia, specialmente nel calcio). Non sempre purtroppo riescono a vincere la tentazione di “mettere pressione” ai propri ragazzi, invece di lasciarli liberi di giocare per il gusto di giocare. Le parole del neo campione degli Australian Open sono allora un messaggio significativo per genitori e figli che guardano allo sport come a una dimensione importante della loro vita.

Il richiamo di Sinner alla libertà ci ha ricordato anche le parole di un altro grande atleta italiano, il campione olimpico Filippo Tortu. Dialogando con il cardinale José Tolentino de Mendonça in un’iniziativa promossa da Athletica Vaticana, il centometrista raccontò cosa significasse avere per allenatore suo padre, anche lui velocista. «Avere l’allenatore in casa — confidava il venticinquenne Tortu — può essere complicato: se una sera torni tardi lui dovrebbe sgridarti. Mio padre, invece, mi ha sempre dato la possibilità di scegliere liberamente, come a dire “questa è la strada se vuoi fare l’atleta, ma scegli tu”. Mi sono detto: sono libero di fare quello che voglio ma non voglio sbagliare. Ma il merito è suo: oltre a essere un buon padre è un ottimo allenatore». In un tempo in cui la parola libertà si presta anche a pericolosi fraintendimenti, arriva dunque dal mondo dello sport un segnale di grande valore, di cui si può fare tesoro in ogni ambito della nostra vita: la libertà è tale solo se si basa su una relazione piena e autentica tra le persone. Solo così potrà davvero renderci migliori, renderci “campioni” di umanità.
(Fonte: pubblicato su L'Osservatore Romano - 29/01/2024)

**********

Il giorno dopo di Jannik Sinner

Anche Papa Francesco si è congratulato con Jannik Sinner per la sua vittoria agli Australian Open. Giovedì il tennista altoatesino sarà ricevuto al Quirinale dal Presidente della Repubblica Mattarella. Ma all'invito di Amadeus, che lo vorrebbe a Sanremo, per ora dice no.
Riccardo Porcù per il Tg3 delle 14:20 del 29 gennaio 2024

Guarda il video